Via Sant’Apollonia.
Da via San Vitale a via Belmeloro.
Quartiere San Vitale.
Prima documentazione dell’odonimo: 1738 (Borgo di Sant’Apollonia).
Il nome più antico documentato per questa via era Gattamarza.
Già negli estimi del 1296/97 era riportata Strata Gattamarça.
Nel 1395 troviamo nel Censimento per la Gabella del Sale Gata Marza.
Per Zanti, Alidosi, Banchieri, Aretusi e Mitelli era Gatta Marza.
Nel 1518 la famiglia Cancellieri fece costruire in questa via una chiesa dedicata a Sant’Apollonia (Guidicini, II, 230).
La chiesa fu poi profanata e ricostruita nel 1624 e vi prese sede una congregazione sotto il titolo di Santa Maria del Gaudio.
Fu questa chiesa di Sant’Apollonia che determinò un cambiamento nel nome della via.
Infatti il Taruffi, nel 1738 documentò questa via come Borgo di Sant’Apollonia.
Così pure il Salaroli scrisse Borgo di Sant’Apollonia detto anche Gatta Marza.
La Tontina Mista riportò ancora Gatta Marza, ma quando venne l’ufficializzazione delle lapidette del 1801, essendo in uso entrambi i nomi, come testimoniò il Guidicini (II, 230), si scelse Borgo di Sant’Apollonia probabilmente perché ritenuto più decente dell’altro odonimo.
La riforma del 1873/78 tolse, come in quasi tutti i casi simili, la denominazione urbanistica generica Borgo e rimase Via Sant’Apollonia.
Tutta la parte a nord di via Belmeloro scomparve con le trasformazioni e gli sventramenti dei primi anni del novecento che portarono via Belmeloro a raggiungere il viale di circonvallazione, con il tratto poi ribattezzato nel 2018 via Beniamino Andreatta, ed alla creazione della zona universitaria tra via Belmeloro e via San Giacomo.
Chiara l’origine del riferimento a Sant’Apollonia, rimane uno dei misteri odonomastici di Bologna: Gattamarza.
Il Banchieri raccontò una favola senza fondamento che non è il caso di riportare qui, mentre lo Zanti affermò che questa era ridotto di cose immonde aggiungendo anche un episodio di un gatto marzo che ammorbò una casa.
Il Fanti indicò alcune possibili derivazioni: da gata, gatta, gattum con il significato di graticcio, cancello, da cui l’inglese gate: altra possibile derivazione da guaita (dal germanico watha), con il significato di guardia (nel medio evo i turni di guardia erano associati a zone della città così che le guaite o guayte identificavano in tale maniera queste zone, es. guaita sancti Leonardi oppure guayta burgi strate sancti Vitalis…).
La voce bolognese per questa via, Gata Mèrza non dà adito a dubbi sul significato di Mèrza, che è appunto quello di marcia, immonda, dando, almeno parzialmente, ragione allo Zanti.
Su Gata, che derivi da gata, gatta, gattum (cancello) o da guaita (guardia), o che Gatta Marcia sia espressione di modo di dire (un po’ come i nostri topi morti, per indicare fetore) non ci sono elementi oggettivi tali da avvalorare una ipotesi più che un’altra.
Si segnala però l’uso di ghata come denominazione urbanistica in un rogito di Albizzo Duglioli del 23 agosto 1480, di una donazione di una casa posita … in ghata vocata la pugliola mozza iuxta via publica dicte ghate desup, etc.
Fonti