Il Canale di Reno è un canale artificiale derivato dal fiume Reno mediante una chiusa costruita a Casalecchio di Reno.
Dalla chiusa, dopo 5,3 km raggiunge viale Giovanni Vicini, dove entra all’interno del circuito delle mura trecentesche presso la Grada e, dopo altri 1,5 km, si immette nel Canale delle Moline.
Lungo il percorso vi è una serie di paraporti, strutture che regolano la portata del canale di Reno facendo tornare verso il fiume le acque in eccesso.
Il primo paraporto è il paraporto Boccaccio da cui viene derivato il canale; dopo 90 metri vi è il secondo paraporto detto Stanza e dopo altri 160 metri vi è un terzo paraporto detto di Prà Piccolo (o di Prà Zinéin) nei pressi della ottocentesca Casa del Custode.
Il quarto paraporto (680 metri dopo il terzo) è noto come paraporto Scaletta (dalla scaletta di servizio che raggiunge via Porrettana) o casa dei ghiacci, così chiamata perché qui venivano bloccate e frantumate le lastre di ghiaccio troppo grandi, che si formavano in inverno, e che avrebbero potuto danneggiare le macchine idrauliche disseminate lungo il percorso del canale.
Il quinto paraporto, detto Macelleria o di San Luca, è 130 metri dopo il quarto ed il sesto, detto Verocchio, è 90 metri dopo il quinto.
140 metri dopo il paraporto Verocchio ve ne era un altro, detto Pelizone, smantellato prima del XIX secolo.
L’ultimo regolatore delle acque del canale di Reno, prima che questo si diriga verso la città, è una paratoia con canale scolmatore, posta 710 metri dopo il sesto paraporto (Verocchio), nei pressi di ciò che rimane della Filanda in località Canonica. In questa località, che prese il nome dalla presenza della Canonica di Santa Maria di Reno, retta dai Canonici Renani fin dal XII secolo, fu attivo un molino fin dal XIV secolo, prima per semi oleosi, poi per macinare il grano. Nel 1842 qui fu costruito un canapificio, noto come Filanda, mosso dall’energia idraulica e attivo fino al terzo decennio del XX secolo. L’impianto venne nuovamente convertito a molino (il Molino della Canonica), e come tale, bombardato e ricostruito dopo la guerra, rimase attivo fino agli anni ottanta del XX secolo.
Il canale riceve a destra alcuni rii, tra cui il Meloncello, scorre scoperto fino a via delle Tofane da cui procede interrato lungo via Valdossola e via Sabotino. A metà di via Sabotino viene derivata la canaletta Ghisiliera (documentata nella cartografia settecentesca) e, circa novanta metri dopo, viene sovrappassato dal torrente Ravone, mediante un ponte (ora coperto sotto via Sabotino) noto un tempo come Ponte degli Stecchi.
Il canale entra all’interno dei viali di circonvallazione attraverso la Grada (un avanzo delle mura trecentesche), dove per un breve tratto torna allo scoperto; subito dopo entra nell’ex Opificio della Grada (ora sede del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno e di quello della Chiusa di San Ruffillo e del Canale di Savena), risalente alla fine del XVII secolo e produttivo fino al 1926 (funzionò come conceria, come molino da galla e da grano, e persino, nei tempi più recenti, come centrale idroelettrica).
Da qui prosegue, coperto negli anni cinquanta del XX secolo, sotto a via della Grada, via Riva di Reno fina a via Galliera. Tra via Guglielmo Marconi e via Polese viene derivato il canale Cavaticcio che oggi alimenta una centrale idroelettrica installata nel sottosuolo del largo Caduti del Lavoro e che, un tempo, alimentava il Porto di Bologna.
Passata via Galliera procede scoperto dietro alle case tra via de’ Falegnami e via dell’Orso, poi, passata via dell’Indipendenza, procede, sempre scoperto, dietro alle case tra via Augusto Righi e via Bertiera.
Dopo avere sottopassato via Guglielmo Oberdan, cambia direzione e si dirige a settentrione, cambiando anche nome divenendo il Canale delle Moline.
Cenni di storia
Le cronache riportano il 1191 come l’anno in cui si derivò l’acqua dal fiume Reno per portarlo in città, ad opera di una associazione di privati conosciuti come Ramisani (ma è probabile che derivazioni per portare l’acqua in città fossero già attive nel XI secolo). Le notizie non sono molto precise, ma pare che questo primo canale, derivato con una chiusa realizzata con pali di legno forse presso la località Canonica, si avvicinasse alla città seguendo la attuale via Andrea Costa (già Strada di Sant’Isaia) fino alla chiesa di San Paolo di Ravone, per entrare in Bologna seguendo via del Pratello. Questo canale poi proseguiva fino alle mura medievali della seconda cerchia, all’altezza di piazza Malpighi, ne alimentava le fosse e poi proseguiva verso sud per scaricarsi nell’avvallamento noto in seguito come Cavaticcio.
A seguito di un accordo, avvenuto nel 1208 tra la società dei Ramisani ed il Comune, venne costruita una nuova chiusa, più a monte, e scavato un nuovo canale che entrava per la Grada, seguendo l’attuale percorso lungo via Riva di Reno, per uscire poi dalla città scaricandosi nell’alveo del ramo occidentale dell’Aposa, lungo via Avesella. Il raccordo del canale di Reno con il canale delle Moline (che forse preesisteva, alimentato da altre acque) avvenne durante il XIII secolo, in conseguenza dell’apertura della piazza del Mercato (oggi piazza dell’Otto Agosto) avvenuta nel 1219.
La prima chiusa in pietra e laterizi risale alla seconda metà del XIII secolo e se ne vedono i resti presso la Casa del Custode, circa 200 metri a valle dell’attuale chiusa. Nel 1325 venne costruita una nuova chiusa, nella posizione dove si trova oggi, più volte danneggiata dalle piene del Reno e dalle guerre, e più volte riattata e ristrutturata.
Le acque del canale di Reno furono usate fino agli inizi del XX secolo per alimentare la miriade di canalette che servivano gli opifici del quadrante nord occidentale di Bologna fornendo l’energia idraulica necessaria, nonché per alimentare i lavatoi disseminati lungo le sponde del canale, e persino una vasca natatoria pubblica (il Bagno del Reno) costruito nel 1889 in via della Grada.
Fino a tutto il XIX secolo il canale scorreva scoperto per tutto il suo percorso. Nei primi anni del XX secolo fu coperto il tratto tra via Nazario Sauro e via Galliera e, successivamente, negli anni cinquanta, la copertura fu completata allo stato attuale.
Note sul canale dei Ramisani
E’ certo il canale costruito dai Ramisani aveva un percorso diverso dal quello costruito dal Comune.
Il canale dei Ramisani partiva da una chiusa lignea forse nei pressi della località Canonica, poi proseguiva probabilmente seguendo il percorso attuale fino al Ghisello (dove via della Barca si dirama da via Andrea Costa) e da qui il ramo dei Ramisani proseguiva (probabilmente) lungo via Andrea Costa per entrare in città da via del Pratello.
Il canale del comune partiva da una chiusa posta a circa 1,5 chilometri più a monte, per entrare dalla Grada.
E’ probabile che i due canali, per buona parte del XIII secolo, siano stati simultaneamente attivi. E’ peraltro estremamente improbabile che le due chiuse siano state simultaneamente attive. Se così fosse stato, il canale dei Ramisani sarebbe stato a sinistra del canale del comune nel primo tratto, subito dopo la chiusa, per poi passare a destra prima di entrare in città per via del Pratello. Quindi, in qualche punto del percorso, i due canale si sarebbero dovuti scavalcare, cosa, questa, non credibile. Quindi è più probabile che l’opera del comune sia stata quella di scavare un nuovo canale derivandolo, in un certo punto del suo percorso, dal vecchio. Nel contempo, per aumentare la portata d’acqua, il Comune si sarebbe fatto carico di costruire una nuova chiusa, più a monte, sostituendo quella vecchia dei Ramisani. Quindi una unica chiusa che alimenta un unico canale che poi si divide in due per entrare in città con due percorsi diversi. (Ringrazio l’ing. Renzo Bentivogli che ha proposto questa idea).
I ponti sul Canale di Reno.
Fuori porta
– Ponte della via Porrettana (già strada maestra di Saragozza) a Casalecchio di Reno. Esistente.
– Ponte di via Scaletta (già strada Consorziale) a Casalecchio di Reno. Esistente.
– Ponte del Paraporto Scaletta, in via Scaletta a Casalecchio di Reno. Esistente.
– Ponte di via Canonica, di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Ponte di via dei Maccabreccia, di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Ponte di via Canonica/via Pio Panfili. A valle della Filanda. Il ponte esistente nel XIX secolo sulla Strada della Canonica fu rifatto e raddrizzato con l’apertura di via Pio Panfili.
– Ponte di via Caravaggio, di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Ponte di via della Barca (già strada di Sant’Isaia). In zona Ghisello. Allargato con il raddrizzamento della strada di Sant’Isaia, che diventò via Andrea Costa e levante del ponte, e via della Barca a ponente.
– Ponte del parcheggio della Certosa. Di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Primo ponte pedonale del parcheggio dell’Antistadio. Di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Secondo ponte pedonale del parcheggio dell’Antistadio. Di recente costruzione (non esistente nel XIX secolo).
– Ponte del portico della Certosa. Esistente.
– Ponte della Crocetta. Presso via della Crocetta. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte degli Stecchi: è il sovrappasso del torrente Ravone, in via Sabotino. Esistente, ma non visibile. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte sulla Strada di Circonvallazione, in corrispondenza di viale Giovanni Vicini. Il canale in questo punto scorre coperto.
Entro porta.
– Ponte della Grada, in via Monaldo Calari (già Mura di Porta San Felice). Esistente, presso l’ex opificio della Grada.
– Ponte di via Santa Croce, tra via Santa Croce e via della Grada, accostato all’ex opificio della Grada. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte della Carità, di via San Felice. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte dell’Abbadia, in via Riva di Reno presso via dell’Abbadia. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte delle Lame, all’incrocio da via delle Lame e via Riva di Reno. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte di Santa Maria Nuova, in via Riva di Reno, di fronte all’ex Manifattura Tabacchi. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte del Borgo delle Casse o di Morando, all’incrocio di via Guglelmo Marconi e via Riva di Reno. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte della via Nova o del Poggiale, in via Riva di Reno tra via Nazario Sauro (già Borgo del Poggiale) e via San Carlo. Non più esistente. Il canale in questo punto scorre coperto.
– Ponte di S. Bartolomeo, nella piazzetta di Santa Maria della Pioggia. Di questo ponte è rimasto scoperto (ma non visibile da via pubblica) il lato orientale, dove il canale riprende a scorrere scoperto.
– Ponte di via Malcontenti, detto dei Preti. Esistente. Costituisce uno degli “affacci” sul Canale di Reno, resi accessibili tra il 1998 ed il 2000.
– Ponte di via Piella (già via del Torresotto). Esistente. E’ il ponte con la famosa finestrina sotto al portico sul canale.
– Ponte delle Moline, in via Guglielmo Oberdan (già Case Nuove di San Martino). Esistente. Costituisce uno degli “affacci” sul Canale di Reno, resi accessibili tra il 1998 ed il 2000. Oltre questo punto, oltrepassato l’edificio dove un tempo era la chiesa della Madonna delle Sette Allegrezze o degli Annegati, il canale si dirige bruscamente verso nord e, da questo punto in poi prende il nome di Canale delle Moline.