I Primi racconti della Madonna di San Luca
Leandro Alberti fu il primo scrittore a lasciarci descrizione a stampa dell’arrivo a Bologna dell’immagine della Madonna detta di San Luca.
Tale descrizione è contenuta ne ”L’historia della Madonna di San Luca”, pubblicata nel 1539 e ripresa e contestualizzata nella storia di Bologna nel Libro VII, Deca Prima delle ”Historie di Bologna”, pubbicato il 24 febbraio 1541.
Un altro testo di Leandro Alberti è la ”Cronichetta della gloriosa Madonna di San Luca, del Monte della Guardia , e de’ suoi miracoli, dal suo principio insino all’anno 1577″, in cui la parte scritta dall’autore arriva fino al 1535 e fu completata da un anonimo reverendo fino al 1577.
Un uomo buono e devoto, originario della Grecia, avendo vissuto sempre in solitudine da eremita, ispirato da Dio, un giorno andò a Costantinopoli e lì entrò nella Chiesa di S. Sofia, dove cominciò a pregare. La sua attenzione fu attratta da una tavola di legno, raffigurante la Vergine Maria, Madre di Dio. Colto da ispirazione incominciò a pregare davanti a quella immagine i cui occhi sembravano penetrargli il cuore. Osservandola attentamente si accorse della scritta “Questa è opera fatta da s.Lucca, di Christo cancelliere, che deve essere portata alla chiesa di s.Lucca sopra il monte della Guardia costrotta, et ivi honoratamente sopra l’altare collocata”… L’eremita greco chiese ai sacerdoti di S. Sofia come mai quella tavola non era stata portata sul Monte della Guardia, ma quelli risposero, che per quanto questo Monte fosse stato cercato a lungo, nessuno sapeva dove era. Seguendo la sua ispirazione l’eremita si offrì di cercare tale monte e convinse i sacerdoti ad affidargli la sacra immagine.
Egli viaggiò da pellegrino per molte città e paesi, sempre cercando tale Monte della Guardia, fino a chè non giunse a Roma. Qui era senatore Passipovero de’ Passipoveri, gentiluomo bolognese, il quale incontrò casualmente il pellegrino/eremita. Questo incontro, dopo qualche incomprensione iniziale, rivelò, per bocca del gentiluomo bolognese, ciò che il pellegrino greco stava cercando:
Il Monte della Guardia era un colle, lontano tre miglia dalla città di Bologna. Sulla sommità di questo monte una devota bolognese di nome Angelica aveva fatto costruire qualche tempo prima una piccola chiesa dedicata a San Luca.
Passipovero de’ Passipoveri diede al pellegrino greco i mezzi per raggiungere velocemente Bologna ed una lettera per i consoli bolognesi.
Fu così che la sacra immagine raggiunse Bologna e fu portata presso la chiesa di San Luca sul Colle della Guardia e ivi consegnata a suor Angelica.
Il pellegrino, contento di avere portato a termine la sua missione, se ne partì, riprendendo la sua vita da eremita.
Il Nome del pellegrino greco
La storia trascritta da Graziolo Accarisi nel 1456 e ripresa da Leandro Alberti nel 1539 e nel 1541 parla di un santo eremita senza mai accennarne il nome.
Nel 1603, in un componimento poetico di Lucrezia Marinelli, compare un nome: Eutimio. Evidentemente si tratta di un nome di fantasia; ciononostante un autore del ‘600, noto per la sua accuratezza, come Antonio di Paolo Masini, prende per buono questo dato e trascrive nella sua ”Bologna Perlustrata” del 1666, la storia di Graziolo Accarisi aggiungendo il nome di Eutimio.
Malgrado la fama di precisione che il Masini si era fatto, il nome di Eutimio rimase nel dubbio, tanto che la ”Istoria della miracolosa immagine della Beata Vergine di S. Luca e serie cronologica di tutte le volte, che dal Monte della Guardia ella è stata trasferita in Bologna.” pubblicata nel 1783, lascia anonimo il buon Pellegrino Greco.
E’ l’abate Serafino Calindri che, nel suo ”Dizionario corografico, georgico, orittologico ec. ec. ec.” parte terza, pubblicato nel 1782, analizza un documento conservato presso le RR. Madri di S. Mattia, esistenti in San Luca datato 8 maggio 1160. Il documento, descritto dal Calindri, in base alla sua notevole esperienza, come autentico, formalizza la consegna della sacra Immagine alle eremitesse di San Luca Azolina e Beatrice da parte del vescovo Gerardo e dal pellegrino che l’aveva portata da Costantinopoli: Teocle Chmnìa.
Questa informazione viene immediatamente accolta da Filippo Nerio Tomba, che nella sua ”Serie cronologica de’vescovi ed arcivescovi di Bologna purgata da molti errori” pubblicata nel 1787 riporta fedelmente (pag.42) la versione del Calindri.
Si adeguano anche gli autori dell’opuscolo sulla storia dell’immagine, opuscolo che nel 1806 si chiama ”Prospetto storico dell’immagine di Maria Vergine dipinta dell’evangelista Luca”: la storia del Pellegrino Greco viene arricchita dai nomi di Azolina e Beatrice (in accordo con la versione del Calindri) e quando si parla del pellegrino greco si precisa ”per nome Teocle Kmnia e non già Eutimio”. Finalmente, dopo tanti dubbi sul nome del buon eremita, prima l’anonimato, poi un nome (Eutimio) dalla dubbia origine, un nome certo è stato individuato!
Il documento era stato registrato nel 1689 dal notaio Giovanni Masini ed il Calindri ebbe modo di esaminare sia le copie registrate dal notaio, sia l’originale conservato in San Luca, per dare il suo giudizio di autenticità.
Bisogna attendere il 1933 con una pubblicazione di Guido Zucchini per avere la certezza che invece si tratta di un falso, ben fatto, ma pur sempre un falso … falsa la presenza sul Monte della Guardia delle eremitesse Azoline e Beatrice… falso il nome del Pellegrino Greco Teocle Kmnia…
Ma forse è meglio così: mi piace di pensare ad un devoto pellegrino, più intento alla sua missione di fede e devozione che a lasciare il proprio nome alla storia.