Canale delle Moline è il nome che viene dato al Canale di Reno, dal punto in cui questo, dopo avere sottopassato via Guglielmo Oberdan, si dirige decisamente a settentrione, seguendo la direzione di maggior pendenza naturale del terreno.
Questo cambio di direzione del canale avviene in una corte interna dell’edificio al numero 45 di via Guglielmo Oberdan, edificio che prese il posto della chiesa della Madonna delle Sette Allegrezze, o degli Annegati, così chiamata perché vi venivano esposti i cadaveri degli annegati nel canale, per essere riconosciuti. La chiesa fu soppressa nel 1808 e trasformata dell’edificio attuale nel 1909.
Il canale passa sotto a via delle Moline e procede scoperto tra via Capo di Lucca e via Alessandrini, poi, nuovamente interrato, passa sotto via Irnerio e procede tra via Capo di Lucca e via del Pallone per oltrepassare il limite dei viali di Circonvallazione nei pressi dell’Autostazione.
Qui riceve le acque del torrente Aposa (fino all’inizio del XX secolo questa immissione era a ponente di porta Galliera). Poi procede verso ponente, passando, interrato, a nord di via Cesare Boldrini, passa sotto viale Pietro Pietramellara, scorre sempre coperto a nord di via Paolo Bovi Campeggi e ritorna alla luce per confluire nel Canale Navile, presso il sostegno della Bova.
Questo canale deve il suo nome al grande numero di ruote idrauliche che azionavano molini presenti fino all’inizio del XX secolo lungo il suo percorso all’interno delle mura della città.
In via Capo di Lucca, a destra del Canale delle Moline, le casette comprese tra i numeri 9 e 25, costruite nel XVI secolo dall’Università delle Moline e delle Moliture, ospitarono i mugnai addetti ai molini da grano operanti lungo il canale.
Fino a tutto il XIX secolo il Canale delle Moline scorreva completamente scoperto. Le attuali coperture furono realizzate, in più tappe, durante il XX secolo.
Le acque del Canale di Reno furono immesse nell’alveo del Canale delle Moline nel XIII secolo, alveo che probabilmente preesisteva a questa immissione, forse letto antico di un corso del canale di Savena o dell’Aposa.
Al di fuori delle mura di Bologna, le acque del canale delle Moline furono utilizzate, tra il 1330 ed il 1511, dalla rocca di Galliera, cinque volte costruita ed altrettante distrutta, per alimentare i fossati, per i lavaggi e l’espurgo della rete fognaria, ed anche per fornire l’energia necessaria al funzionamento di un molino.
Tra porta Galliera e l’immissione nel Canale Navile, era attivo fino al XIX secolo il Molino di Galliera, alimentato dalle acque congiunte del Canale delle Moline e dell’Aposa.