Pietro, che spesso occorre nelle carte bolognesi, è il primo indicato con tal cognome e condusse a termine la torre insuperata sul principio del secolo XII: non dovevano dunque mancargli nè le ricchezze, nè l’orgoglio. Nel secolo seguente però gli Asinelli avevano solo dieci servi della gleba. I figli e nipoti d’esso Pietro, cioè Munso, Bonacosa, Alberto e Ugolino pervennero sette volte al consolato, emulati in ciò da una sola famiglia.
Un’ altra antica porta, superiore, con modiglioni ed architrave di gesso ad arco laterizio cieco a tutto sesto poco regolare, è quasi a livello del piano della terrazza inferiore dal lato del Mercato di mezzo o di ponente (fig. 9).
Il disegno ch’io do della torre Asinelli (fig. 10) è in una scala minore d’un quarto di quella delle altre torri che darò in seguito. Preso fotograficamente da un punto dal quale apparisce bene la pendenza della Garisenda, non può dare altresì una giusta idea della stupenda sveltezza della torre Asinelli. Per apprezzarla bisogna collocarsi in luogo da scorgere un lato solo della torre, cioè nel Mercato di mezzo. Veduta da quel punto la torre fa meraviglia (42). E quando da occasi canicolari è colorata in fiamma, fa correre alla mente la colonna di fuoco che guidò il popolo d’Israele. Poi in certi giorni autunnali dileguandosi nell’ aere caliginoso, ha sembianza d’ uno sterminato e infinito fantasma. Ma qual è Bolognese che passandole presso non v’innalzi lo sguardo con orgoglio, o quale che dopo lunga assenza la rivegga di lontan lontano senza emozione ?