Una delle tante glorie tipografiche del passato a confusione delle presenti. Le preziose edizioni lasciateci da un Azzoguidi, da un Ugo de Ruggeri, dal Bonardo, da Caligula Bazeliero, da Platone de Benedicti , da Gio Battista Faelli, da Ettore Benedetti, e da tant’ altri che ponevano ogni lor cura onde tramandare ai posteri ricordanze imperiture offrono un ben doloroso confronto alla non curanza dell‘oggidì che potrebbe risolversi in ispiegato decadimento. Quasi tutte le nostre odierne tipografie applicantesi a lavori di poco conto ma lucrosissimi sono proprietà di uomini facoltosi, in breve spazio di tempo arricchiti, ma che non lascieranno di loro opere che valgano la pena di ricordarli poi. La sola Società dei Compositori, sortita pur essa dal popolo ma con ispirazioni ben diverse da quelli, stende la mano fraterna al modesto editore che di misurate forze a lei ricorre, e da questa almeno è a ripromettersi col tempo emulata la solerzia e valentia di coloro che furono e saranno mai sempre rammentati quali amorevoli figli, e benemeriti cittadini di questa nostra illustre Città.