Con il governo filofrancese della Repubblica Cisalpina si concretizzò l’esigenza di avere una odonomastica ufficiale. Una notificazione dell’Amministrazione Provinciale del Dipartimento del Reno, in data 3 Messidoro anno IX repubblicano (22 giugno 1801) dispose la collocazione in tutte le strade della città di iscrizioni portanti le relative loro denominazioni. Si stabilì che queste iscrizioni fossero incise in piccole lapidi di macigno. Dell’operazione (scelta dei nomi delle vie, e dei punti dove murare queste lapidi) fu incaricato l’architetto e pubblico ingegnere Giuseppe Tubertini.
Giuseppe Guidicini, l’autore delle Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de’ suoi stabili sacri, pubblici e privati e testimone di questa operazione, usò il termine lapidette per indicare queste piccole lapidi di macigno.
L’operazione non fu priva di errori: in alcuni casi la via rimase senza lapidetta, in altri casi lapidette di vie vicine furono scambiate così che una fu chiamata con il nome dell’altra e viceversa.
Va detto che comunque questa ufficializzazione fu estremamente rispettosa dei nomi tradizionali delle vie bolognesi, che, assai probabilmente, furono desunti dalla Città di Bologna posta in pianta in esatta misura con la distinzione de portici che sono in essa, disegnata da Gregorio Monari ed incisa da Alessandro Scarselli per l’Istituto delle Scienze nel 1745, opera che, a sua volta, era basata sulla Bologna in pianta città del Papa, disegnata ed incisa da Agostino Mitelli a metà del XVII secolo (ma pubblicata nel 1692).
Ciò portò a riportare sulle lapidette errori dovuti ad imprecisioni presenti sulle piante ed almeno in un caso (vedi Vinazzi Col d’Oca, oggi via dei Bibiena) ad errori di lettura della pianta stessa.
Unica vera novità portata dalla Riforma Odonomastica Napoleonica fu il cambio di nome della via Imperiale (l’odierna via Augusto Righi) che divenne via Repubbicana, in ossequio al vento repubblicano che allora spirava forte. Curiosamente l’odonimo via Repubblicana, sopravvisse alla caduta di Napoleone e anche alla riforma toponomastica del 1873-78 (voluta dal giovane Regno d’Italia dei Savoia), e fu cambiato in via Augusto Righi solo nel 1923.
Come già accennato, questa riforma ebbe il pregio di non alterare l’odonomastica in uso in quel tempo a Bologna. Così rimasero i Borghi, le Pugliole, le Androne …
Spesso le vie furono indicate nella lapidetta senza la denominazione urbanistica via, quando questa non era strettamente necessaria (esempi: Mercato di Mezzo, Drapperie, Calzolerie); altre volte invece, quando la denominazione via era ritenuta parte importante dell’odonimo, questa venne specificata (esempio: via di Mezzo di San Martino, via Larga di San Giorgio, via de’ Facchini).
Con la riforma toponomastica del 1873-78 le lapidette napoleoniche furono eliminate quasi ovunque, sostituite dalle targhe con le nuove denominazioni stradali a cui, spesso, venne aggiunta un’altra piccola lapide indicante il vecchio nome modificato o soppresso (una di queste piccole lapidi è visibile in via Santo Stefano, tra il numero 15 ed il numero 17, e riporta già piazza Santo Stefano: l’odonimo piazza Santo Stefano fu soppresso nel 1878 e lo slargo davanti al gruppo stefaniano delle Sette Chiese fu incluso in via Santo Stefano).
Le uniche lapidette sopravissute oggi sono quelle che erano murate in vie chiuse o soppresse nel 1878, oppure quelle alle quali alla rimozione si preferì la copertura con intonaco.
Queste lapidette sono: