Vicolo Trebisonda
Da via Santo Stefano a Strada Maggiore, situato tra le parallele via Dal Luzzo e vicolo Alemagna.
Quartiere Santo Stefano.
Prima documentazione dell’odonimo: 1583 (Trabisonda).
Questo vicolo, che fu tra le vie e vicoli conformatesi in periodo altomedievale a causa della addizione longobarda, è stato recentemente riaperto al traffico pubblico (anche se solo pedonale) e riqualificato nell’elenco delle vie urbane, con delibera del 4 luglio 2017.
Documentato come Trabisonda dallo Zanti e da tutti gli autori successivi, questo nome, Trabisonda, fu ufficializzato dalla riforma toponomastica napoleonica del 1801.
Nel 1853 venne soppresso e chiuso con cancelli (rimossi poco prima della delibera appena menzionata): ciò ha permesso di conservare le antiche lapidette del 1801 in macigno, ad entrambi gli estremi del vicolo, recanti la denominazione TRABISONDA.
Questo vicolo fu completamente (e giustamente, essendo all’epoca soppresso) ignorato dal Prontuario.
Sappiamo dal Guidicini1 che anticamente si chiamava Cento Vasure (vari rogiti dal 1428 al 1586), Cento Vasinei, Cento Vasari, e anche Via Zola (da un decreto del senato del 1521).
Su Cento Vassure l’Avogaro2 diede la spiegazione (non del tutto convincente) che questo odonimo significasse molti vassoi o baccinelle, cioè conche, depressioni del terreno ove probabilmente si scaricavano i rifiuti delle case prospicenti.
Trebisonda era il nome (Trabzon o anche Trebizond) di un porto turco sul mar Nero molto noto dal medio evo come crocevia per i traffici tra occidente e medio oriente. Fu città bizantina e capitale dell’Impero di Trebisonda (1204-1461), uno degli stati successori dell’impero bizantino, e fu conquistata dai turchi nel 1461.
L’importanza del porto generò un modo di dire vivo ancora oggi: il faro di Trebisonda era importantissimo per i commercianti che facevano spola tra oriente ed occidente e perdere la trebisonda significa ancora oggi perdere la rotta, perdere il controllo, non sapere cosa fare e dove andare.
Che Trebisonda abbia relazione con il nostro vicolo Trebisonda è pressoché certo. L’Avogaro3 immaginò che lo stato del vicolo (pieno di rifiuti, vedi sopra) avesse indotto il paragone con un porto estremamente caotico e ricettacolo di falliti quale quello di Trebisonda.
Certo che la vicinanza di Alemagna, Inghilterra, Ongaria (si vedano le note su via Santo Stefano) fa pensare ad analogie, quali la presenza di una osteria all’insegna della Trebisonda, o piuttosto per la presenza di gente proveniente dall’oriente (si veda anche Saragozza, che fu capitale di stato, così come Trebisonda).
1 Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. V, pag. 154.
2 Carlo Avogaro: op. cit., pag. 21.
3 Carlo Avogaro: ibidem.
Vicolo Trebisonda da Strada Maggiore, quando era ancora chiuso da cancelli.
Fonti