Via de’ Pignattari
Da piazza Maggiore a vicolo Colombina.
Quartiere Santo Stefano.
Prima documentazione dell’odonimo: 1635 (in ti Pgnattar).
L’odonimo Pignattari è dovuto con ogni probabilità ad un fornace da Pignatte e altri vasellami, che Antonio e Giulio Cesare Milioni stabilirono qui nel 15891.
Precedentemente questa via veniva indicata come Dacio dal Vino (Zanti e Alidosi) e Piazza del Salario (Zanti).
Piazza del Salario indicava l’area tra il palazzo dei Notai e la scalinata di San Petronio, detta così per la presenza del magazzino del sale2.
Ancor prima, nel 1294 il Liber Terminorum indicava questa via come via ad Sancta, Crucem et Sanctum Ambrosium3, portando questa via alla Corte di Sant’Ambrogio, prima sede del Comune dai primi anni del periodo comunale e fino al 1200, ed avendo sul lato di levante la chiesa di Santa Croce, come descritto nelle note sulla Galleria dei Notai.
Dacio dal Vino comprendeva anche il vicolo Colombina e veniva chiamato così perché qui vi era la residenza dell’arte dei brentatori (che era dove ora è il numero 9 di via de’ Pignattari) e vi era l’ufficio per il pagamento del dazio sul vino.
Il Banchieri per primo, elencò l’odonimo Pignattari: in ti Pgnattar, accanto agli altri due: Dazi dal Vin e dal Salario, indicando tre zone distinte della via: entrando da piazza Maggiore si trovava prima la piazza del Salario, tra il palazzo dei Notai e la scalinata di San Petronio, poi i Pignattari ed infine il Dacio dal Vino.
L’Aretusi, accanto a Dazio del Vino e Pignattari, elencò anche Vie delle Scodelle come alias di Pignattari, evidentemente con lo stesso significato legato al vasellame prodotto dalla fornace sopra accennata.
Evidentemente dopo la metà del XVII secolo l’odonimo Pignattari prevalse, essendo il solo considerato dagli autori dal Mitelli in poi, e chi ricordò il Dazio del Vino (Salaroli e Origine) e il Salario (Salaroli) lo fece solo per sottolineare che erano nomi non più usati.
E’ qui il caso di segnalare che tra via d’Azeglio (allora San Mamolo) e via dei Pignattari vi erano tre vicoli, di cui uno oggi trasformato in galleria, uno non più esistente ed uno tuttora esistente: il vicolo Colombina.
Il primo vicolo, subito dietro al palazzo dei Notai era il Viazzolo del Registro, conosciuto anche come Vicolo di Santa Croce, oggi galleria dei Notai, alle cui note si rimanda.
Il secondo vicolo aveva l’imbocco in via d’Azeglio tra i numeri 10 e 12 e finiva in via de’ Pignattari dove oggi c’è il numero 7. Le tracce nel tessuto urbano di questo vicolo sono bene evidenti ancora oggi.
Il nome di questo vicolo era Bagnolo. Fu chiuso nel 16244. Bagnolo è riportato nella pianta dell’Aretusi, ma si ignora l’origine di questo odonimo. L’Indicatore lo descrive semplicemente come vicolo chiuso.
E’ interessante notare come la Tontina Mista elenchi questi due vicoli ed il vicolo Colombina semplicemente come Vicolo Primo alli Pignattari (il vicolo Colombina), Vicolo Secondo alli Pignattari (Bagnolo), Vicolo Terzo alli Pignattari (Viazzolo del Registro o Vicolo di Santa Croce).
1Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. IV, pag. 183.
2Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. IV, pag. 187.
3Pio Faletti: Qual è e come fu la parte più antica del Palazzo del Podestà, in L’Archiginnasio, Anno I, N.4, Bologna, 1906, pag.192.
4Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. IV, pag. 188.
Fonti