Il Canale di Sàvena è un canale artificiale derivato dal torrente Sàvena mediante una chiusa costruita a San Ruffillo, immediatamente a monte del ponte della via Toscana sul torrente stesso.
Il canale corre scoperto ad oriente della via Toscana, costeggia parte di via Arcangelo Corelli fino a via Amilcare Ponchielli, dove prosegue interrato per tornare allo scoperto a nord di via della Foscherara; sottopassa la ferrovia e prosegue, per lo più scoperto a ponente di via delle Armi, fino alla struttura del Molino Parisio, tuttora esistente. Qui sottopassa la via Toscana e prosegue interrato a ponente della via Toscana stessa fino alla chiesa di San Silverio di Chiesanuova, dove torna scoperto per il solo tratto che attraversa il parco della chiesa stessa.
Il canale torna allo scoperto nei pressi dei giardini Margherita, dove costeggia il lato meridionale del laghetto.
Nuovamente interrato, entra nel centro di Bologna passando da porta Castiglione, seguendo la via omonima fino a via Orfeo, da cui prosegue per via via Rialto, sotto alle case a ponente di via Guerrazzi, piazza Aldrovandi, sotto alle case a ponente di via Giuseppe Petroni, via de’ Castagnoli e via delle Moline, per immettersi nel corso interrato dell’Aposa, nei pressi di via Capo di Lucca.
La costruzione dell’attuale canale fu decretata nel 1176, e già in quell’anno cominciarono i lavori di escavazione. E’ probabile (ma non certo) che di questo canale ve ne preesistesse uno più antico derivato da un punto del Sàvena vicino alla città, con l’accesso compreso tra Strada Maggiore e via San Vitale. La necessità di fornire di acqua anche la parte più meridionale della città fece prendere la decisione della costruzione del nuovo canale, che fu derivato con una chiusa a San Ruffillo, chiusa prima realizzata con una struttura lignea e solo in seguito, forse nella seconda metà del XIII secolo, realizzata con materiale lapideo.
Il percorso del canale, dopo avere passato due paraporti per la regolazione del flusso delle acque (uno compreso nella struttura della chiusa, l’altro immediatamente a valle del ponte di San Ruffillo), incontrava ancora nel XIX secolo alcuni importanti molini.
Il primo era il Molino Foscherari, completamente scomparso, che era situato tra via Benedetto Marcello, via della Foscherara, via Amilcare Ponchielli e la ferrovia.
Il secondo era il Molino Parisio, la cui struttura è tuttora esistente (solo di recente, a causa del terremoto del 2012, è stata mozzata la ciminiera che lo rendeva caratteristico) all’angolo tra via Toscana, via Parisio e via delle Armi. Oggi l’edificio è sede di una filiale di un istituto di credito.
Il terzo era il Molino di Frino, il cui edificio è tuttora esistente, anche se difficilmente riconoscibile, essendo stato trasformato in condominio abitativo, in via Santa Chiara 1.
Il quarto era il Molino Ghisilardi, o della Misericordia non più riconoscibile, al suo posto c’è il palazzo tra via Castiglione, piazza di porta Castiglione e la chiesa di Santa Maria della Misericordia.
Poco prima del Molino di Frino ci sono altri due paraporti, in corrispondenza del superamento dei rii Grotte e Fossa Cavallina.
All’interno dei viali di circonvallazione, sul Canale di Sàvena vennero realizzati i primi filatoi da seta (in via Castellata n. 4 una lapide posta da Bologna Storica e Artistica ricorda come lì nel 1348 entrò in funzione il primo meccanismo idraulico per la filatura della seta), ma ancora prima le sue acque venivano usate dai produttori di pergamena (detti cartolari) e dai conciatori di pelli (detti pellacani).
Le acque del Canale di Sàvena, all’interno della città, vennero usate anche per alimentare e lavare la miriade di canalette che costituiva il sistema di chiaviche e chiavicotti della parte orientale di Bologna.
Per meglio servire questa parte della città, ancora fuori porta Santo Stefano, nei pressi di via Santa Chiara, erano attive due derivazioni del canale di Sàvena, che varcavano le mura nei pressi della porta e procedevano dietro alle case una a nord e l’altra a sud di via Santo Stefano.
Un’altra canaletta, derivata dal Molino Ghisilardi, entrava in città seguendo via Savenella.
All’interno della cinta muraria, un ramo importante del canale di Sàvena, passava per via Castiglione tra via Orfeo e piazza di Porta Ravegnana, in buona parte ancora scoperto all’inizio del XVIII secolo.
All’inizio del XIX secolo era ancora scoperto il tratto del canale in via Rialto (allora detta Fiaccalcollo), tratto che venne definitivamente coperto nel 1840.