Piazza Re Enzo
Slargo a levante del Palazzo Re Enzo, a nord di piazza Maggiore e del Palazzo del Podestà, a sud di via Rizzoli e a ovest del complesso compreso tra l’imbocco di via degli Orefici e via Rizzoli.
Quartiere Santo Stefano.
Prima documentazione dell’odonimo: 1915.
Piazza Re Enzo nacque recentemente con la demolizione di un intero isolato e delle vie che lo percorrevano. Le vie scomparse sono:
– Via Accuse,
– Via e Piazzetta della Canepa,
– Vicolo del Pozzo del Capitano o Corte delle Massare,
– Via della Corda,
– Piazza Uccelli,
– Via Spaderie.
Vediamo ora una per una queste vie scomparse.
Via Accuse
La scomparsa Via Accuse costeggiava il Palazzo del Podestà, dall’angolo di fronte a via degli Orefici fino al voltone settentrionale, facendo angolo attorno alla torre Lambertini o del Capitano del Popolo.
Lo Zanti scrisse che le viuzze intorno al palazzo del Podestà erano note con il nome generico di Nodarie, facendo riferimento alla presenza degli uffici dei notai che ricevevano e registravano le accuse per i danni ricevuti nel contado, le quali accuse poi diedero il nome alla via. L’Alidosi, nel 1624, già utilizzò l’odonimo Accuse, aggiungendo che in passato veniva chiamata Via degli Armaroli ed anche Via del Pozzo del Capitano. Il Pozzo del Capitano indicava una piccola corte dietro alla scomparsa chiesa di San Michele del Mercato di Mezzo.
Via e Piazzetta della Canepa detta anche Merzarie (Mercerie) e Pavaglioncino
Questa via andava dal voltone settentrionale del Palazzo del Podestà al Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli).
L’odonimo Merzarie, usato dall’Alidosi, è quanto mai chiaro essendovi stata qui la residenza dell’arte dei Merciai. Per Pavaglioncino il Banchieri spiegò che era un luogo, come il Pavaglione, dove si faceva il mercato dei folicelli da seta. Il Masini1 fu ancora più preciso indicando il Pavaglioncino nella Piazzetta della Canepa e affermando che il Pavaglione era luogo del mercato dei folicelli del territorio, mentre il Pavaglioncino era luogo di mercato per i folicelli di città. Il Salaroli invece fece coincidere il Pavaglioncino con il Pozzo del Capitano, ed è abbastanza chiaro su questo punto, descrivendo il Pavaglioncino come Piazza rinchiusa, come effettivamente era il Pozzo del Capitano e non è la Piazzetta della Canepa. Le idee furono chiarite dal Guidicini in uno scritto che purtroppo non andò in stampa nelle Cose Notabili, ma che è reperibile presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna2. In esso si spiega che fin dal 1289 si spacciava nella Piazzetta della Canepa il folicello prodotto in città. In seguito la fiera dei folicelli di città fu spostata nella Corte delle Massare o Pozzo del Capitano, come fu documentato dal Salaroli. Il mercato dei folicelli quindi fu fatto in tempi diversi in entrambi i luoghi e quindi il nome Pavaglioncino fu dato, sempre in tempi diversi, ad entrambi i luoghi.
Vicolo del Pozzo del Capitano o Corte delle Massare
Era un vicolo che metteva in comunicazione la via Accuse con il Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli). Al tempo dell’Alidosi, il vicolo era chiuso sul Mercato di Mezzo da una portazza a levante della chiesa di San Michele. In tale vicolo, ancora al tempo dell’Alidosi3, vi era un pozzo di cui si serviva il Capitano del Popolo, la cui residenza era nei paraggi. Il nome di Corte delle Massare ha la sua ragione nel fatto che in questo luogo si radunavano le donne serventi per fare spesa al mercato.
Via della Corda
Questa via costeggiava il lato settentrionale del Palazzo di Re Enzo, mettendo in comunicazione la Via o Piazzetta della Canepa con piazza del Nettuno.
Il nome di Via della Corda è legato al tormento della corda che dal 1604 veniva inflitto in questo luogo4. Precedentemente, fin dal 1436 i tratti di corda venivano inflitti nell’angolo del palazzo del Podestà dalla parte di via degli Orefici. Alcuni lavori di ripristino del Palazzo pubblico, iniziati nel 1603, imposero il trasferimento del luogo di tale supplizio e la “girella” (la carrucola usata per il supplizio) venne murata nel voltone della Piazza del Nettuno che da allora in poi venne chiamato Voltone della Corda.
Piazza Uccelli
Nessun autore antico riportò questo nome che comunque era sicuramente nell’uso comune nel XIX secolo, anche se non fu mai ufficializzato. L’odonimo fu originato dal mercato del pollame che vi si faceva almeno fin dal XVII secolo e fino al XIX secolo5.
Il Banchieri pose una Piazza Pollarola in un angolo di piazza Maggiore dalle Pescherie fino alle Orefizerie, e ne giustificò il nome affermando che nei giorni di mercato ivi, fin’oggidì, si vendono i pollami.
Quel fin’oggidì ci dice che il Banchieri (il cui libro fu pubblicato postumo nel 1635) vide con i propri occhi il mercato del pollame, e che non si tratta di storiella inventata o riportata da autori più antichi, come spesso egli fece.
Forse a questa piazza si riferiva Leandro Alberti6 quando in merito alle piazze di Bologna descriveva la piazza ove è il Palazzo della Signoria della Città, nella quale si fa ogni sabbato il Mercato di maniera che pare una fiera. Vicino a questo evi quella dove ogni giorno copiosamente si vendono herbe, frutti, uccelli, salvaticine, pollami, e simili altre cose d’ogni sorte per il vivere humano secondo che la stagione richiede.
A confermare l’uso che ancora se ne faceva nel XIX secolo, il Regolamento di posteggio, e discipline da osservarsi rispettivamente da Venditori e Rivenditori su la Pubblica Piazza7 nel 1801 confermò ai pollaroli lo spazio di Piazza Uccelli.
Via Spaderie
Lo spazio che questa via scomparsa occupava coincide grosso modo con quello occupato dal portico sul lato occidentale del palazzo Ronzani.
Le altre vie intorno a via Spaderie facevano rifermento ad arti e mestieri che avevano le loro botteghe in tali vie: Calzolerie, Pelliccerie, Drapperie, Cimarie, Giubbonerie, Orefici, Caprarie… l’ipotesi del Guidicini8, che la concentrazione in questa via di botteghe in cui venivano fabbricate spade ed armi da taglio abbia dato l’origine al nome della via, appare estremamente probabile.
A Bologna esistevano compagnie delle arti e compagnie delle armi (queste ultime divise per quartieri).
La Compagnia delle Spade faceva parte del quartiere di San Pietro e si radunava in San Tommaso del Mercato9. Drappieri e Beccai avevano presenza sia nelle compagnie delle arti sia in quelle delle armi. Pellicciai, calzolai, ecc. costituivano solo compagnie delle arti. E’ evidente che gli odonimi (scomparsi e non) di questa zona centrale, nel Mercato di Mezzo sono legati alle antiche compagnie delle arti e delle armi. Così anche la nostra Via Spaderie.
Infine, la lettura della pianta dell’Aretusi chiarisce che all’inizio del XVII secolo si usava l’odonimo Via delle Prigioni che indicava l’insieme delle vie Accuse e della Canepa e probabilmente anche Via della Corda. Si vedano, a questo proposito, le note relative a piazza del Nettuno.
La delibera consiliare del 5 dicembre 1915 diede l’attuale nome a alla piazza.
1Antonio di Paolo Masini: Bologna Perlustrata, Vol. I, Bologna, 1666, pag. 366.
2Archivio Arcivescovile di Bologna, Raccolta Breventani, manoscritti autografi di Giuseppe Guidicini non datati.
3Giovanni Nicolò Pasquali Alidosi: Nomi delle strade …, pag. 24.
4Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. II, pag. 404.
5Si vedano le note su piazza Maggiore.
6Leandro Alberti, Historie di Bologna, Libro Primo della Deca Prima, Bologna, per Bartolomeo Bonardo e Marco Antonio Grosso, 1541.
7Collezione delle leggi, proclami ed editti pubblicati in Bologna dopo il ritorno delle truppe francesi seguito li 28 giugno 1800. Parte XXII, Bologna, per le stampe dei Sassi, 1801, pag. 69.
8Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. IV, pag. 379.
9Chiesa non più esistente che era posta nell’angolo orientale tra via Marsala e via Malcontenti.
Fonti