Carte del secolo XII mostrano la costoro famiglia fra le principali di Bologna a quel tempo; era geremea e nobile, ma poi si fece popolana per aver parte al governo quand’era democratico (1). Fu delle più riottose per fino con i consorti e per ciò le venne mozzata la torre nel 1225 d’ordine del podestà; ma la malvagità le restò intera. E poichè era discorde, mise le mani nel proprio sangue nel 1248, azzuffandosi ancora co’ Magarotti, che d’ allora in pòi ebbe a nimici mortali, mentre che gli Asinelli partiti anch’ essi tra loro si combattevano (2).
Tre anni dopo l’odio tra le due schiatte fu rincrudito dall’uccisione di Iacopello Magarotti, per mandato di Bartolommeo Basacomare e ne seguirono proscrizioni. Dopo uguale intervallo si rinnovò tra loro il conflitto e, citate dal podestà, diedero le imposte cauzioni: ma nel 1274 i Basacomare vennero alle mani co’ Magarotti per la quarta volta (3). Fuoruscita la parte lambertazza, e sconfitta a Faenza (1275), rimase ucciso Bartolommeo Basacomare. I consorti giurarono la pace del 1279 e furon di quelli che, non tenendosi sicuri a Bologna, si rifuggirono a Castelsampietro e che rientrarono per ingiunzione de’ governanti. Vennero citati dall’imperatore, dal papa e dal conte della Romagna (4).
Pasotto prese a cozzare coll’Oleggio e vi perdette la vita.
Pietro s’ imbrancò con la mala setta de’ raspanti e preso all’esca dagli anziani fu imprigionato (1377) (5).
I Basacomare si attribuirono due crociati, combatterono tra il 1271 e il 1360 nelle guerre che di frequente s’ accesero e furono sotto lo stesso vessillo guelfo con l’Alighieri alla giornata di Campaldino. Giovanni salì in fama di strenuo capitano (6).
Nella seconda metà del secolo XIII Basacomare d’ Albertuccio « fu rinomatissimo dottor di legge e di grande autorità presso i cittadini, ed ebbe moltissimo grido nelle scuole. » Compose nimicizie cittadine e tentò di sopire le più atroci della propria famiglia, con isposare Gisla Magarotti. Resse Cremona, Faenza, Ascoli, Lodi, giovò alla patria coll’opera e col consiglio (7).
Dal 1282 al 1369 i Basacomare si trovano spessissimo tra gli anziani; diramarono a Padova sul principio del se colo XIV (8) e finirono in Bologna sul declinare del XVI in due figlie d’un Giacomo, Catterina maritata ne’ Bargellini ed Elisabetta nei Bernardi.
Le case loro erano in strada Maggiore ( attualmente n. 274) sull’angolo di Borgonovo, ch’è quanto dire vicino alla porta dell’ antica cinta, ed eran munite d’una torre non ancora scomparsa. L’Alberti, il Ghirardacci e l’Alidosi (9) favoleggiarono che i Basacomare, avendola innalzata soprammodo, sì che superava ogni altra e potev’essere cagione di gara, furono condannati come soperchianti ad abbassarla. Ma la grossezza dei muri rimasti, quantunque notevole, non dà fede alla vantata elevatezza; d’altronde l’antico cronista Villola seguito dal Savioli (10) ci narra che nel 1225 a Bartolommeo Basacomare omicida fu abbattuta la torre, per condanna del podestà Pace Boccaccio. Ma in vero non fu abbattuta interamente e dovett’essere solo scapezzata, poichè dopo un’altra mutilazione ne avanza non poca. Avvegnachè, passata in proprietà dei Bottrigari, un Scipione l’abbassò ulteriormente nel 1582 (11). Non guari dopo Ulisse Leoni, suo successore, volli farvi attorno un giardino pensile, ma i tetti non potendo reggere al soverchio gravame si accasciarono, onde fu multato di 6,000 lire l’architetto Giovanni Terribilia, incauto ma pur rinomato (12).
La torre è troncata poco sopra i tetti dell’alta casa e si allinea con la parete del portico, vicino alla via Pusterla. È larga met. 6,82 ed ha muri grossi met. 1,90. Il primo documento che la riguarda ci fa conoscere che nel 1272 essa apparteneva al dottore Basacomare (il legista) e a’ suoi fratelli Bonacossa, Bolognino, Bonfantino e Niccolò del già Albertuccio; ch’essa era di provenienza del loro avo Bolognito e che cotesti fratelli se la divisero, insieme col palazzo vecchio contiguo stimato 2,500 lire, e con case una delle quali merlata, aderente al muro della città, presso il fossato, valutata 1,500 lire. I quali edificii erano tutti in via Maggiore, tra Borgonovo e la cinta (ora via Pusterla) confinanti con i figli di Guido Sartore (13); e ne fu fatta la divisione tra i Basacomare da Jacopino Crescenzi, fratello del celebre Crescenzio ricordato nel principio di questi studii.
Il palazzo torrito essendo toccato metà a Niccolò, metà a Bonacossa e a Bolognino, essi lo vendettero nel 1273 ad Enrighetto Ottoverini per 2,700 lire. In pari tempo Basacomare il legista vendette il suo vicino palazzo e case annesse a Pace Zovenzoni (14). Se non che l’Ottoverini nel 1285 dichiarò che la vendita del palazzo e della torre fattagli dai sopraddetti Basacomare era stata fittizia e quindi nulla (15). Ma ciò doveva essere stato riconosciuto precedentemente, poichè nel 1281 Bonacossa e Bolognino si dichiararono in un atto (16) proprietarii della metà di quel palazzo e di quella torre, e Bonacossa aggiunse che le abitazioni da lui costruitevi, o che vi costruirà, sono di proprietà indivisa col fratello Bolognino. Si suddivisero poi la metà di palazzo e di torre nel 1286, ma Bolognino dovette sborsare 400 lire al fratello per i racconciamenti fatti da costui nella parte toccata ad esso Bolognino (17).
Basacomare il legista, Gisla (Magarotti) sua moglie, Simone e Pietro del già Zaccaria Basacomare ed Ugo del già Pietro Basacomare erano consorti nella proprietà di metà della torre in via Maggiore (n. 240) originariamente dei Magarotti, un’ ottava parte della quale apparteneva a Imelda Magarotti nei Cazzanemici, e fu da essolei venduta con porzione di casa al sopraddetto Pietro Basacomare per 25 lire, nel 1288 (18). Anche Basacomare gli vendette, nello stesso anno il proprio ottavo di torre per 30 lire, consenziente la moglie (19). Ma questo Pietro Basacomare nel 1292 vendeva alla sua volta per 1,000 lire a Niccolò Soldadieri la metà della torre anzidetta, insieme con una tubata ed una casa (20).
(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 90; v. 4, pag. 173; v. 5, pag. 62.
(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 213.
(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 249, 279, 481.
(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 228, 249, 252, 405, 566; v. 2, pag. 137.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 222, 362.
(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pig. 287, 514.
(7) Sarti, De clar. arch. v. 1, pag. 218. Fantuzzi, Notiz. v. 1, pag. 378.
(8) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 375.
(9) Alberti, Hist. lib. 9, deca 1. Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 43. Alidosi, In, strut., pag. 191.
(10) Villola, Cron. ms. Ibi. 38. Savioli, Ann. v. 5, pag. 30.
(11) Rinieri, Diario (sincrono) delle cose più notabili seguite dal 1520 al 1586, ms. ann. 1582. Alidosi, Instrut., pag. 191.
(12) Guidicini, cose not. v. 3, pag. 53.
(13) Docum. n. 76.
(14) Docum. n. 93.
(15) Docum. n. 143.
(16) Docum. n. 114.
(17) Docum. n. 154.
(18) Docum. n. 164.
(19) Docum. n. 166.
(20) Docum. u. 190.