Via Bertiera
Da via dell’Indipendenza a via Guglielmo Oberdan.
Quartiere San Vitale.
Prima documentazione dell’odonimo: 1268 (via bereteriorum e contratam beretariorum)
Questa via, assieme a via dell’Orso, fu originata dallo spalto della seconda cerchia di mura della città, la cosiddetta cerchia dei Torresotti o del Mille.
In effetti anticamente via Bertiera comprendeva anche via dell’Orso da cui fu distinta solo dal XVIII secolo in poi.
Per lo Zanti, per l’Alidosi e per il Banchieri, però, la nostra via aveva questa denominazione da via Galliera al Torresotto del Mercato (l’attuale via Piella) e non fino a via Guglielmo Oberdan. Se il tratto da via Piella a via Guglielmo Oberdan avesse altra denominazione, e quale denominazione fosse, né lo Zanti, né il Banchieri ce lo dissero. Leggendo però la pianta dell’Aretusi, questo tratto è indicato con il numero 231 con la nota Via Govesa, di presente1 vi sono le suore terziarie del Carmine.
Sia la posizione del numero sulla mappa, sia il riferimento alle suore terziarie del Carmine confermano che la Via Govesa era il tratto da via Piella a Via Guglielmo Oberdan della attuale via Bertiera.
La casa al numero 18 di via Bertiera si diceva avesse ospitato nel XIV secolo il Convento di Gabriele e Raffaele2, ma, secondo il Guidicini3, sarebbe stata leggenda ispirata proprio da quella nota dell’Aretusi sulla presenza delle suore terziarie del Carmine. Sicuramente però la casa al numero 16 apparteneva nel 1715 alle suore di San Martino (carmelitane).
Il Guidicini, per questo tratto di via, raccolse i possibili nomi di Quartirolo, e di via dei Fiori (nel XIV secolo, dalle case della famiglia Fiori, ivi residente), senza però darne credito eccessivo4. Non citò la Via Govesa documentata dall’Aretusi ed introdusse un nuovo nome (Mangano), che sarebbe stato usato all’inizio del XVIII secolo.
Certo è che, almeno fino al XVII secolo, il tratto della attuale via Bertiera da via Piella a via Guglielmo Oberdan era considerato distinto dalla restante Bertiera.
Gli autori successivi all’Aretusi fecero arrivare via Bertiera fino all’attuale via Guglielmo Oberdan. Tutti questi però distinsero una Via Bertiera Coperta ed una Via Bertiera Scoperta. Il primo a farlo, tra i nostri autori fu il Taruffi5 (1738), che ne spiegò anche la ragione: Via Bertiera Coperta da via Malcontenti a via Guglielmo Oberdan per via della presenza di portici, Via Bertiera Scoperta da via Galliera a via Malcontenti per l’assenza di portici6. Questa distinzione fu confermata dalle lapidette del 1801.
La riforma del 1873/78 eliminò via Bertiera Scoperta che diventò via dell’Orso, mentre Via Bertiera Coperta divenne semplicemente via Bertiera.
Per chiarezza va osservato che la creazione di via dell’Indipendenza (che assunse l’aspetto attuale nel 1888) alterò parte di via dell’Orso, la cui denominazione è rimasta all’attuale via che porta lo stesso nome, da via dell’Indipendenza a via Galliera, mentre il troncone rimasto da via dell’Indipendenza a via Malcontenti fu inglobato nella via Bertiera. Nel 1873/78, quando fu dato il nuovo nome di via dell’Orso alla vecchia Via Bertiera Scoperta, via dell’Indipendenza esisteva già, ma arrivava solo fino all’attuale via Volturno. La rettifica della restante parte di via dell’Indipendenza fu ultimata solo dieci anni più tardi).
Bertiera è nome antichissimo. Già citato negli estimi del 1296/97 come Strata Beriteriorum, Bereterii.
Per quanto riguarda l’origine dell’odonimo Bertiera, l’ipotesi degli autori più antichi7 che ipotizzavano in questa zona la produzione dei copricapi noti come berrette, è stata confermata brillantemente dal Fanti8 che citò due documenti del 1268 (29 maggio e 12 giugno, conservati nell’Archivio di Stato) in cui è documentata la via bereteriorum e la contratam beretariorum, zone prossime al canale di Reno (ripa fossati, super fossato civitatis, navigium), in linea con le citazioni degli estimi del 1296/97. Esclusa quindi la presenza qui (come ipotizzò il Salaroli9) di una famiglia dalle Berrette, di cui peraltro non vi è documentazione alcuna.
11636, l’anno di pubblicazione della pianta.
2Antonio di Paolo Masini: Bologna Perlustrata ampliata e ricorretta, Parte Prima, Tomo II, Bologna, Gamberini e Parmeggiani, 1823, pag. 320.
3Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, pagg. 142, 143.
4Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, pag. 142.
5Gianandrea Taruffi: op. cit., pag. 24.
6Gianandrea Taruffi: op. cit., pag. 31
7Giovanni Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna. Bologna, 1583.
8Mario Fanti: op. cit., pag. 192.
9Carlo Salaroli: op. cit., pag. 7.
Fonti