Via delle Moline
Da via delle Belle Arti a via Augusto Righi.
Quartiere San Vitale.
Prima documentazione dell’odonimo: 1692 (Via delle Moline).
Il percorso di via delle Moline, così come quello delle vicine via Augusto Righi e via de’ Castagnoli, fu originato nel XII secolo dalla strada che circondava esternamente il fossato della seconda cerchia di mura, quella nota come cerchia dei Torresotti o del Mille.
Il riferimento dell’odonimo ai mulini azionati ad acqua dal vicino Canale di Reno (che nel tratto parallelo a via Capo di Lucca prende il nome di Canale delle Moline) è evidente.
L’identificazione delle vie interessate dall’odonimo Moline ha spesso generato interpretazioni non chiare, se non addirittura confuse. Qui si cerca di fare chiarezza.
Fino alla prima metà del XVII secolo per Moline si intendevano genericamente le vie che dall’attuale via delle Moline seguivano il corso del Canale delle Moline fino ad arrivare alle mura della città. Le vie interessate da questa interpretazione sono le attuali vie Alessandrini e Capo di Lucca. Lo Zanti ed il Banchieri sono molto generici nella loro descrizione e sembra che entrambe queste vie siano da intendersi come Moline, al punto che il Fanti1 affermò che Moline identificava l’isolato tra via Capo di Lucca e Berlina (oggi via Alessandrini). A chiarire la situazione è la pianta dell’Aretusi (1636) in cui via delle Moline è assegnato all’attuale via Alessandrini, mentre via Capo di Lucca è indicata con l’odonimo Casette Nuove delle Moline, con evidente riferimento alle case cinquecentesce dell’Università delle Moline tuttora esistenti sul lato di levante di via Capo di Lucca.
Dopo la metà del XVII secolo, questi odonimi vennero soppiantati da Berlina (per via Alessandrini) e Capo di Lucca (Cul di Lucca per il Mitelli).
Sempre facendo riferimento al periodo antecedente la prima metà del XVII secolo, la nostra via delle Moline era conosciuta come Via delle Caneve (Zanti, Alidosi, Banchieri, Aretusi) ed anche Via delle Cantine (Alidosi, Aretusi).
L’Alidosi per primo separò la nostra via in due tratti: il primo tratto dall’angolo con via del Borgo di San Pietro a quello con via Capo di Lucca era Via delle Stadiere, mentre il tratto rimanente da via delle Belle Arti all’angolo con via del Borgo di San Pietro era Via delle Tuate.
Il Mitelli analogamente separò la nostra via in due tratti, dove però il primo tratto era chiamato Via delle Moline, ed il secondo, in accordo con l’Alidosi era chiamato Le Tuate.
Questa distinzione fu confermata nella pianta del Monari.
La Tontina Mista elencò Via delle Moline ed è evidente (dalla lunghezza in pertiche indicata) che si tratta del solo tratto indicato anche dal Mitelli e dal Monari.
Va detto che nel 1743 il Salaroli indicava la nostra via nella sua interezza come Via delle Tuate, detta anche delle Caneve o delle Cantine o delle Stadiere, odonimo usato già dall’Alidosi. Confermando la situazione confusa il Salaroli aggiunse che Moline sono quelle Vie, che sono dalle bande delli Molini del Mercato, e quella pure davanti detta delle Stadiere. Tutte si chiamavano Vie del Campo del Mercato. Quindi, per il Salaroli, Moline era un nome comune alla nostra via e a parecchie altre nella zona del Campo del Mercato (oggi piazza dell’Otto Agosto).
Via delle Stadiere o Via delle Stadiere di Reno fu registrato anche dal Guidicini2.
Le lapidette del 1801 consacrarono i due tratti: Tuate da via delle Belle Arti (allora Borgo della Paglia) all’angolo con via del Borgo di San Pietro, e Moline per il tratto rimanente.
La riforma toponomastica del 1873-78 riunì i due tratti sotto il nome di via delle Moline, facendo scomparire per sempre Le Tuate.
Per l’origine dell’odonimo Moline non c’è nulla da aggiungere a quanto già scritto sopra.
Via delle Stadiere trova la sua spiegazione perchè qui si pagava il dazio sulle farine in base al peso (la stadera è una bilancia ad un solo piatto usato comunemente fino a pochi anni fa dai negozianti, prima dell’avvento delle bilance moderne e degli obblighi di legge).
Caneva è variante di cànova (la pronuncia è sdrucciola), dal latino tardo canaba e ha il significato di cantina, deposito e anche magazzino per il deposito del grano o di altri viveri3.
Tuata deriva dal latino medievale tubata, derivato a sua volta del latino popolare extupare, extufare (stufare), ed ha il significato proprio di stanza nella parte alta della casa o nella torre4, ma sembra che a Bologna tuate avesse un significato più generico di magazzino indipendentemente dalla sua dimensione o localizzazione. Per cui troviamo tuate nei sottotetti o come cantine, grandi che contengono torri, o piccole contenute in stanze5 o tuate intese come celle vinarie6, per cui le nostre Tuate sembrano sinonimo di Caneve e quindi di Cantine.
Tutti questi odonimi sono coerenti con la presenza nelle vicinanze del dazio delle farine. Le cantine o magazzini evidentemente servivano per lo stoccaggio dei prodotti della molitura, mentre le stadiere degli uffici del dazio servivano per la pesatura delle farine.
1Mario Fanti: op. cit., pag. 538.
2Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. II, pag. 240.
3Fonte: Garzanti Linguistica.
4Fonte: Treccani.
5Giovanni Gozzadini: Delle torri gentilizie di Bologna e delle famiglie alle quali prima appartennero, Bologna, 1875, pag. 65 e 66.
6Cherubino Ghirardacci: Historia di Bologna. Vol. I, Bologna, 1596, pag. 117 e anche Ottavio Mazzoni Toselli: Origine della lingua italiana: opera. Dizionario gallo-italico …, Volume 2, Bologna, 1833, pag. 1454
Fonti