Le Mura di Bologna sono quasi completamente scomparse, demolite agli inizi del ventesimo secolo. Con Mure si intendevano dei tratti di strada che costeggiavano le mura dalla parte interna. Il loro odonimo faceva riferimento alla porta vicina: Mura di porta … etc. Pochi relitti odonomastici sono sopravissuti, e in taluni casi, con trasformazioni quantomeno curiose.
Dai Cartigli del Comune di Bologna
Mura della città
Avanzi dell’ultima cerchia murata costruita nei secoli XIII-XIV; fu demolita in gran parte agli inizi del Novecento.
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Distrutte le mura del secondo recinto della Città nel 1162 e cresciuta la Città fino al terzo circondario si volle premunirla di mura, mettendo mano al lavoro nel 1330 cominciando dalla Porta di Strada Maggiore verso quella di strada S. Stefano, e così progredendo fino a compiere l’ opera ritardata per molti anni dalle guerre, dalle pestilenze, e dalle carestie.
Nel 1370 fu ordinato, che le mura fossero alzate, ed ingrossate con archi interni detti cancelli, capaci a sostenere il peso del terrapiano, e munirle di continuata merlatura.
Li Bottifredi, o Baracani per servizio delle sentinelle furon da prima costrutti di legno, poi di cotto, e questi pure furon merlati.
Nel 1428 si contavano trentotto Bottifredi attorno alla Città.
Nel 1588 risarcendosi le mura, ed i Baracani dalla Porta delle Lame a quella di S. Felice si cominciò a demolire la merlatura, e si continuò a misura che andavasi presentando l’ occasione di risarcirle.
Diversi Baracani furon concessi dal Senato a vari devoti per ridurli a capelle, che col tempo divennero in gran parte altrettante Chiese di certa qual grandezza. Non si potè lavorar terreno vicino alle mura dentro la Città per 40 piedi cominciandosi a misurare nella parte superiore dei terragli, e non nel fondo.
Mura della Città cominciando dalla Porta di Strada Maggiore e continuando fino a quella di Strada S. Stefano.
Denominazione antica: Mura di Porta Maggiore.
Denominazione moderna (2015): via scomparsa.
Si ha memoria, che nel 1289 fu ordinato di far la mura da strada Maggiore a strada Stefano, che del 1328 furono spianati molti casamenti per far la muraglia attorno al Borgo di strada Maggiore, e che del 1381 furono fatti 25 archi (o cancelli) pagati lire 22 per arco. Lungo il muro vi sono Botifredi o Baracani detti dei quattro cantoni e di S. Cristina della Fondazza. Nella fossa veggonsi traverse.
- Piazza Giosue carducci 5 (N.307, N.308) – Oratorio e la Casa, che furono della Compagnia di S. Maria della Pietà detta del Piombo e S. Barnaba
- In continuazione di questo terraglio si incontra lo sbocco della via detta Borghetto di S. Giuliano.
Mura della Città cominciando dalla Porta di S. Stefano e terminando a quella di strada Castiglione.
Denominazione antica: Mura di Porta Santo Stefano.
Denominazione moderna (2015): via scomparsa.
Lungo questo tratto di mura si trovano tre Bottifredi, già detti del Baracano, di S. Pietro Martire, e della Misericordia.
Nella vicina fossa vi sono tre traverse.
La massima larghezza di questa mura , o terrapieno è di piedi 63 once 6, e la minima piedi 34 once 8.
La lunghezza è di pertiche 169 , o piedi 1690, secondo la misura del perito Antonio Conti rilevate nel 1756.
Mura della Città cominciando dalla Porta di strada Castiglione fino a quella di S. Mamolo.
Denominazione antica: Mura di Porta Castigione.
Denominazione moderna (2015): è rimasto un breve tratto, nei pressi di porta d’Azeglio, con il nome di Mura di Porta Castiglione.
“Via di circonvallazione interna tra porta San Mamolo e porta Castiglione” (dal libro Bologna nel Mille – Identificazione della cerchia che le appartenne a quel tempo di Angelo Finelli).
Li tre Buttifredi di questa mura si dissero delle Chiuvare, della Seracinesca, o dell’ Avesa, e di Mirasole. La fossa ha tre traverse, due delle quali servono di ripa all’ Avesa. La massima larghezza è di piedi 73 la minima di piedi 43 e la sua lunghezza è di pertiche 184 piedi 3 e cioè piedi 1843.
Nel terzo arco o cancello vi è una lapide del 1378, che ricorda la generosità di Giovanni Casali per aver fatto a sue spese li tre predetti archi vicini alla porta della Città.
- Si passa la via delle Chiudare che dal Borgo degli Arienti fa capo a questo terraglio.
- Grada dell’Aposa
- Si passa la via della Savonella che dal Borgo delle Ballotte fa capo a questo terraglio.
- Mura di Porta castiglione 19 (N.561) – Chiesa, ed Oratorio della Compagnia della madonna delle Febbri detta di S. Giorgio
Presso la porta di S. Mamolo in questa parte vedesi nella parte esterna del muro, l’ arco di un’altra porta della Città che fu chiusa non si sa il quando, ed alla quale fu sostituita la presente.
Dalla detta Chiesa fino alla porta di S. Mamolo è aperta una strada alla quale corrispondano varie povere casuccie. Il terrapieno fu levato nel 1615 per aprire la detta contrada, la quale nel 1830 è stata ampliata fino a’ muro della Città.
Mura della Città da Porta S. Mamolo a quella di Saragozza.
Denominazione antica: Mura di Porta San Mamolo.
Denominazione moderna (2015): è rimasto un breve tratto, nei pressi di Porta d’Azeglio, con il nome di Mura di Porta d’Azeglio.
Questo muro dicesi fabbricato nel 1385. Quattro Baracani da questa parte di terzo recinto della Città sono conosciuti per Buttifredi di Borgo Marino, di S. Agnese, di Malepertuso il quale nella sua parte esterna ha le marche di un Arco che denota una porta di Città, e di S. Catterina.
Il nuovo Masina trovando nell’ Alidosi il Baracano di S. Catterina fra Saragozza, e S. Mamolo, s’imbarazza, non avendo rifletuto che citando l’Alidosi S. Cattarina non intese già una Chiesa vicino al detto Baracano, ma quella di S. Cattarina di Saragozza che è a poca distanza. Nel 1830 dalla porta di S. Mamolo fino alla chiesa della Libertà è stato levato tutto il terrapieno e in molta parte dalla detta Chiesa fino a porta Saragozza.
- Mura di Porta d’Azeglio 4 (N.281) – Chiesa, e Compagnia di S. Maria della Libertà
- Inoltrandosi verso la porta di Saragozza subito passato i giardini Albergati sboccava in questa mura la via Malpertugio , e poco più avanti quella detta Beccastecchi o Beccasterchi ora chiuse (vedi strada Saragozza).
- (N.101) – Chiesa di S. Maria dell’Ispirazione
Mura della Città dalla Porta Saragozza a quella di S. Isaia.
Denominazione antica: Mura di Porta Saragozza.
Denominazione moderna (2015): via scomparsa.
Dalle antiche memorie si citano tre Buttifredi dalla Porta di Saragozza a quella del Pradello i quali si dicevano del Frassinatico, di S. Giovanni Battista, e di S. Isaia. Quello del Frassinatico fu dato alla Compagnia della Natività , quello di S. Giovanni Battista è di figura circolare, e quello di S. Isaia fu levato quando fu aperta la porta di questo nome, alias porta Pia. Nella fossa vi sono due traverse. La larghezza massima del terraglio è di piedi 85 la minima piedi 41, e la lunghezza del muro è di pertiche 126 piedi 6 e cioè piedi 1266.
- Al principiare della mura a destra sbocca la Via della Rondine.
- (N.770) – Chiesa e Compagnia della Natività di Maria Vergine
Mura della Città da porta S. Isaia a porta S. Felice.
Denominazione antica: Mura di Porta S.Isaia.
Denominazione moderna (2015): via Monaldo Calari.
Li tre Baracani di questo tratto di mura erano detti di S. Cristina di porta Stieri, della Grada di Reno e della Carità. Nella fossa vi è una sola traversa non conteggiate le due laterali al canale di Reno. La massima larghezza del terraglio è di piedi 79 la minima di piedi 48 e la lunghezza del muro è di pertiche 138 piedi 6 ossia piedi 1386.
- Via Monaldo Calari 4, 4/2 (N.919) – Chiesa e compagnia di S. Rocco
- La Certosa
- La Grada
- Via Monaldo Calari 10 (N.930) – Chiesa della Madonna della Grada
(Il Nord è verso destra) Terreno compreso tra la Grada e porta San felice con i terreni acquistati dalle monache cistercensi ne 1251, che poi si trasferirono in Strada Castiglione nel 1357.
Mura della Città da Porta S. Felice alla Porta delle Lame.
Denominazione antica: Mura di Porta San Felice.
Denominazione moderna (2015): un breve tratto nei pressi di Porta San Felice ha mantenuto il nome di Mura di Porta San Felice. L’unico altro tratto rimasto, nei pressi di Porta Lame, si chiama via Pompeo Scipione Dolfi.
Conta la porzione delle mura fra queste due porte tre Bottifredi detti di S. Nicolo , di S. Felice e delle Pugliole o di Pescaroli. La fossa ha una sola traversa. La massima lunghezza di questo terrapieno è di piedi 119, la minima piedi 47. La lunghezza del muro è di pertiche 152 piedi 3, e cioè pie di 1523.
- A destra vi sbocca la Via della Carrara, che da questa parte è piuttosto un sentiero, che una strada.
- Via Pompeo Scipione Dolfi 7 (N.467) – Chiesa e Compagnia di S. Maria delle Vergini poi detta della Santissima Trinità
Mura della Città dalla porta delle Lame a quella di Galliera.
Denominazione antica: Mura di Porta delle Lame.
Denominazione moderna (2015): nei pressi di Porta Lame sopravvive un breve tratto di mura e la via dietro di esso ha mantenuto l’antico nome di Mura di Porta Lame. Altro tratto di via rimasto è quello che oggi si chiama via Cesare Boldrini.
Vi è un tratto seliciato di pert. 83. 76. 8 superficie.
Il muro è guernito di 5 baracani detti dei SS. Giacomo e Filippo, del Cavadizzo, di Carrara, di Magli, e dei Molini. La parte, di fossa dalla porta delle Lame al Naviglio non ha traverse, e il resto della mura della Città è mancante di fossa.
Per far le muraglie delle Pugliole si comprarono diversi terreni a bolognini 33 la tornatura e si spesero L. 121. 13.
La massima lunghezza del terrapieno è di piedi 78, la minima piedi 10 once 6. La lunghezza del muro è dì piedi 269, ossia di piedi 2690.
- (N.284) – Traffila della Zecca di Bologna
- Dietro la mura delle Lame al N. 465 vi sono due orti dei Tortorelli di T. 6. 100.
- (N.1251) – Edifizio detto de Caldierini
- (N.998) – Chiesa e Compagnia del Santissimo Crocifisso del Porto Naviglio detta anche della B. V. del Porto
- Si passa il Canale Naviglio alla sua sortita dalla Città, mediante una porta che si chiude ogni sera, e che puossi considerare per la tredicesima di Bologna.
- Si passa la via superiore detto del Canale Naviglio.
- (N.974) – Molino del Maglio
- Si passa la via del Maglio.
- Torrazzo delle Polveri
In prossimità della porta di Galliera si vedevano alcuni resti delli due ultimi Castelli già detti di Galliera. — Vedi piazza della Montagnola.
Mura della Città dalla porta di Galliera a quella della Mascarella.
Denominazione antica: Mura di Porta Galliera.
Denominazione moderna (2015): un tratto rimasto della via (dietro all’Autostazione) è la Rampa Maggiore Leopoldo Serra, poi, passato via Capo di Lucca, sopravvive Mura di Porta Galliera fino a Porta Mascarella.
Anticamente vi erano quattro Baracani, quello del Castello di S. Giovanni del Mercato, della Grada di Reno, e del Borgo di S. Pietro. La fossa non ha che una traversa. La massima larghezza del terraglio è di piedi 115 once 6 e la minima piedi 10 once 6. La lunghezza del muro e di pertiche 175 piedi 4 ossia piedi 1754.
Nel 1329 si pagarono lire 2197, spesi in compra di casamenti per far la mura del borgo di Galliera.
Nel 1377 furon fatti undici archi di muro fra Galliera, e il Borgo di S. Pietro, e la camera diede le pietre che si cavarono dalla demolizione del Castello del Pradello.
I Parrocchiani pagarono per fattura di ciascun arco lire 14. 10.
Nel 1381 si costrussero due archi e 9 piedi di muraglia fra il Malcantone, e la porta della Mascarella.
Passata la porta di Galliera si vedono molte ruine dell’ ultimo Castello, poscia il muro che sostiene il terrapieno della Montagnola.
- Si passa la strada, che ascende al pubblico Giardino.
Malcantone è un torrazzo aderente al muro della Città , che potrebbe essere il resto di uno di quelli che contornavano il Castello di Galliera , entro del quale vi si seppelirono fino al 1796 gli eretici, e gli impenitenti. L’ultimo ad esservi sepolto fu Luigi Zamboni sul conto del quale tenemmo parola altra volta.
Il Canale delle moline del mercato, sorte dalla mura della Città, e poco dopo il torrente Avesa, che appena fuori si unisce al predetto Canale.
Mura della Città dalla porta della Mascarella a quella di strada S. Donato.
Denominazione antica: Mura di Porta Mascarella.
Denominazione moderna (2015): curiosamente dietro al tratto più lungo delle mura sopravissute alla distruzione, non vi è traccia odonomastica delle vie dette “mura”, assorbite dalla viabilità dell’Orto Botanico prima e dell’Università poi. Peraltro è il tratto di mura meglio conservato dove esiste ancora l’antico terrapieno.
Contiene il muro tre Baracani detti di S. Guglielmo, di Malcantone e di S. Egidio. La fossa conta una sola traversa. La massima lunghezza del terrapieno è di piedi 74; la minima di piedi 34 e la lunghezza del muro, è di pertiche 149 ossia piedi 1490.
Questa mura fu chiusa nel 1811 quando fu unita agli orti Bottanico ed Agrario.
Quando si progettò di costruire un gioco da Pallone si credette sito opportuno di stabilirlo nella fossa fra le porte della Mascarella e di Strada S. Donato, per non esser esposta all’occidente, e credendo, che il muro della Città potesse servire di muro d’ appoggio, al qual progetto bisognò rinunziare perchè dalla visita fatta ai fondamenti si trovò che erano a si poca profondità, che non arrivavano al piano del fondo della fossa.
Mura della Città dalla porta di strada S. Donato a quella di S. Vitale.
Denominazione antica: Mura di Porta San Donato.
Denominazione moderna (2015): il tratto vicino a Porta Zamboni si chiama Via Anteo Zamboni… che non è lo Zamboni della porta, alimentando la confusione odonomastica. Per il resto la via è scomparsa fino a via Belmeloro, poi fino a porta San VItale ha il nome di via Giulio Cesare Croce.
Comprende due Bottifredi detti di S. Maria Maddalena, e di S. Giacomo. La fossa ha una sola traversa. Il terraglio è nella sua massima larghezza pie di 71, e nella minima piedi 28. Il muro conta di lunghezza pertiche 127 ossia piedi 1270.
Mura della Città dalla porta di strada S. Vitale a quella di strada Maggiore.
Denominazione antica: Mura di Porta San Vitale.
Denominazione moderna (2015): sopravvive un breve tratto nei pressi di Porta Maggiore con il nome di Mura di Porta San Vitale.
Si ha memoria che questo tratto di mura della Città avesse quattro Bottifredi detti di S. Leonardo, del Torlione, di Malgrado , e della Maggione , ora non se ne vede che un solo. La fossa, è munita di una sola traversa. La massima larghezza del terrapieno conta piedi 75 once 6 di larghezza massima e piedi 8 once 6 di minima. La lunghezza del muro è di pertiche 111 piedi 2 ossia piedi 1112.
Nel 1381 furon fatti 37 archi e un Buttifredo di questa mura, che si pagarono di fattura in ragione di lire 18 per ciascuno.
Le mura circondarie sono state racconciate più volte ed ultimate fra porta strada S. Vitale, e strada Maggiore e fra quella di strada Castiglione e di S. Mamolo.
La nota seguente appare di mano di Ferdinando, figlio di Giuseppe Guidicini. Dei periti citati sono noti Antonio Conti e Gianandrea Taruffi. Giuseppe non avrebbe mai riportato dei numeri così discordanti senza una verifica. Inoltre il “diamo …” è tipico dello stile di Ferdinando.
Diamo la misura del muro circondario secondo il parere dei qui sotto notati:
Medosi Taruffi Conti
Da strada Maggiore a strada S. Vitale. p. 2440, 1130, 1112
Da strada S. Vitale a S. Donato. 2452 1310 1270
Da S. Donato alla Mascarella 3168 1500 1490
Dalla Mascarella a Galliera 3608 1800 1754
Da Galliera alle Lame 5740 2645 2690
Dalle Lame a S. Felice 3540 1330 1523
Da S. Felice a S. Isaia 3152 1215 1386
Da S. Isaia a Saragozza 2620 1340 1266
Da Saragozza a S. Mamolo 4560 2440 ?
Da S. Mamolo a strada Castigione 4124 1805 1843
Da strada Castiglione a strada Stefano. 3648 1825 1690
Da strada Stefano a strada Maggiore. 4118 1670 ?