Via Schiavonìa
Da via de’ Preti a via Nazario Sauro.
Quartiere Porto.
Prima documentazione dell’odonimo: 1624 (Schiavonìa).
L’odonimo Schiavonìa fu documentato per la prima volta dall’Alidosi nel 1624.
In precedenza questa via fu nota fin dal XIII secolo come Via d’Ungaria (rogito Dondidio di Benedetto del 29 gennaio 1294), ma la strada è assai più antica, ricalcando questa il percorso di un decumano della città romana. Altri nomi usati in antichità per questa via furono Strada dei Foresti e Strada Stretta1.
Via Stretta fu usato dal Banchieri, poi tutti gli autori seguenti (dall’Aretusi in poi) furono concordi nel chiamare questa via come Schiavonìa (con la variante Stiavonìa del Mitelli).
L’odonimo Via o Strada Stretta trova la sua ragione d’essere nella contrapposizione con la vicina via Santa Maria Maggiore, il cui nome antico era Via Larga di Santa Maria Maggiore.
Strada dei Foresti non dovrebbe essere odonimo molto antico e, in particolare, non dovrebbe essere stato usato usato prima del XVII secolo. I Foresti furono eredi dei Zanettini che possedettero la casa al numero 1 di via Schiavonia.
Nel 1653 Doralice ultima dei Zanettini sposò l’avvocato Foresto Foresti, nobile di Carpi. Solo dopo di allora l’odonimo Strada dei Foresti può essere entrato in uso, anche se raramente e per poco tempo2. Il Salaroli descrisse la casa suddetta dicendo che era dei Zanettini, poi dei Foresti da Carpi3.
La Schiavònia (attenzione all’accento) è regione della Croazia orientale nota anche come Slavonia, confinante con l’Ungheria.
Quindi assai probabilmente Ungaria e Schiavonia hanno lo stesso significato, facendo riferimento entrambi a pressoché la stessa regione europea, e come in altri casi simili (vedi vicolo Alemagna, il vicolo scomparso Inghilterra, via Barberia), fu la presenza di persone provenienti da quelle regioni a dare il nome alla via.
Sul lato meridionale di via Schiavonìa vi sono i resti di due vicoli scomparsi che sfociavano in via San Giorgio.
Il primo vicolo, provenendo da via de’ Preti era la continuazione verso meridione della Via del Corigo delle lapidette del 1801 (si vedano le note su via de’ Preti, che assorbì, con la riforma toponomastica del 1873-78 il tratto settentrionale della scomparsa Via del Corigo). Solo l’Origine ci lasciò ipotesi per questo nome, affermando che qui abitava il fabbricatore di correghi, ed altri lavori di giunchi, che aveva per insegna della sua bottega un corigo. A Bologna esiste tuttora una via de’ Corighi alle cui note si rimanda per la descrizione del corigo. L’Aretusi e il Salaroli chiamarono questo vicolo Belfiore, ed era già chiuso con portoni all’epoca del Salaroli4. Per l’odonimo Belfiore si vedano le note sulla omonima via Belfiore.
Il secondo vicolo scomparso (ma che è perfettamente conservato, se pur chiuso con portoni su via Schiavonia e via San Giorgio) era l’antica Fregatette del Poggiale, che risulta anche esso già chiuso all’epoca del Salaroli5. Si vedano le note relative a via del Fossato per l’origine dell’odonimo Fregatette, nome comune ad almeno quattro vie (scomparse o che oggi sono note con altro nome).
Fonti