Diamo qui testualmente due Memoriali che furono dai plttori presentati al Senato in due differenti epoche, e cioè il primo l’anno 1588, col quale chiedevano essere separati dal l’arte del bombasari, redatto di tutto suo pugno dal notaio dell’arte stessa Flaminio Machelli ; e l’altro del 1685 col quale chiedono esserlo da tutte le arti meccaniche. Questi due preziosi documenti che non trovansi nella Biblioteca Universitaria, nè tampoco nella Comunale, sono posseduti dalla collezione Guidicini. Il Cicognara nel suo ragionato catalogo di libri d’arte Tom. I, G. 27, N. 167, così si esprime circa quello del 1685: “Memoriale rarissimo ad aversi e che serve alla storia dell’ arte del disegno massime per la Bolognese”. Il Malvasia parla a plù riprese del desiderio che avevano i pittori riguardo alla detta liberazione. Se dal Cicognara tiensi per rarissimo quello stampato e del 1685, sarà conseguentemente a ritenersi di maggior rarità quello del 1598 manoscritto ed originale.
MEMORIALE DATO DAI PITTORI N. 1.
Illustrissimi Signori,
L’ Arte della Pittura Nobilissima per il fine, che ella ha di essere emula dalla natura, et per i mezi de quali ella si serve, che sono quasi tutte le scienze e particolarmente le Matematiche negli antichi tempi fù tenuta in tal prezzo da i magiori Prencipi e più famosi scrittori del Mondo, che non isdegnarono quelli d’ essercitarla, ne questi di celebrarla, si che non solo la divisero dall’arti medianiche, ma la tenero per mirabile come quella che le superficie rapresentando i corpi suol’ inganar non pure gli antichi senza ragione, ma gli homini stessi, se bene poco le valse la propria dignità contra le ingiurie delle guerre, et il furore de Barbari, che la ridussero a tale che apena se ne serbò la memoria finchè cessate le rivolutioni ella cominciò a risorgere; ma con si debole principio, che da ben pochi, e così rozamente ella era essercitata, che apena di semplice Arte non che di liberale meritava ò, ricercava il nome. Quindi nacque che ella fu particolarmente in Bologna accompagnata ad Arti mechaniche, et affatto sproporzionate ad essa. Di poi nel progresso del tempo, et della pace facendo pure l’Arte stessa gagliardi progressi fiorirono Pittori, come il Bonarotti, Raphello, Titiano, et altri che la restituirono alla primiera dignità si che ella ha havuto et ha al presente Prencipi suoi professori, e fautori, et che hanno premiato e stipendiati largamente i pittori, e particolarmente alli giorni nostri, et della nostra città. Nè hanno mancato, nè mancano scrittori, che hàno celebrata et exaltata l’Arte et gli Artefici insieme, et nelle principali Città d’Italia si sono perette Academie famose de Pittori, privilegiate, favorite dagli stessi Prencipi segnatamente. Onde i Pittori che hoggi vivono in Bologna in buon numero desiderosi d’ honorare l’ Arte, e la Patria col dar forma e titolo d’ Academia alla compagnia loro sicuri che dalle SS. VV. Illustrissime di sposte et inclinate ad imprese heroiche, e nobili, sarano favorito e promesso questo loro desiderio, considerando che la compagnia loro unita ad altra Arte in niuna parte conforme alla Pittura, come quella de Bombasari non può stare in quella quiete, e con quel decoro che si ricerca, ne conseguir quel fine che si pretende: le suplicano a farne la divisione, mantenendo però loro il luogo fra Massari di Collegio, che tengono al presente con questo però che non vadino fuori con l’altre Arti per rispetto che altri non si rechi a pregiudizio d’ esser preceduto da loro, oltre ad altri degni rispetti, che si come vivamente sperano riportaranno tal gratia dalle benignità delle SS. VV. Illustrissime tutti insieme, e ciascuno di essi rimarràno stretti d’ obbligo perpetuo con loro, come con veri fautori e protettori.
Ill,mo et Rev.mo Signore Padron nostro Colendissimo,
Intorno alla separatione, che domandano li Pittori della nostra Compagnia de Bombasari habbiamo rissoluto di consentire molto volontieri à quello tanto che da V. S. Ill. ma et Rev.ma sopra ciò sarà ordinato tenendo noi per fermo che non potrà sucedere cosa, che non sia piena di paterno affetto, et di perffetta giustitia, suplicandola ad haver risguardo alle infrascritte nostre pretensioni.
1°. Che alla compagnia de Bombasari restano gli honori, utili, còmodi, et incòmodi che haveva et godeva inanzi, che si unisse con dètti Pittori tanto circa gli obedienti quanto al creare il Massaro di Collegio, et altre dispositloni contenuti nelli loro statuti.
2°. Che si come li Pittori sin qui hanno participati di tutti gli utili della compagnia unitamente, così in questa separatione participino, et concorono per la sua ratta al pagamento dell i debiti et graveze in sin’ qui unitamente supportate, come ancora sentirano il comodo delli crediti quando ve ne sia.
3°. Che quelli che sin’hora sono entrati [nella compagnia unita s’ intendano essere dell’una, et l’altra compagnia senza dover pagar ubidienza ad alcuna di loro, ma che per l’avenire se un’ Pittore volesse entrare nella compagnia delli Bombasari sotto nome di persona, che sia stata acetata in dette compagnie mentre erano unite insieme. Quanto alle L. 650 che dimandano li Pittori gli assegnarano il terreno comprato dal Savignano per L. 400, et gli cederemo ragioni de riscodere da detto Savignano L. 215 di quattrini che era debitore per affitti decorsi, e non pagati, e perchè in materia di detto acquisto si è agitata una lite contra detto Savignano nella quale (come sano essi Pittori) si è fatta gran spesa di L. 50 di quattrini, deveràno perciò far buono à Bombasarl la ratta loro di detta spesa cioè L. 40 et massime essendo il detto Savignano stato condenato nelle spese, che perciò stante la cessione, che se li farà potràno li Pittori recuperarli dal Savignano. In modo che li stessi Pittori resteràno debitori alli Bombasari facendole buone le sue L. 680 in buona sòma di denari, et anco per molti obedienti rescossi da loro Pittori et non pagati alla compagnia, le quali essi Bombasari suplicano a V. S. Ill. ma in questa separatione farli sodisfare. Tutto ciò sia detto a V. S. III. ma per informatione delle cose nostre rimettendoci alla prudenza sua intendendo sempre di conformare le voglie nostre con la mente di V. S. Ill. ma la qual piacia a Dio (come cosi preghiamo) di conservarla in quella felicità desidera, con ogni humiltà li faciamo riverenza.
Humilissimi et Devotissimi servitori
GLI HUOMINI DELLA COMPAGNIA DB BOMBASARI
di Bologna.
Flaminius Machellus Bon. aedicte societatis Bombasarios
noct. mand. sub die 25 dicembris 1568.
MEMORIALE N. 2.
Illustrissimi Signori.
Que Pittori, ch’ esercitano nobilmente la Professione e con decoro, ricevendone anche talora ciò, ne vien loro più abbondantemente contribuito in fine, di che seppero addimandarne e pretenderne, supplicarono umilmente nel terzo bimestre dell’Anno scorso, l’Illustrissimo Reggimento ad esentarli da quella annua colletta chiamata comunemente la obbedienza, e dalle altre soggezzioni e gravezze, che pare sol giusto vadino a cadere sovra li Pignatari, Scatolari, Coramari, Indoratori, Ventarolari, Santari, Stuccatori, Vernicatori, Cartolari, et altri si fatti mecanici alla nobìl Arte subordinati e soggetti: e sovra que’ Dipintori da bottega, che travagliano in tinger cassobanchi o armari, far voti e Croci ne’ muri, colorir armi da morti, e simili altre bassezze.
E perche il memoriale portone all’ Illustrissimo Signor Confaloniere, e letto in pubblico Reggimento fù rimesso alle Assontarie di Militia, e di Magistrati e sentire, e riferire quanto sopra ciò fossero per addurre i supplicanti, han stimato questi correre loro in debito, con ogni più riverente ossequio et umiltà, rappresentar loro ciò che qui segue.
Cioè, che delle ragioni e motivi, che gl’ inducono a sperare una simil grazia dalla somma benignità dell’ Illustrissimo Senato, parte risguarda la Professione considerata in se stessa e da se sola, e parte risguarda la medesima in ordine a gli altri.
E prima quanto a se stessa, qui si tralasciano (come d’ un infinito numero) i di lei pregi e le lodi, con le quali, assignandole il primo grado di nobiltà sovra ogn’ altra, l’esaltano Plinio nel libro 35. cap. 17. et segg. Filone Ebreo lib. 6. de somn. pag. 380. facendone Dio solo il primo e vero autore, Quintil. lib. 10. c. 10. Pietro Crinit. de honest. discip. lib. 6 cap. 11. Natal. Gont. lib. 6. mithol. e. 6. il Cassaneo Calai, p. 11. confld. 44. Luca de Penna in l. 8. C. de mi. eia ei epidemet. nella parola: professores Eman. Barbosa in remiss, ad ordi- nat. Regn. Lusit. lib. 4. Ut. 92. Munoz. in traci, de arte poetic. y de piniar Ut. de lavores de Pintura, il Budeo in l. Athlelas. ff. de his qui not. infam. il Donello lib. 4. commentar, cap. 26. il Possevin. de Pict. et poes. cap. 32. il Tiraq. de nobilit. cap. 34. n. 3. 4. 5. il Bollanger. de Pict. il Iunio de Pict. veter. Gio. de Butron in Apol. pro ingenuit. Picturae, eie. il Patrie. de instit. Reipub. I. 1. c. li. il Castilion. nel suo cortig. il Garzone nella sua Piazza, et tanti altri senza fine. Puramente, e senza ingrandimenti retorici si dice solo, che quando anche non si voglia concedere ch’ ella sia arte architetonica, e sovra tutte le altre arti più nobili e le Liberali; come ch’elleno senza di essa sussistere non possano, necessitate l’Aritmetica, per esempio, l’Astrologia, la Geografia, la Perspettiva, l’ Architettura, sì militare che civile, a prendere da lei il disegno nel formare le loro linee, gl’ angoli, i circoli, ed ogni altra forma e figura; pare negar non si possa che, per lo meno, non si dia a conoscere anch’essa per un’ arte liberale ; mentre che la sublime sua operazione più d’ intelletto che di mano (la quale mano poi anche in compor quelle mestiche, e compartir que’ colori sulla tela, non sente aggravio minimo o fatica immaginabile, ma ben sì prova più tosto un geniale e soavissimo compiacimento e trastullo) non si distingue nè si valuta a ragione di peso, di numero, ò di misura. Che però se a nissuna tassa o contribuzione si soggetta lo Gramatico, il Poeta, il Musico, il Computista, e simili ; perchè dovrà sottomettervisi il Pittore, le di cui sovranarurali fatture esposte nelle Chiese e su gli Altari alle adorazioni, promovono più efficacemente il culto verso Iddio, e maggiormente ne accendono alla venerazione ai Santi ? et affisse entro i nostri palagi superano di longa mano i più ricchi e preziosi arredi tempestati anche d’oro e di gemme; cagione perchè anche in oggi concorrino da tutte le Provincie, e da i Regni i dllettanti e gl’ intelligenti, profondendo tesori per noi pur troppo privarne, ed arricchirne i loro Monarchi ?
Ch’ ella sia arte liberale, lo stabilisce il maestro di tutti quelli che sanno, Aristotile, che discorrendo di quelle professioni, con le quali devonsi rendere cospicui, et adornare gli animi de’ nobili giovanetti, vi annumera quella della Pittura.
Lo conferma Galena in exhortat. ad bon. art. in fine, la dove separando le Liberali dalle Mecaniche, aggiunge alle Liberali la Pittura. Lo medesimo asseriscono Lorenzo Valla nella prefazione alle sue eleganze: il Cardano de subtilit. lib. 17. de Artib. ll Vossio de quattuor art. popular. cap. 5. et altri in somma, a’ quali mai potè arrecare difficultà veruna il vedere, che fra tanti altri virtuosi, il Pittore solo sia quello, che non può non valersi nelle sue operazioni del materiale, che sono i colori ; perchè di questi, come de parvilate materiae, (direbbero i Teologi e i Canonistl in occasione anche più stretta, quale si è il digiuno, e l’ alienazione di beni Ecclesiasticl) non si tien conto; come per figura nelle carte dl musica non si considera l’inchiostro che delineò quelle mirabili note, ma la sostanza e ‘l valore delle medeslme, che ne rapiscono con I’armonia. Certo che chi acquista una testa diremmo del gran Rafaelle, o del Coreggio, un ritratto di Tiziano, non compra con le dugento doble che vi spende, quelle pochissime tinte che l’han colorito, e che non montano quattro baiocchi, mà il magistero di quella operazione, preziosa per l’eccellenza della forma, nò per la. bassezza della materia: il perché con gran ragione la legge, contro al comune assioma, che quod accedit cedit (onde la porpora preziosa cede anche al vile vestimento al quale fu inserita: le lettere ancorché d’oro, cedono alla tenuissima carta sulla quale furono scritte: la gemma di sommo valore cede a quel poco d’argento ò d’ oro che la ricigne e la lega) al contrario vuole nella Pittura che ceda la tavola a que’ pochi e vili anche colori, non perché siano colori, ma per I’ artificio che ci figurano e ci rappresentano; attesoche, come soggionse di poi Giustiniano Ridiculum est enim picturam Apellis vel Parasy in accessionem vilissimx tabula; cedere.
La stessa legge adunque, ch’ è quella che regola gli affari del Mondo, la giudica tacitamente in tal guisa; e perciò vuole ch’ella sia resa partecipe delle stesse grazie che godono le altre Arti Liberali; mentre gl’Imperatori Teodosio e Valentiniano nella Archiatros C. de metat, et epidemel. lib. 11 esentano si li Pittori, che gli professori di dett’ Arti dal peso, al quale sono gli altri comunemente soggetti.