Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo Caprara.
L’edificio, voluto da Girolamo Caprara, è tradizionalmente attribuito a Francesco Terribilia che lo terminò nel 1603; fu poi completato nel 1705 su progetto di Giuseppe Antonio Torri e del suo allievo Alfonso Torreggiani; lo scalone viene anche attribuito Antonio Laghi. Al piano nobile si conservano belle tempere di Pietro Paltronieri detto il Mirandolese, Vittoria Maria Bigari (1720 c.) e Bernardo Minozzi. Qui nel 1805 fu ospitato Napoleone, che acquistò il palazzo l’anno seguente.
Indirizzo:
via IV Novembre, 22
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Casa degli Amorini.
Li 12 febbraio 1491 Antonio del fu Domenico Amorini, compra da Enea del fu Giacomo Mogli la metà per indiviso con Giacomo, Gaspare e Prospero dall’Armi, una casa con corte e due botteghe sotto S.Antonino nella via di Porta Nuova. ed altra casetta in confine dell’orto della predetta, per lire 507, 13, 10; rogito Paolo Schiappa.
Prospero del fu Giovanni dall’Armi vende l’altra metà al detto Amorini li 18 febbraio 1491 per lo stesso prezzo, ed a rogito dello stesso notaio. Il ricco banchiere Matteo d’Antonio, ampliò questo palazzo ed obbligò li suoi eredi ad abitarlo. Confinava la via di Porta Nuova a settentrione, li Caprara mediante vicolo a ponente, la via Agresti a mezzodì, e la casa dei Notari ad oriente, destinata ad officina per vender sale. Matteo vedendo mancare lui vivente la sua successione, testò il mercoledì 8 dicembre 1568. rogito Tommaso Passarotti e Gio. Battista Rinieri, instituendo eredi Alessandro e Giulio Cesare di Domenico di lui nipoti ex fratre, ed ordinò che mancando gli eredi istituiti e con perpetuo fedecomesso sostituiti, gli uffiziali dell’opera dei Vergognosi, del Monte di Pietà, nonchè della fabbrica di S.Petronio e li Priori pro tempore dei collegi civile e canonico in concorso del vicario del vescovo di Bologna si inbussolassero 17 giovani fra li 12 e 18 anni, legittimi e di buona opinione e fama, tratti dalle seguenti famiglie:
Bargellini, Fantuzzi, Lupari, Bianchetti, Fava, Orsi, Bianchini, Foscarari, Pepoli, Bolognetti, Ghisiglieri, Zambeccari, Bolognini, Grassi, Zani, Cattani, Lodovisi.
Che due di questi dovessero estrarsi a sorte per succedere alla sua eredità, rinnovando artifizialmente la di lui famiglia, con assunzione del cognome, stemma, e nomi di Antonio Marcantonio Amorini, chiamandosi anche figli di Matteo Amorini. All’ultimo di questi morendo senza figli, sostituì l’ospedale dei Mendicanti, per una quarta parte, e li PP. dell’Annunziata, le Suore del Corpus Domini ed il Monte di Pietà, per le tre altre quarte parti. Morì il testatore li 10 novembre 1573, e fu fatto l’inventario legale li 8 febbraio 1574 della di lui eredità, a rogito Ippolito Fibbia.
Alessandro Amorini comprò li 2 dicembre 1582 da Cesare Mezzovilani e da Ginevra Stiatici, Jugali, per lire 5500, rogito Camillo Bonamici, una casa in Porta Nuova sotto S.Antonino; e li 5 ottobre 1584 transigette con Domenico Catellani per certi muri di confine delle lor case dalla parte della via degli Agresti, a rogito Ippolito Fibbia.
Li 18 agosto 1583 ottenne suolo per mettere in linea le colonne del suo portico in Porta Nuova.
Alessandro di Virgilio morì li 30 maggio 1654 e fu l’ultimo degli Amorini, famiglia probabilmente orionda di Toscana, e che si comincia a conoscere in Bologna per un pellegrino innalzato alla carica di Gonfaloniere di giustizia nel 1390.
1654. Li 8 giugno. Alla presenza del legato Lomellini fu fatta l’estrazione voluta da Matteo, che favori il conte Gioseffo Maria del Senatore Alessio Orsi, e Giovanni Andrea di Taddeo Bolognini. In un inventario legale fatto li 10 febbraio 1657, a rogito Giacomo Pilla, si descrive, una casa nobile con piccola annessa sotto S.Salvatore, altra piccola annessa con stalla sotto S.Arcangelo, ed annesse entrambe alle dette case (di dietro) confinante la via che va alla piazza, li Caprara e li Zeneroni.
L’Orsi mori li 14 dicembre 1695 senza figli, per cui l’eredità Amorini si concentrò per intero nei Bolognini.
1715. Li 10 settembre. In questo palazzo Amorini fu collocato l’ufficio delle Poste e vi stette per molti anni. Il marchese Antonio Amorini Bolognini, con chirografo di Papa Clemente XII, alienò la casa nobile e la casa annessa degli Amorini per la somma di lire 32566, rogito Angelo Michele Bonesi, alla contessa Maria Vittoria Caprara, la quale fece rimodernare le finestre del pian terreno, ed in parte la facciata, aggiungendovi il terzo piano, per quella parte che è occupata dalli quattro archi di portico dal lato del palazzo Caprara. Tale alienazione ottenuta con beneplacito pontificio, fu surrogata con altro palazzo come si descriverà altrove, sebbene i Bolognini avessero altro palazzo sontuoso, che è pure oggidì da loro abitato. La famiglia nobile Caprara si dice orionda da Reggio, o piuttosto da S.Martino di Caprara del territorio bolognese, pretendendosi che si chiamassero della Maddalena; Jacopo di Caprara vivente del 1280 si considera per lo stipite dei Caprara che finirono nel conte Niccolò del Senatore Carlo Francesco, morto li 23 aprile 1724. L’unica sua figlia ed erede Maria Vittoria, sposò li 23 gennaio 1723 il marchese Francesco di Raimondo Montecucoli modenese, suo cugino, e gli fu ingiunto l’obbligo di assumere il cognome e Io stemma Caprara. Questo innesto non è stato di lunga durata, essendo cessato nel conte Carlo Francesco di Nicolò iuniore, morto in Milano li 29 maggio 1816 lasciando una sola superstite, la contessa Vittoria di lui figlia ed erede. Il predetto conte Carlo Caprara vendette a Napoleone Bonaparte l’anzidetto palazzo e le sue aderenze li 3 novembre 1806 per.
L. 497. 359. 18. 1.
i mobili per L. 162. 221. 8. 9. ed i quadri per
L. 55. 157. 11. —
Totale L. 714. 740. 37. 10
pari a scudi romani 102, 146, 1, rogito Pietro Lonati, notaro di Milano.
Questi stabili fecero parte di un ducato detto di Galliera, eretto da Napoleone a favore della primogenita del principe Eugenio Beauharnais, la quale maritatasi al principe Reale di Svezia, figlio del generale Bernadotte, poi Carlo Re di Svezia, glielo ha portato in conto della sua dote.