Il Torrente Aposa (pronunciato con accento sdrucciolo, Áposa, o Avvsa in dialetto bolognese è parola di probabile derivazione dal latino medievale veza o vezia che significa condotto d’acqua) nasce nei pressi di Roncrio e, dopo circa 7,5 km, confluisce nel Canale delle Moline non lontano da porta Galliera.
Attualmente il torrente Aposa percorre scoperto i primi 2,5 km, poi entra in un condotto sotterraneo. Coperto, segue via San Mamolo fina a via Bellombra, dove devia verso est, attraversa l’area dello Staveco ed entra all’interno dei viali di circonvallazione dove esiste ancora l’antica Grada di ingresso delle mura trecentesche.
Il percorso da qui prosegue verso nord, passando tra la chiesa di San Domenico e via Castiglione, attraversa via Rizzoli passando ad occidente del Palazzo degli Strazzaroli, prosegue sempre verso nord parallelo a via dell’Inferno, passa sotto piazza San Martino e la chiesa di San Martino Maggiore, prosegue tenendosi ad oriente di via Capo di Lucca fino ad uscire dai viali di ciconvallazione in viale Angelo Masini, dove, dopo poche decine di metri, si immette nel Canale delle Moline.
Nei tempi più antichi, e fino all’XI secolo, il torrente Aposa aveva un percorso diverso, più spostato verso occidente, passando da via Tagliapietre e via Val d’Aposa, via Giacomo Venezian, via Galliera ed infine via Avesella per uscire dalla città, disperdendosi a nord nelle valli (oppure immettendosi nel torrente Sàvena, quando questo era affluente del Reno, che, fino al IV secolo, aveva un percorso spostato ad oriente, rispetto all’attuale, passando per Corticella, Castelmaggiore, Stiatico, San Pietro in Casale, fino a Ferrara).
Nel 1070 il corso del torrente venne sdoppiato, immettendo parte delle sue acque in un alveo preesistente (forse quella di un corso più antico dello stesso torrente Aposa), e coincidente con l’attuale percorso.
I due rami ebbero funzioni differenti, funzionando da collettore fognario il ramo occidentale, e per l’alimentazione di mulini il ramo orientale. Per garantire la portata d’acqua necessaria, nel punto di biforcazione del torrente (presso il Ponte della Pietra, in via San Mamolo, nei pressi del numero 95) venne immessa l’acqua proveniente dall’antico acquedotto romano.
L’espansione del XII rese insufficiente la quantità d’acqua portata dai due rami del torrente Aposa e si dovette procedere all’opera colossale della creazione dei due canali artificiali, derivati dal torrente Sàvena e dal fiume Reno, sui quali canali si trasferirono rapidamente tutte le attività produttive, relegando l’Aposa a collettore fognario e delle immondizie.
Dal XV secolo, essenzialmente per ragioni igieniche, si cominciò a coprire diversi tratti del torrente nel suo corso all’interno della città, ma si dovette attendere la seconda metà del XX secolo per la sua copertura completa.