Denominazione attuale: via scomparsa, con gli sventramenti che portarono all’allargamento di via Rizzoli. Era tra le attuali vie Calzolerie e Artieri.
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
La via delle Cimarie comincia da quella degli Orefici, e termina nel mercato di Mezzo.
La sua lunghezza è di pertiche 15, 3 e la sua superficie seliciata in sassi pertiche 5, 40.
I suoi sbocchi sono coperti da voltoni. Il suo antico nome era corte, o cortile dei Scanabecchi, per abitarvi allora questa illustre famiglia. Si disse ancora Ruca, o Ruga della Sartoria Vecchia. Pare ancora che siasi detta Ruga dei Pianellari, o sartori, deducendosi ciò da una compra delli 19 dicembre 1414 fatta da Giovanni del fu Nicolò di Sibaldino, di una bottega da pellizzaro posta sotto S. Damiano dei Scannabecchi, nella Ruga, ossia via dei Pianellari, o Sartori, vendutagli da Gaspare del fu Gio. Bargellini, procuratore di Ettore del fu Nerio Cazziti, e pagata L. 50. Rogito Bitino Lamandini.
II nome di Cimarie fu adottato quando nel 1488 le botteghe dei cimatori furono unite in una contrada, che è dietro quella dei sartori, la quale passa sotto due voltoni dal Mercato di Mezzo alla via degli Orefici, rimpetto alla Beccarie, la qual contrada prese il nome di Cimarie.
I Scannabecchi si dissero da prima de Gisle, de Gisella, e Gislabella. Uno Scannabecco Gisla, morto nel 1165, o 1166, il cui testamento si trova nell’archivio delle monache di Santa Cristina, diede il nuovo cognome ad un ramo della famiglia, mentre l’ altro ritenne ancor per qualche tempo l’antico, poi anch’ esso finì per adottare il nuovo.
Nel 1146 circa viveva Gerardo Gisla, che ebbe Alberto, e si crede anche Gerardo (*) iuniore canonico di S. Pietro nel 1170, poscia vescovo di Bologna nel 1187, e vescovo e podestà ad un tempo stesso nel 1192. Il predetto Alberto fu padre di Rolandino, da cui nacque Alberico dottor in leggi, che assunse anch’ egli il cognome Scannabecchi, lasciando quello dei Gisla.
Tanto i Scannabecchi, quanto i Gisla, abitavano nella così detta corte dei Scannabecchi, ora Cimarie, presso la quale vi era la chiesa di S. Damaso dei Scannabecchi.
Questa famiglia terminò in una femmina, maritata nei Cavalli di Verona, e ciò si prova all’evidenza col libro delle Collette, ossia Collazioni del B. Nicolò Albergati eletto vescovo di Bologna nel 1413, che stava presso il P. abbate Trombelli canonico di S. Salvatore, dove si legge, che essendo insorta lite fra vari pretendenti al padronato di S. Damaso, sono dichiarati esclusi, aggiungendo che se alcuno fosse legittimo pretendente, sarebbe il Cavalli veronese discendente per linea femminile dai Scannabecchi. In un memoriale intitolato : Liber Collectae impositae in Clero Bon. non exempto causa pignosa supposita ad rationem octo solidorum Bon. pro qualibet libra extimi tempore Domini Ludovici de Pina Massarij dicti Cleri MCCCCVIII Ind. p. , si trova :
“Ecclesia S. Dalmaxy de Pescariis.
Federicus, et Iacobus fratres de Chavallis, qui fuerunt fily olim Dominae Patasileae de Scanabicis sunt patroni, et morantur Veronae, et dicitur quod unus ex eis est mortuus.
Istam tenuit D. Petrus Mathaeus de Martignanis, et quia ipse eam reparavit, seu rehaedificavit, fertur quod impetravit a Papa iuspatronatus, tamen fertur quod illa impetratio fuit subretitia, quia ipsam rehaedificavit de reditibus ipsius, unde verus patronus est quidam piscator de Scanabicis, qui moratur in Strada S. Vitalis, vel ejus haeredes si non vivis.
Istam tenet D. Opizo de Martignanis pro quodam suo filio patroni Rizardus et Annibal de Martignanis.
D. Antonius de Ranutiis est rector“.
I pretendenti al jus patronato suddetto esclusi dal B. Nicolò erano dunque i Martignani, e fors’anco gli eredi del Pescatore sumentovato.
Merita ricordanza che Lucio II fu figlio di Fausta Scanabecchi.
Questa famiglia magnatizia fu cacciata da Bologna coi Lambertazzi nel 1282, e si rifugiò in Verona. Nell’ Archivio di S. Francesco esiste un mandato di Milancio e di Mauro Albrico Scannabecchi da Bologna, abitanti in Verona, fatto a Ugolino Danielle loro fratello, come da rogito di Andrea di mastro Daniele delli 11 maggio 1353. Guglielmo Scannabecchi ottenne dal cardinal Egidio Albornoz, Legato di Bologna, la reintegrazione de’ suoi jus e segnatamente della sua casa presso S. Dalmasio. Questa con cessione deve essere seguita dopo il 1360, e cioè dopo che il Legato ottenne dall’ Oleggio il libero dominio di Bologna per la Santa Chiesa.
Due atti autentici ci apprendono da chi fossero goduti i casamenti dei Scannabecchi dopo la loro espatriazione. Il primo è una sentenza delli 15 febbraio 1309 per una differenza sulla quinta parte degli edifizi posti sopra il terreno, che fu già della famlglia Scannabecchi, differenza che passava fra Nicolò Bentivogli, Antonio Compagnoni, Pietro Maltalenti, Giovanni Mezzovillani, Leonardo di frate Bonvicino, e Vezzante Zovenzoni, nella quale si dichiara spettare a detto Antonio Compagnoni una quinta parte di detto suolo per indiviso cogli altri quattro comproprietari, e che Nicolò Bentivogli abbia jus per L. 500. Rogito Egidio Melloni. Il secondo è delli 27 aprile 1342. Gregorio di Benedetto da Casio aveva comprato due parti di alcune case poste in cappella S. Dalmasio, in luogo detto i casamenti de’ Scannabecchi, vendute da Pietro di Giacomo Abbati, da Marano di Bongiovanni, e da Paoluccio di Bono dal Frignano, eredi di Giacomo detto Muzzolo di Tommaso Guinicelli. (Vedi via delle Pellizzarie).
(*) Gerardo di Gisla
Cimarie a destra entrandovi per la via degli Orefici.
Cimarie a sinistra entrandovi per la via degli Orefici.
- N.1275 – residenza che fu dell’arte dei falegnami
- N.1274 – Residenza dell’arte dei bombasari
- Memoriali dei Pittori
Immagini e testi delle didascalie tratti dal libro di Angelo Finelli Bologna nel Mille – Identificazione della cerchia che le appartenne a quel tempo, edito a Bologna dagli Stabilimenti Tipografici Riuniti nel 1927.