Origine di Bologna

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Inferno (Via dell’)

Via dell’Inferno
Da vicolo San Giobbe a via Valdonica.
Quartiere San Vitale.
Prima documentazione dell’odonimo: 1409 (Inferno).


Il percorso di questa via nacque nell’Alto Medio Evo, come parte di un percorso stradale che girava esternamente al fossato della cerchia muraria delle Quattro Croci.
Gli autori più antichi (Zanti e Banchieri) furono piuttosto vaghi nel definire la via detta Inferno. Infatti lo Zanti scrisse che Inferno sono quelle contrade che cominciano sul Trivio di Porta, è drieto à l’Hospitale di S.Iob. Dette così per essere confuse, & oscure… Questa già fu data per stancia a lì Ebrei, acciò vivi è morti stessero nell’Inferno.
Contrade: più d’una. Il fatto che cominciano sul Trivio di Porta indica senza alcun dubbio che Inferno comprendeva anche l’attuale via dei Giudei.
L’Alidosi, attribuì il nome Inferno sia a questa via sia alla via dei Giudei, confermando l’interpretazione appena data alle parole dello Zanti.
Il Banchieri accomunò via dei Giudei e via dell’Inferno in una sola descrizione, In ti Zudiè, e Infern. Questi son dò cuntrà dov abitava i Zudiè in vita, e in mort; adess al si esercita la gustosa art Cizzalardonica dal Trippar.
Il ghetto ebraico in questa zona fu creato nel 1556, ma un toponimo Inferno in questi paraggi è in un documento del 1409 citato dal Fanti1: lo inferno iuxta beccharias Fori Medii de Bononia.
Le beccarie a cui fa riferimento tale documento era il Pellatoio Nuovo descritto dal Guidicini ed operativo già alla fine del XIV secolo2.
Per il Salaroli Inferno era nome comune sia a via dell’Inferno, sia a via dei Giudei, mentre gli altri autori (Aretusi, Mitelli, Monari) attribuirono Inferno a via dell’Inferno e Giudei a via dei Giudei.
Da segnalare che il Taruffi3 per Inferno aggiunse che era detta anche via dei Tripari, il che si comprende bene leggendo la descrizione data dal Banchieri e riportata sopra. La presenza di trippari (macellai che trattavano la trippa) è legata alla presenza del Pellatoio.
Inferno fu confermato dalle lapidette del 1801, mutato in Via Inferno con il Prontuario del 1878, poi cambiato ancora (lievemente) in via dell’Inferno.
Da quanto visto, è evidente che Inferno non fu originato dalla presenza degli Ebrei, visto che l’odonimo è parecchio più antico della creazione del ghetto.
Sembra che il Pellatoio Nuovo abbia avuto parte importante per la nascita dell’odonimo Inferno: i primi documenti che citano Inferno, come abbiamo visto, fanno riferimento alle beccarie (macellerie) esistenti, ovvero al Pellatoio che era operativo già dal 1378/13804. Il Pellatoio sfruttava le acque dell’Aposa che evidentemente venivano usate per eliminare gli scarti ammorbanti del macello.
Ciò che qui si propone è che proprio il fetore … infernale emanato dagli scarti del Pellatoio e trascinati dalle acque dell’Aposa, che correva scoperto a fianco di via dell’Inferno fino al XIX secolo5, abbia originato il toponimo (nome di luogo) Inferno, per poi diventare odonimo (nome di via).
L’attuale via dell’Inferno era nota nel XV secolo come Via di Nostra Signora dell’Avesa6, dalla chiesa omonima che era all’odierno numero 3 e di cui si conserva traccia di affresco (assai degradato e deturpato da vandali di rilevante stupidità) sotto al portico.
Sempre il Guidicini citò due rogiti, riferiti entrambi ad una strada sotto la parrocchia di San Donato e confinante con l’Aposa (è quindi evidente che questa strada è la nostra via dell’Inferno) uno del 1530 dove questa via era chiamata Bell’andare ed un altro del 1572 che invece chiamò la nostra via Belvedere7.
Per quanto visto sopra, sembra di potere affermare che questi odonimi furono generati per antifrasi, ovvero che era tutt’altro che un piacere transitare per questa via.


1Mario Fanti: op. cit., pag. 441.
2Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. III, pagg. 212-214.
3Gianandrea Taruffi: op. cit., pagg. 85 e 89.
4Giuseppe Guidicini: ibidem.
5Si veda il catasto pontificio del 1835.
6Giuseppe Guidicini: Cose Notabili …, Vol. II, pag. 294.
7Giuseppe Guidicini: ibidem.


Fonti

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti  pubblicato nel 1583.
Alidosi: Nomi delle strade, vie, borghi, et vicoli, che sono nella città di Bologna, di Giovanni Niccolò Pasquali Alidosi, pubblicato nel 1624).
Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell’Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.
Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.
Mitelli: Bologna in pianta, città del Papa, famosa pianta di Agostino Mitelli, pubblicata nel 1692.
Taruffi: Antica fondazione della città di Bologna degnissima madre di studj, di Gianandrea Taruffi, pubblicato nel 1738.
Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.
Monari: Città di Bologna posta in pianta in esatta misura con la distinzione de portici che sono in essa, Pianta di Gregorio Monari, pubblicata nel 1745.
Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de’ suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).
Prontuario: Prontuario per la denominazione delle Piazze, Vie e Vicoli e per la numerazione delle case della Città di Bologna attivate il 1° Luglio 1878 (Bologna, Regia TIpografia, 1878).
Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.
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