Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo Tubertini.
L’antico palazzo dei Ludovisi fu del tutto ricostruito dalla famiglia Tubertini nel 1770, su progetto di Giandomenico Dotti, con l’assistenza di Raimondo Compagnini.
Indirizzo:
via Guglielmo Oberdan, 9
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
È probabile che in questo stabile vi siano comprese due case, quella dei Guarini la più grande verso mezzogiorno, e quella degli Uguzzoni verso settentrione che terminava al vicolo della Mandria. Questa distinzione appariva dalla diversità dei portici e delle facciate prima che il prospetto fosse ridotto come oggi lo vediamo. Per quella dei Guerrini se ne ha indizio dalla chiesa di S. Lorenzo che resta da quella parte nel vicolo Purgatorio, per l’altra degli Uguzzoni si dice dagli storici che Ugulino Uguzzoni assegnò la torre a suo figlio nel 1271, ed è quella che è tuttora in essere nel succitato vicolo della .Mandria, alla quale si comunicava dalla casa mediante l’ archivolto sopra la predetta strada nelle parti di dietro verso levante. Ed a proposito degli Uguzzoni, si crede opportuno di ricordare quanto vien detto su questa località da un rogito di Pennio di Gino Penni delli 19 maggio 1324: Pietro, detto Petruccio de Vallibus di Firenze, abitante in cappella di Santa Maria di Castel de Britti, e Domenico detto Mingolo de Vallibus fratelli, e figli del fu Uguzzone, vendono a Rizzardo del fu Bonacursio di S. Nicolò degli Albari la metà di due case per indivise con Rodolfo mariscalco, poste sotto S. Nicolò degli Albari, presso Bondinello del fu Galvano sartore, presso Bonifacio di Albertuccio Armi, presso la via pubblica, e presso gli eredi del fu Domenico e Gandolfo Magnani, pagata L. 270. I Guarini antichi e i Foscarari si pretendono di uno stesso ceppo. S. Guarino cardinale si vuole fosse di questa famiglia, un ramo della quale fu scacciato coi Lambertazzi nel 1274, e si stabilì a Forlì. Gli Uguzzoni si pretende che fossero del 1180, ma senza fondamento.
È certo che Ligo d’ Ugolino Ludovisi (1) aveva qui le sue case nel 1367, la cui discendenza si estingueva nel conte Giovanni di Nicolò, se questi non adottava Bertrando di Lodovico Monterenzoli figlio di Lisa d’Andrea di Nicolò, sua nipote. Questo inesto terminò nel principe Gio. Battista di D. Nicolò primogenito, morto senza successione nel 1700, indi Donna Ippolita secondogenita di Nicolò, moglie di D. Gregorio di Ugo Boncompagni, nei cui figli si concentrò il richissimo patrimonio Ludovisi del ramo Pontificio.
1605, 9 gennaio. Andrea Candini compra dal conte Orazio Ludovisi una casa sotto S. Lorenzo dei Guerrini per L. 10000. Rogito Galeazzo Ghini. La detta casa fu ceduta li 24 ottobre 1606, rogito del detto Ghini, per L. 10000 ad Alvisio e fratelli Orsi. Nel rogito è detto esservi una torre sotto il voltone dei Ludovisi, ed una casetta. Confinava la casa grande e la via pubblica da due lati. Sembra che la casa grande fosse dalla parte della chiesa di S. Lorenzo dei Guerrini.
Nel 1633 Lavinia di Fabio Albergati, madre e tutrice di D. Nicolò di Orazio Lodovisi, vendette questa casa con altri beni al card. Bernardino Spada. 9 lugio, rogito Paolo e Domenico Fontia notaio di Roma. Il conte Astorre Ercolani mandatario di detto cardinale vendette questo stabile ed annessi ad Ippolita Fabretti madre e tutrice di Gio. Gioseffo e Giacomo Antonio fratelli Budrioli, per L. 28000, li 5 gennaio 1636. Rogito Paolo Vespignani.
1654, 4 aprile. Gio. Francesco di Domenico Bonomi, e Giuseppe e Giacomo Antonio di Alberto Budrioli, da una parte, e Bartolomeo fratelli e figli di Gio. Giacomo Pelloni, dall’altra, fecero permuta, nella quale il Pelloni ricevette questo stabile sotto San Nicolò degii Albari presso la chiesa di S. Lorenzo dei Guerrini, e diede in cambio una casa sotto S. Martino, nella via di Mezzo, in confine dei Banzi; più L. 18500 da pagarsi al card. Bernardino Spada. Rogito Marco Dalla Noce.
1690, 12 gennaio. Il Rettore senza cura della chiesa di S. Lorenzo dei Guerrini vende a Francesco ed a Paolo Scipione Pelloni una casa ruinosa con sotterranei sotto la parocchia di S. Nicolò degli Albari, presso la suddetta chiesa di S. Lorenzo, nella via del Purgatorio, o di S. Giobbe, per annui scudi 20, o per un fondo di ugual rendita. Il Rettore concede licenza ai Pelloni di celebrare in detta chiesa e di ascoltare una messa, purchè vi facciano delle riparazioni e la riducano in forma più elegante. Rogito Giuseppe Lodi.
Paolo Scipione di Antonio Pelloni morì ultimo di sua famiglia li 27 settembre 1710 lasciando erede il terzogenito di Guido Giuseppe Maria Tubertini marito di Livia di Antonio Pelloni suo nipote, il qual terzogenito di nome Ottavio morì senza successione. I Pelloni vennero da Budrio a Bologna nel 1615, e derivano da Gio. Giacomo figlio di Antonio Maria dall’ Ospitaletto territorio di Vignola.
Francesco Tubertini ottenne li 28 aprile 1766 di demolire il portico e la facciata che per la loro antichità esigevano molti restauri.
Francesco e Paolo Scipione Pelloni avevano comprato li 22 maggio 1683 dal conte Rodorico Magnani la metà di una casa con bottega ad uso di forno, sotto S. Nicolò degli Albari di là dal vicolo la Mandria, assieme al jus di francare l’ altra metà della medesima; più una casa sotto la stessa parocchia nel vicolo predetto coll’ ingresso presso il torrione, e finalmente il diritto di francare la stalla sotto detta parocchia, il tutto pagato L. 10450. Rogito Domenico Maria Boari. Li 23 dicembre 1605 questa casa era di Gio. Angelelli, che fu data in permuta agli eredi di Filippo Lucchini, che si disse casa, o case assieme unite, con botteghe da barbiere, forno con sortita in un vicolo, in confine dei Magnani, e sotto S. Nicolò degli Albari. Rogito Ercole Fontana.
La suddetta casetta già dei Magnani fu compresa nel progetto per la facciata da eseguirsi nel palazzo Tubertini, creandosi un arco uguale a quello della porta che doveva comunicare in via Cavaliera colla Mandria. per la quale esecuzione l’ Ornato concesse li 28 aprile 1770 un piede di suolo pubblico nel vicolo Mandria per innalzare un pillastro che doveva sostenere l’ arco rappresentante la porta simile a quella del palazzo, e tale concessione fu fatta anche in vista che il Pelloni donava al pubblico piedi 3 e oncie 6 in larghezza per un tratto di piedi 29.
Per la nuova fabbrica fu atterrato il portico sostenuto da colonne di Legno, l’antichissima ringhiera di ferro di faccia alla via Altabella, e la finestra con colonna in mezzo ornata di Marmo.
Nel 1770 si vide terminata la facciata fra i due vicoli Purgatorio e la Mandria, poi fu posto mano all’arco della Mandria nella primavera del 1774, e si continuò fino al portico della casa già Magnani, poi Celsi, lavoro che non si finì che li 9 giugno 1781. In questa circostanza fu atterrato nel 1774 un trabadello di legno sopra la via Cavaliera che faceva parte della predetta casetta Magnani acquistata dal Pelloni.
I conti Zaniboni, discendenti da Anna Maria di Antonio Pelloni, sorella di Paolo Scipione, esperimentarono i diritti che potevano avere sull’eredità Pelloni goduta dai Tubertini eredi testamentari, ed ottennero favorevoli sentenze che li misero in possesso di buona parte dello stato Pelloni. I Tubertini, per questa e per altra causa perduta, dovettero dimettere questo palazzo ai creditori, il quale passò parte a Luigi Borghi e parte a Matteo Cappi, il qual ultimo per compra ne diventò l’unico proprietario.