Dai Cartigli del Comune di Bologna
Di origini paleocristiane, fu ingrandita nel XII – XIII secolo; il campanile è del XIII; il presbiterio è di D. Tibaldi (1575). La chiesa attuale fu ricostruita su progetto di A. Mazenta (1605) con interventi d A. Torreggiani (1743-47) e di F. Tadolini nel timpano della facciata (1776), ornata da statue di A. Corsini e P. Vershaffelt. Nell’interno acquasantiere sostenute da leoni romanici; dipinti di E. Graziani, M. A. Franceschini, D. Creti, A. Rossi, G. Marchesi, V. M. Bigari; sculture di G. Brunelli, G. Mazza, A. G. Piò, e Compianto in terracotta di A. Lombardi. Nel presbiterio affreschi di L. Carracci, P. Fontana, C. Aretusi e G. B. Fiorini.
Indirizzo:
via Indipendenza, 9
via Indipendenza, 9
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa Metropolitana, dedicata a S. Pietro Apostolo, primitivo protettore di Bologna.
Chiesa Metropolitana, dedicata a S. Pietro Apostolo, primitivo protettore di Bologna.
Raccontano i nostri storici, che i guasti arrecati dagli Ungari alla Basilica di S. Stefano, presso la quale risiedeva il nostro 43° vescovo, Pietro IV, l’ obbligassero a procacciarsi un luogo entro il recinto della città, ove trovarsi al sicuro dai colpi di mano dei barbari; e che avendolo ottenuto dal Comune, vi fabbricasse una nuova Cattedrale, dedicandola al Principe degli Apostoli. Questi tatti si danno come seguìti nei primi anni del decimo secolo.
Come dal Cenno storico-critico surriferito – successore a Pietro suddetto, nel vescovado di Bologna, fu Giovanni II, ed a costui, Alberto che fioriva del 959; venne in seguito (star volendo al parere del Sigonio) un Clemente, cui successe Giovanni III che sappiamo già morto nel 1017; sopravvenne poi Frugerio; e dopo lui, Alfredo, che la reggeva del 1032. Ci parve necessario rammentar qui la serie dei nostri vescovi, da Pietro IV a Frugerio, per passare a. dimostrare ai nostri lettori quanto è dubbia cosa l’attribuire a Pietro la fondazione della nostra Cattedrale, nel luogo ove trovasi presentemente.
Nell’ archivio della Mensa arcivescovile, esiste una copia di un rogito di Iordato (24 marzo 1048) col quale il vescovo Alfredo dà in enfiteusi, per 29 anni, ad Andrea, di Tedesco, due pezze di terra vitata ed olivata, poste in Bologna, nel luogo detto Porta S. Pietro, per l’ annuo canone della terza parte del vino e delle olive che si ricaveranno dai detti beni afilttati. La prima di dette pezze dicesi confinata da una parte dalla Casa Salariata, e dall’altra, dalla via; la seconda poi dicesi confinata da una parte da proprietà del detto vescovo, e dall’ altra dalla Chiesa di S. Tommaso. “E tali pezze di terra erano state donate dal canonico Oddone al defunto vescovo (Frugerio) nel 1019, ad onore di S. Pietro, e per il lavoro e FONDAZIONE di detta Chiesa , avvenuta in detto anno 1019, nella festa di S. Pietro“.
Inoltre, nella ristampa del Masina citasi la vendita fatta da Alberto, rettore di S. Tommaso, al vescovo Frugerio, di una pezza di terra vacua, situata presso la Chiesa nuova di S. Pietro.
Se dunque il vescovo Pietro non fu il fondatore della Cattedrale, e se S. Stefano era smantellata, dove mai Pietro e i suoi successori fino a Frugerio avranno uffiziato e tenuta la loro sede? In S. Naborre e Felice, forse? Ma essendo quella la residenza dei primi vescovi fuori di città, è presumibile che ancor essa fosse stata distrutta dagli Ungari, come l‘altra di S. Stefano. Che se si accorda a Pietro la fondazione della Cattedrale dov‘è presentemente, ammesso che l’ invasione ungarica sia seguìta nel 937, non può essersi eretta quella Cattedrale che dopo quell‘ epoca fatale; e come spiegarsi allora il bisogno di rifabbricarla nel 1019, dopo si breve lasso di tempo dalla pretesa sua fondazione ?… Tuttociò darebbero argomento per una dissertazione, che con sode ragioni dovrebbe conciliare quanto gli storici hanno scritto sul conto del vescovo Pietro, con quello che dice Iordato nel succitato rogito del 1048: ovvero che perverrebbe a stabilire Frugerio essere stato il fondatore della Cattedrale, oggi Metropolitana di S. Pietro.
Stando ai racconti delle nostre cronache, dicesi che il 1 agosto 1130 seguisse un incendio nella Cattedrale, e il Sigonio aggiunge essersi ultimata la riedificazione della medesima, nel 1165, dal vescovo Giovanni V. Lo stesso autore ammette che Lucio III abbia consacrata la chiesa di S. Pietro l‘ 8 luglio 1184; e ciò dice di aver ricavato dalle cronache e da una lapide che trovasi sulla piazza di Modena. Si pretende altresì, che nel 1185 fosse rialzato di tre piani il campanile di detta chiesa.
Nel 1191, l’ imperatore Enrico, essendo in Bologna, alloggiò presso Gerardo di Gisla, della famiglia Scannabecchi, e nostro vescovo. Trovasi che Enrico il 12 febbraio di detto anno lo nominasse Principe, – titolo che, secondo il Sigonio, fu poi concesso a tutti i Vescovi di Bologna dall’ imperatore Carlo IV.
Del 1220, il vescovo Enrico della Fratta (famiglia antica e magnatizia di Bologna) proseguì la fabbrica del Vescovato, cominciata nel 1219 dal campanile della Cattedrale alla regione di mezzogiorno; e fu quell’altissimo portico, sostenuto da grosse colonne di pietra, in via Altabella, che fu poi finito dal cardinale Paleotti. Prima del generale ristauro fatto a questo fabbricato dalla munificenza dell’ arcivescovo cardinale Oppizzoni , vedevansi traccie distintive delle due costruzioni, eseguite ad epoche lontane l’una dall‘altra. Il medesimo Enrico della Fratta fece aprire la porta presso il campanile, descritta dall’Alberti nel suo Libro nono della Deca prima.
Nel 1222 il terremoto fece crollar le volte della Chiesa di S. Pietro.
Nel 1228, dicono le cronache, che mentre stavasi fabbricando il vescovato di Bologna, cadde una gran parte delle case dei Carbonesi, causa la loro antichità, senza danneggiare però alcuno. L’ archivio dei Carbonesi non somministra tuttavia alcuna notizia di loro stabili posti in vicinanza del Vescovato.
Si hanno memorie che addì ll maggio 1285 erano capo-mastri della chiesa di S. Pietro certi Alberto e Albertino.
Il cardinal Filippo, Legato di Bologna, con Bolla del 12 agosto 1381, promulgò un’ Indulgenza a tutti quelli che avessero offerte elemosine per la Fabbrica della Chiesa di S. Pietro.
D. Pietro Fabbro, curato di S. Michele nel Mercato di Mezzo, e cronacista de‘ suoi giorni, lasciò scritto nella sua cronaca, che il mercoldì 3 marzo 1400, primo giorno di quaresima, vi fu un gran terremoto in Bologna, fra le ore 18 e 19. Egli inoltre scrisse che i muratori cominciarono a far i ponti per ricostruire le volte della Chiesa, a spese del vescovo Bartolomeo Raimondi; e che circa questi tempi fu edificata la Sagrestia dalla parte del Vescovato.
Il medesimo Fabbro, sotto il 16 giugno 1406. dà la morte di detto Bartolomeo dei Raimondi, che dice seguìta il mercoldì sera del predetto giorno, dopo aver egli governata la Chiesa di Bologna per anni 13, mesi 6 e giorni 16. Oltre alla volta della Chiesa ed alla nuova sagrestia, devesi al Raimondi, secondo il citato Fabbro, anche la costruzione del Portico di S. Pietro (pare del 1396).
Si ha dalle cronache, che nel 1417 Geremia di Giacomo Angelelli, detto Minotto, canonico di S. Pietro, fece ornare di marmi, a sue spese, la Porta laterale della Chiesa e attigua al campanile. Tale ornato fu poi disfatto in occasione della nuova fabbrica della Chiesa quale attualmente si vede. Ma se ne conservano tuttodì diverse parti: i due leoni, che sostenevano le due colonne laterali, son quelli medesimi che oggidì veggonsi sostenere le pile dell’ acqua santa in S. Pietro; e le due anzidette colonne, col fusto foggiato a spirale, conservansi nel giardino arcivescovile. Nel 1426 fu costruita in pietre, coperte di lastre di piombo, la Cupola di di quel Campanile; la palla che la sormonta è di rame dorato e costò 40 ducati. Addì 20 aprile 1454, vigilia della Pasqua di Risurrezione, si cominciò a battezzare nel nuovo Battisterio, eretto nella Cappella di Bartolomeo. Il primo ad esservi battezzato fu un certo Francesco di Francesco Quattromezzi, pescatore abitante in Via Galliera. Nel 1460 fu steso il verbale, o processo di soppressione del Collegio Gregoriano, assegnandone le rendite alla Sagrestia di S. Pietro. La Bolla papale che approvò tale soppressione porta però la data del 12 novembre 1472; ma per essa la detta rendita venne applicata invece al Capitolo di S. Pietro.
Si rinviene memoria che il 6 novembre 1570 il Comune di Bologna donò lire 500 per la fabbrica del Portico sulla fronte della Cattedrale.
Il coperto di lastre plumbee del Campanile venne rinnovato nel 1479, impiegandovisi 8,000 libbre di piombo e spendendo 46 ducati in oro, soltanto per la mano d‘ opera e collocazione.
Da un rogito di Albizzo Duglioli, datato 30 dicembre 1384, risulta che il Capitolo di S. Petronio, rappresentato dal canonico Troilo Malvezzi, suo procuratore, afflttava al Comune di Bologna, avente a procuratore il suo Sindaco, Giovanni del fu Annibale Bentivogli, la Campana maggiore della Cattedrale , perchè potesse servirsene per il suono delle ore a commodo del pubblico.
Benedetto Garganelli, nel 1486, fece dipingere a proprie spese la Passione di N. S. Gesù Cristo, da maestro Amico Aspertini, sotto il portico di S. Pietro. La spesa ammontò a lire 105.
Nel 1404, Maso, pittore bolognese, aveva dipinto un Gesù Cristo con gli apostoli Pietro e Paolo nella Truna ossia Cappella maggiore della Cattedrale. Quel dipinto scomparve poi colla stessa vecchia Truna, che venne atterata per ordine del card. Gabriele Paleotti, il quale fecevi erigere l’attuale Cappella che costò lire 107. 5. 8. Il 17 aprile 1570, come risulta da un rogito Cattani, il Capitolo donò lire 2,000 a sussidio della Fabbrica della nuova Chiesa, che era già avviata (nota del Brventani. Il prezzo segnato non può appartenere alla Cappella; ma forse riguarda il dipinto di Maso). È probabilissimo che il Tibaldi, il quale fu l‘architetto di detta Cappella, lo sia stato anche per il resto della Chiesa. Si noti che all’imbocco della Cappella stessa, v‘erano un dì due sole colonne, e non fu che più tardi che vennero accoppiate ad altre due.
Fu lo stesso card. Gabriele che nel 1583 fece abbellire la chiesa sotterranea, detta Confessio ossia dei Confessi, e fecevi collocare le statue delle Marie a lui donate dalle monache di S. Margherita; e nell’ anno stesso fece fabbricare nell’Eremo di Camaldoli, presso Bologna, una cella speciale che fu detta Cella di S. Petronio, che doveva servire agli arcivescovi nostri per ritirarvisi, volendo, a condurre giorni di raccoglimento e meditazione.
Nel 1599, il 4 giugno, giorno susseguente alla tenuta d‘ un Sinodo diocesano, a ore 12, un violento terremoto fece rovinare (per la terza fiata) le volte della Chiesa metropolitana. Sicchè per quell’ anno la funzione del Corpus Domini venne fatta nella chiesa de’ Servi in Via Maggiore. L’ arcivescovo d’ allora, Alfonso Paleotti, successo a suo zio Gabriele, diede tosto commissione a vari architetti per il disegno onde riedificare la sua Chiesa. Uno di essi, il P. Ambrogio Magenta, milanese, fu chiamato da Firenze ove trovavasi, e consultato all’ uopo in un consesso di ecclesiastici e nobili, dal quale venne prescelto per l’ attuazione il progetto del Magenta medesimo, che fu spedito a a Roma al pontefice Clemente VIII per la sua approvazione. Il papa deputò i cardinali Agucchi, Bianchetti, Borghesi ed Arrigoni per far esaminare quel disegno, che venne collaudato. Il detto papa diede facoltà al Paleotti d’applicare per tale opera Scudi cento mensili delle Rendite della Mensa per dieci anni consecutivi, obbligando anche, per il caso di sua morte, i di lui successori. Ottenuto quel beneplacito, vennero tosto nominati Fabbricieri per detto lavoro i seguenti personaggi: monsignor Giulio Cesare Segni. vescovo di Rieti – D. Ridolfo Paleotti, arcidiacono di S. Pietro – l’abate Sampieri -il canonico Bartolomeo Dolcini – il dottor Lodovico Giordani – il senatore Camillo Paleotti – Astorre Volta – Giasone Vizzani _ Annibale Paleotti – Pietro Pietra mellara – Filippo Allè _ Marcantonio Droghi – ed Antonio Bombaci. Questa nomina risulta da un rogito di Vittorio Barbadori.
Dell’ antica Chiesa di S. Pietro non sembra siasi conservato disegno alcuno nè pianta, non essendosene rinvenuto nè nell’ archivio arcivescovile nè altrove – unicamente in proposito essendo arrivata fino a noi la notizia, che la Cappella del Garganelli era distinta su tutte l’ altre, per le pitture di mano maestra che la fregiavano.
Per la nuova Fabbrica si cominciò a scavare le fondamenta nel 1605, nel qual anno – addì 25 marzo – fu posta la prima pietra del nuovo edifizio, presso la torre delle campane.
Nello stesso anno 1605, si raccolsero le seguenti obblazioni per la Fabbrica di S. Pietro:
Dal Capitolo di S. Pietro . . . . . . . . L. 8,000 – all’ atto.
Da Ridolfo Paleotti, arcidiacona. . . . . L. 1,000 – in 5 anni.
Da Sampieri, abate. . . . . . . . . . . . L. 1,200 -in 12 anni
Da Giulio Bolognetti. . . . . . . . . . . L. 600 -in 12 anni
Da Pirro Legnani. . . . . . . . . . . . . L. 300 -in 8 anni
Da Carlo Caprara. . . . . . . . . . . . . L. 600 -in 12 anni
Da Bartolomeo Dolcini . . . . . . . . . . L. 400 -in 8 anni
Da Fabio Giraldini. . . . . . . . . . . . L. 400 -in 8 anni
Da Lorenzo Barozzi. . . . . . . . . . . . L. 300 -in 8 anni
Da Violante Berò. . . . . . . . . . . . . L. 12 – all’ atto.
Da Massimiliano Bolognini . . . . . . . . seimila mattoni.
Successivamente altre offerte pervennero alla Fabbrica, le quali davano sicura prova della religiosa pietà de’ bolognesi.
Nel 1608 Lodovico Rusticelli fece erigere a proprie spese il primo pilastrone a sinistra della Cappella maggiore, il quale venne a costargli 800 Scudi in oro.
Dal canto suo il papa d’ allora concedeva alla Fabbrica di S. Pietro in Bologna la percezione per sei anni del Dazio sull’ Orsoglio (organzini di seta) – il quale a tutto maggio 1615 aveva prodotta‘ la somma di L. 327,145. 16. 6, che equivalevano a Scudi di paoli (ossia romani) 80,914 e 415. La spesa della intera costruzione fu preventivamente calcolata di Scudi 80,000 circa; ma con l’aggiunte per maggiori spese aumentò poi fino a scudi 139,458. 05.
Si sa che durante l’ erezione della nuova Chiesa si continuò ad uffiziare nella vecchia; ciò prova evidentemente che l’antica era tanto più piccola della moderna, che questa agevolmente poteva contener quella. Il 18 aprile 1614, il Capitolo cedette all’ arcivescovo Ludovisi l’ area per erigere la nuova attuale Sagrestia.
Sulla fronte della vecchia Chiesa e della Canonica adiacente – cioè dal canto di Via Altabella al canto di Via della Canonica – vedevasi un Porticato lungo Piedi 200 e largo Piedi 16, oncie 6, sostenuto da dodici colonne ottangolari, con contropilastri alle testate. Per due terzi il detto Porticato era a volta In muratura, il terzo rimanente era coperto di legname, ma fu poi ri dotto esso pure a volta per ordine dell’ arcivescovo Lambertini nel 1738.
Lungo la Via Altabella, cominciando dal canto della medesima con la Via o Piazza di S. Pietro, stendevasi il Cimitero, limitato da muro verso mezzodì; e siccome fu abbassata la via e con esso pure il Cimitero, cosi, il 25 giugno 1589, ne fu concesso il suolo al card. arcivescovo Paleotti, come Sagrato della Chiesa; e addì 17 novembre 1593, dall‘ Ufficio dell’ Ornato fu conceduto che venissero indicate la lunghezza e larghezza del suolo medesimo, mediante linee di fittoni o pinoli. Quello spazio venne poi compreso nella fabbrica della nuova Chiesa. Il Fonte Battesimale fu rinnovato addì 29 marzo 1698; ultimo ad essere battezzato al vecchio Fonte fu un Pasquale di Giacomo Roncarati e di Maria Maddalena Selari, della parrocchia di S. Biagio; e primo battezzato al nuovo Fonte fu un Gabriele di Giorgio Sancenti e di Francesca Guidazzoli. della parrocchia di S. Procolo.
Assunto al pontificato, col nome di Benedetto XIV, l’ arcivescovo bolognese Prospero Lambertini, di gloriosa memoria (2), volle egli aggiungere due Cappelle alla nostra Metropolitana di S. Pietro. 119 settembre 1743, gior di lunedì, si cominciò la demolizione del vecchio Porticato sovraccennato, il cui suolo venne occupato dalla nuova costruzione in discorso. Così la nuova facciata della Chiesa fu finita e scoperta nel 1748, e le due Cappelle adiacenti, nel 1752 addì 14 ottobre.
La più antica memoria che s’ abbia intorno al Capitolo della. Cattedrale, risale ad un decreto del re Enrico, fatto nell’ anno 960, col quale conferma al medesimo il possesso de’ suoi beni; e papa Giovanni XIII, con sua Bolla del 962, esentua il Capitolo medesimo da qualsiasi imposizione o gravame.
L’ Arcidiaconato è la primaria dignità del Capitolo di S. Pietro, ed è d’ istituzione antichissima. IOANNES, sanctae bononiensis Ecclesiae – temporibus D. Benedicti VIII, ejus, in Dei nomine, anno primo – imperante D. Ottone piissimo, anno sexto, die nona septembris CMLXXIII: fu costui il primo arcidiacono di cui s’ abbia memoria. Un Teuzo copriva questa carica nel 1045; un Samuele nel 1062; cui successe un Daldo, come da un Atto di Gerardo, vescovo di Bologna, in data del 1090, che l’Ughelli riportò trattando de’ patriarchi di Venezia sotto l’anno 1203. Dopo Daldo venne Clarissimus, come dall’Atto di donazione della chiesa di S. Michele d’ Argelato ai canonici bolognesi, fatto dalla contessa Matilde nel 1105, addì 7 maggio; per ultimo menzioneremo Lamberto di Fagnano, che diventò poi papa Onorio II. Il ponfice Onorio III, con sua Bolla del 1221, concedette al Vescovo ed al Capitolo di Bologna l’elezione del rispettivo Arcidiacono, o communiter o divisim, pro ut de jure. Ma ciononostante, fatto vescovo di Parma l’arcidiacono bolognese Garzia, avendo tardato ben due anni vescovo e canonici di S. Pietro a no minargli il successore, il papa direttamente fece arcidiacono Tancredi; e da quell’ epoca gli arcidiaconi furono nuovamente nominati dal pontefice. Il 25 giugno 1219, lo stesso papa Onorio III accollò all‘arcidiacono anche la qualità di Cancelliere Maggiore dello Studio, dandogli altresì la facoltà di assolvere quegli scuolari che sgraziatamente avessero a percuotere un chierico.
Il secondo fra i dignitari del Capitolo è l’Arciprete. L’ Alidosi fa risalire la memoria di tale dignità fino al 1151, anno in cui dice che trovasi conferita ad un Uberto di Bologna. I proventi del Fonte Battesimale sono devoluti all’ Arciprete.
La Prevostura fu creata e dotata da Giovanni Antonio Albergati, con Atto del 22 aprile 1507.
Il Primicerato fu istituito da Giambattista Campeggi, vescovo di Maiorca, addì 9 febbraio 1581, data del relativo rogito del notaio Cesare Beliossi.
Il Penitenziere Maggiore è un dignitario scelto fra i sedici canonici, come pure il Prebendario Teologale.
Il papa Lambertini, ossia Benedetto XIV, accordò all’Arcidiacono, all’Arciprete, al Prevosto ed al Primicero del nostro Capitolo, di vestire l’ abito prelatizio, e così pure al nostro Vicario Generale Diocesano pro tempore. I quattro primi suaccennati dignitari non hanno l’obbligo di quotidiana assistenza in coro.
I Canonici sono in numero di sedici, de’ quali otto sacerdotali, quattro diaconali e quattro suddiaconali. Il distintivo del rocchetto con la cappa di saia di color pavonazzo – e con l‘aggiunta della mozzetta d’ ermesino se d’estate, o di quella di pelliccia d‘ ermellino se d‘ inverno – l‘ ebbero per il Breve del papa Paolo IV, in data 11 giugno 1556, e per l‘ altro di Gregorio XIII, datato 4 dicembre 1576. L’ arcivescovo cardinale Giacomo Boncompagni, con sua lettera dell’ 11 novembre 1730, eccitava il Capitolo di S. Pietro a non ammettere nel proprio Corpo, che persone di rango nobile.
La Cattedrale ha dodici Mansionari, distinti in quattro sacerdotali, quattro diaconali e quattro suddiaconali; essi indossano un rocchetto senza maniche, e cappa pavonazza di stametto con l’ aggiunta della mozzetta di zambellotto color berrettino l’estate, oppure di pelliccia di dosso o vaio, l’inverno. E ciò prima ancora del secolo XVII, come rilevasi da un rogito di Francesco Barbadori, in data 31 agosto 1598.
Il rogito di Periteo Beliossi, in data 28 giugno 1635, ci fa sapere che allora soltanto vennero nominati , per la prima volta, i sei Cappellani Ludovisiani – così appellati dal nome del loro institutore.
Vi sone inoltre: il Curato – il Maestro delle Cerimonie – il Sacrista – il Sotto Sacrista e buon numero di Chierici, per il servizio della Chiesa e del Capitolo.
I dodici Cantanti della Cappella Musicale avevano L. 15 di stipendio mensile per ciascuno, per il che tale spesa annualmente ammontava a complessive L. 2,160.
La Scuola dei Chierici costava lire 17 mensili; e cosi per l‘ annata L. 304.
Per l’ Orazione o Predica, in occasione delle Quarant’ Ore durante la Settimana Santa, spendevansi L. 200.
Il Sepolcro che si fa in detta Settimana Santa, importava la spesa di L. 200.
Il Sepolcro che si fa in detta Settimana Santa, importava la spesa di L. 200.
Al Predicatore in quaresima o Quaresimalista davansi L. 500
E per vitto di lui e del suo compagno, calcolavasi la spesa di altre L.150 (per una somma totale di L.650).
Si aveva quindi un‘ annua Totale Spesa di . . . . . . . . L. 3,614.
Il Clero di Bologna, per antichissima consuetudine, è diviso in quattro Consorzi – uno per ciascun Quartiere della città, nel seguente modo:
N. Denominazione dei consorzi Numero Rendita per
ord. dei consorziati Quartiere
1 Consorzio di Porta Revegnana N.13 L.730
2 Consorzio di Porta Piera N.15 L.570
3 Consorzio di Porta Stiera N.15 L.900
4 Consorzio di Porta Procoloa N.15 L.460
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Totali N.58 L.2660
(2) Cesare Balbo cosl scrisse di Lui nel suo Sommario della Storia d’Italia: “Pontificò fino all’ anno 1758 Benedetto XIV (Lambertini); papa letterato, protettore di lettere ed arti, restauratore ed edificatore di monumenti, non nepotista, pio, ìntenditor dei tempi suoi, tollerante di essi; e cosl tanto miglior capo di quella Chiesa, la quale appunto per essere immortale ed immutabile, debb‘ essere ed è adattabile a tutti i tempi”. – Nota dell’ Editore.
Pietro Lamo (Graticola di Bologna)
E poco più lontano si vede la chiesa di S. Pietro duomo della nostra città, ove è un portico bello, e lodevole. All’ entrare sopra la porta in un nicchio v’è un Cristo morto a sedere in braccio a un angelo, di terra cotta finta di macigno, di mano di Francesco Manzino, opera notabile e bella, e dentro da questa porta è il Monte di pietà. A mezzo il portico in questa medesima facciata vi e un gran quadro dipinto a fresco di Cristo in croce in mezzo ai due ladroni, col transito della Madonna, e tutte le arie, col resto della quantità delle figure che convengono a simile mistero, opera rara e bella, fatta per mano di Guido da Bologna fratello di mastro Amico pittor bizzarro. Ora entriamo nel duomo. Passato la cappella del battesimo a mano sinistra si trova In rara cappella dei Garganelli; qui Michelangelo quando era a Bologna diceva: questa cappella che avete qui è una mezza Roma di bontà: e qui a mano dritta vi è un Cristo in croce fra due ladroni con tanta quantità di figure come gli si convengono, con lo spavento della Madonna a piè della croce da fare svenire ognuno che la vede; e poi a mano sinistra vi è il transito della Madonna con li 12 apostoli in varie attitudini pieni di dolore, col ritratto di Ercole da Ferrara pittore rarissimo, e del Garganello, che fece fare quest’ opera rarissima. Di sopra nella volta la detta cappella è tutta dipinta di mano del maestro d’ Ercole da Ferrara, che ebbe nome Francesco Cossa da Ferrara.
E all’entrar dentro di detta cappella nel bassamento sono fatti di marmo certi fogliami antichi, fra quali vi è una foglia maestra, che si giudica che sia di valentissimo scultore antico, o di moderno nominato il Duca.
Questa chiesa è antica, ma non è di bella architettura, salvo il campanile, che è di architettura tedesca. All’entrare della porta nominata la porta dei Leoni vi sono due colonne, una torta a vite bellissima, e l’altra aggruppata.