Dai Cartigli del Comune di Bologna
Chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini
Ricostruita nel 1535 sul precedente edificio duecentesco, fu rinnovata con facciata di F. Tadolini (1765), che progettò anche l’attiguo convento. All’interno si conservano, nella volta, affreschi di G. Boni e G. Garofalini (1714); nel presbiterio, di G. A. Burrini e E. Haffner (1688); dipinti di M. A. Franceschini, L. Massari, Mastelletta; statue di G. Mazza. La sacrestia, su disegno di F. Tadolini, ha stucchi di suo fratello Petronio, A. Gamberini, P. M. Bugatti (1765) e pala di G. Sabbatini.
Indirizzo:
piazza dei Celestini, 2
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Fianco della Chiesa di S. Giovanni Battista dei Celestini. (Vedi piazza dei Celestini).
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
S. Gio. Battista.
Chiesa parrocchiale dei monaci Celestini posta in S. Mamolo.
Questi monaci s’ introdussero in Bologna nel 1368.
La sua prima chiesa dedicata allo stesso santo, e poi profanata, era sull’angolo di questo monastero per andare alla confraternita dello Spirito Santo. La predetta chiesa fu incominciata nel 1235, e nel 1368 data dal capitano Antonio Galluzzi ai suddetti frati che l’ufficiarono per 151 anni.
Per edificare la chiesa presente nel 1520 v’ incorporarono la strada delle meretrici. Fu questa perfezionata nel 1551.
Nel luogo ove è ora questa chiesa eravi la piazza maggiore della città, la quale occupava il terreno del suddetto monastero, le case dei Marsigli, ed altre sino alla chiesa della Baroncella.
Nel mese di maggio del 1729 s’ incominciò la nuova fabbrica del convento, che fu terminata nel 1751. La facciata della chiesa e del convento sono disegno di Francesco Tadolini. I monaci furono soppressi il 28 marzo 1797 (Orig. 1897). II decreto 24 giugno 1805 che riduceva a sole sedici le parrocchie di Bologna, soppresse pur questa e l’unì a San Paolo.
In forza di un decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu poi unita a San Salvatore.
In questo convento vi furono traslocati i Padri della Carità il 21 marzo 1797, e poi mandati a quello di S. Benedetto.
Quivi fu fatta la sala dei 30, ossia dei Seniori della Cispadana.
Nel settembre del 1798 vi fu collocata l’amministrazione del lotto.
L’ 11 marzo 1799 il lotto passò a S. Francesco, e la Centrale decretò che quivi risiedesse la municipalità di S. Francesco, e l’uffizio del Registro.
L’ 8 marzo 1803 vi fu messo il bureau de’ coscritti.
Vi fu anche trasportato da Montalto l’archivio delle religioni soppresse, che poi fu messo da S. Procolo.
Il 2 aprile 1801 il capellano curato fu carcerato per avere contravvenuto ad un ordine della polizia.