Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo Malvasia
La costruzione duecentesca fu rimaneggiata ai primi del Cinquecento, epoca a cui risalgono le colonne scalanate e i ricchi capitelli corinzi. La facciata presenta un prospetto neopalladiano progettato da F. Tadolini nel 1760; in una sala affresco di G. Gandolfi. Nel cortile, al n. 18 di via Zamboni, è la statua di Pallade di P. Tadolini. Nel voltone, all’imbocco di via del Carro, c’è un mascherone dal quale veniva versato vino al popolo in occasioni speciali, come la nomina a gonfaloniere di un membro della famiglia.
Indirizzo:
via Zamboni, 16
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Palazzo della senatoria famiglia Manzoli, nobilissima ed antica.
Marchione di Gabrielle Manzoli fabbricò nel 1388 il portico davanti questa sua casa, che era reputata per una delle più belle di Bologna, ed obbligò i di lui eredi ad abitarla.
Li 20 Marzo 1506 Melchiore del fu Giorgio Manzoli comprò una casa antichissima e rovinosa di Riniero Bianchetti in Strada S. Donato dalla parte davanti, presso il compratore a mezzodì, e a sera, e presso Bartolomeo Calderini di sotto, per Lire 2030, 11, 5 d’ argento. Rogito Pirro e figlio Zanetti.
Il conte Giorgio fece il giardino e la peschiera, che tuttora sussistono, perchè volle che l’ uno e l’ altra fossero conservati; così nel suo testamento delli 2 febbraio 1559 ordina l’ investimento di L. 1000, che lascia per legato alla compagnia del Piombo col patto di tener purgata la peschiera, di mantenere il giardino, di render conto ogni dieci anni a’ suoi eredi, e di scegliere il custode. Rogito Luca Belvisi.
La famiglia Manzoli credesi oriunda da Cremona. La sua potenza si arguisce dall’ avere arrichiti i Dall’ Armi, i Barbazza e i Ranuzzi, nonostante che sussistesse un ramo Manzoli estinto colla morte del senatore Francesco di Vincenzo, seguita li 23 dicembre 1751, senza testamento, di cui furono eredi Cesare, Agostino e Ferdinando Marsili Duglioli, e in qualche parte, per transazione, il senatore Andrea Barbazza.
Laura di Marcinone Manzoli, moglie di Giovanni Romeo Barbazza, portò ai Barbazza l’eredità e cognome Manzoli nel 1530.
Ginevra di Marchione Manzoli, moglie del conte Francesco Ranuzzi, fu erede come la sorella, e per queste i Ranuzzi si dissero Manzoli. Morto il conte Francesco Ranuzzi iuniore, fu ripartita l’ eredità fra i Barbazza e i Manzoli discendenti dal conte Ercole del conte Bartolomeo Manzoli, a tenore del testamento di Marchione Manzoli seniore.
Isotta, naturale legittimata dal conte Giorgio Manzoli, sposò il conte Alessandro Bentivogli, e ne nacque Ulisse che fu adottato dal conte Giorgio suddetto circa il 1560, e quindi fu erede di questo ramo, che anch’ esso si disse Bentivogli Manzoli.
Polissena di Filippo di Bartolomeo Manzoli, maritata col conte Iacopo Sforza Attendoli da Cottignola, fu causa che il di lei figlio avesse la ricca eredità dell’avolo.
Lavinia del marchese Giorgio Manzoli, sposata col marchese Cesare Marsigli Duglioli, fu erede dell’ ultimo dei Manzoli.
Il Castello di S. Martino in Soverzano fu venduto dai Caccianemici dell’ Orso agli Ariosti, e dagli Ariosti ai Manzoli.
Questo palazzo con le sue adiacenze fu comprato dal senatore Cesare Alberto del conte Cornelio Malvasia del ramo di Antonio Galeazzo, per L. 54395. Rogito Filippo Teodori, e Giacomo Gualandi delli 24 luglio 1756.
Nel susseguente anno il compratore venne ad abitarlo, poi imprese a fabbricarlo internamente e farvici la facciata che fu finita nel 1760.
Eravi una casa con due porte fra questo stabile e quello già Pannolini, la quale del 1506 era di Berto Calderini, poi li 18 dicembre 1564 di Flaminio Zambeccari che la locò metà a Girolamo e Evangelista Dall’ Armi, e metà a Giovanni del fu Vincenzo Ghisellardi, per annui scudi 90, come da rogito Tommaso Pesci, nel quale si dice che confinava coi Manzoli e coi Pannolini.
Fu poi dei Manzoli, indi degli eredi Marsili, e Filippo Lorenzo Marsili la vendette al senatore Giuseppe di Cesare Malvasia, per Lire 5400. Rogito Zenobio Egidio Teodorì delli 8 gennaio 1776, dicendosi essere due case poste nella parrocchia e Strada di S. Donato.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
Qui rimpetto vi è il palazzo delli Manzoli nobili gentiluomini, e conti, e la sua architettura non è moderna, ed è fatta in più volte di mano di vari maestri, ed è architettura di comodità, perchè ha buone stanze. Nel cortile vi è una fontana. E quivi è quel raro quadro del Parmigiano con la Madonna, ed il Putto, che fa festa a S. Giovannino, la Maddalena, e S. Zaccaria.