Se ne trovano i primordii in un Garsendo vissuto nel principio del secolo XI (1). Ebbero tre volte il consolato nel secolo seguente e furono di parte lambertazza. Ugolino nel 1303 era fra i congiurati in pro d’ Azzo d’ Este, ai quali vennero saccheggiate le case dal popolo, confiscati i beni e demolite le torri (2). Pietro d’Ugolino avendo ucciso per nimicizia Fabricio Fabbri nel 1316, tre compagnie delle arti si adunarono e passate alle case dell’ uccisore non lasciarono pietra sopra pietra. Romeo Pepoli, che volle interporsi, rischiò la vita e perdè l’aura popolare. Checco fu bandito nel 1389 per aver cospirato in favore di Giangaleazzo Visconti (3).
Poi i modiglioni e l’ architrave sono ripetuti nel mezzo della grossezza del muro, appoggiando su due pilastri, e così ancora per la terza volta nell’ interno della torre, ma con arco ogivale, ch’ è più pronunziato nella fascia a cunei di macigno. In questa parte interna la porta ha però proporzioni molto più grandi ed è veramente maestosa. Ne porgo qui di nuovo il disegno (fig. 18) tolto come dissi dall’interno della torre.
Le tre finestre, che sono in altrettanti lati a considerevoli altezze, furono costrutte bensì ad arco semicircolare ma in modo diverso senza fascia, senz’architrave e quindi senza modiglioni cioè a dire come tutte le altre finestre delle torri bolognesi (31).