Via de’ Monari
Da via dell’Indipendenza a via Galliera.
Quartiere Porto.
Prima documentazione dell’odonimo: 1692 (Via de’ Monari).
Prima della riforma toponomastica del 1873-78, via de’ Monari comprendeva anche l’attuale via Goito.
Il tracciato dell’insieme via de’ Monari – via Goito è antichissimo, ricalcando quello di uno dei decumani della Bononia romana.
L’odonimo Monari comparve per la prima volta nella pianta del Mitelli. Prima di allora la sola parte orientale (da via Malcontenti a via Guglielmo Oberdan) era conosciuta come Via dei Bucchi (Banchieri) e Via Vistosa de’ Bucchi (Aretusi), ed anche Via dei Pini (Guidicini).
Si veda via Goito per le note relative a questi odonimi.
Il tratto occidentale fu considerato dall’Aretusi come estensione del Borgo Nuovo di San Giorgio, ovvero l’attuale via San Giorgio, ma pare che, in precedenza, tale tratto venisse chiamato Via del Catecumeno1, dalla presenza di una casa dell’Istituzione dal Catecumeno (dove si ospitavano coloro che si convertivano alla religione cattolica da altre religioni).
Il Guidicini elencò anche Porta di Valla, che in altri punti delle Cose Notabili, è riportato come Porta di Vacca2, cosa ripresa dal Fanti3 che aggiunse anche Sigillo tra gli odonimi di questa via.
Ma ciò è probabilmente un errore. Porta di Vacca o Pota di Vacca era un vicolo (ora scomparso) che partiva dove ora è il portone con il numero 11/A di via Galliera e raggiungeva via de’ Monari. Nella descrizione della casa all’antico numero 481, corrispondente all’odierno numero 11, il Guidicini descrisse questo vicolo dicendo testualmente “passato il N. 481 vi è un portone che chiude un vicolo, il quale terminava nella via ora detta Monari, e prima Porta di Vacca, o Pota di Vacca, e qualche volta Sigillo“. Sembrerebbe che Porta di Vacca (o Pota di Vacca) e Sigillo siano antichi nomi da riferire a via de’ Monari, ma non è così. L’italiano è il risultato della redazione (di scarsa qualità) di Ferdinando, figlio di Giuseppe Guidicini, ma Porta di Vacca e Sigillo erano gli antichi nomi del vicolo scomparso.
A togliere ogni dubbio in tale senso è la pianta dell’Aretusi che indica esplicitamente il vicolo Sigillo (che ai suoi tempi era evidentemente aperto) al numero 320 della sua pianta, nella posizione e con il percorso appena descritto.
Fonti