Diamo qui questo curioso ed importante documento, nella sua originale dizione, riferentesi al qui sopra precetto, che ne informerà della forma degli atti di quei dì.
PIO EPISCOPO SERVO DE’ SERUI DI DIO
à perpetua memoria.
La gente Hebraica sola già dal Signore eletta, che infusa de ragionamenti divini fosse partecipe de misterii celesti, quanto più sopravanzo, à tutte l’ altre di gratia, e dignitade, tanto di poi per la sua incredulità ragionevolmenie disprezzata, et vile fu gittata al basso. Perchè venendo la pienezza del tempo perfida, et ingrata empiamente riprovò il suo Redentore morto d’indegna morte. Onde perduto il Sacerdotio, levata loro l’autorità della legge, e scacciata delle proprie case; le quali come abondanti di Latte, et di Mele il Clementissimo. e benignissimo Dio insino da loro primi anni gli havea apparechiato, errando già tanti secoli per lo mondo odiosa, ingiuriata, et villaneggiata pur si vede esser costretta, come vilissimi schiavi essercitare ogni brutta, e vituperosa arte per procacciarsi il vivere. Ma la pietà Christiana compassioneuole di si fatto caso, humanissimamente le ha concesso la sua vicina prattica, accioché per la continua lor vista , la memoria della passione del Signore più spesso si rappresenti ne gli occhi de’ fideli; et essa insieme da gli essempi della dottrina, et dalle ammonitioni più largamente sia invitata alla conversione, et alla salute, la quale è promessa per l’ oracolo del Profeta alle reliquie d’ Israele, che se scacciata dalle sedi de Christiani si rifuggisse alle genti, che Christo non conoscono ogni volta più lunge si sarebbe dalla salute sua. Ma la loro empietà dotata di tutte le pessime arti è venuta à tanto, che già per la commune nostra salute faccia di mestiero con subita prestezza porger rimedio a tanto male. Perchè lasciando da parte le varie sorti d’ usure, colle quali gli Hebrei hanno ridutto in nulla la sostanza de’ poveri Christiani, assai chiaro, et noto ci pare essi essere ricettatori di rubatori, et ladri, et loro complici, come che i furti non solo di cose profane, ma anco di quelle che servono al culto divino, acciò non siano conosciute overo per qualche tempo nascondono, ò altrove trasportano, ò pur in qualche modo si sforzano di trasformare; et alcuni ancora sotto pretesti di negotii conuenienti al loro essercitio entrando nelle case di honorate famiglie molte lor donne corrompono con turpissimi ruffianesimi; et quello ch’ è sopra ogni cosa pernitiosissimo essi inchinati a sortilegii incantesmi, à magiche superstitioni, et maleficii fanno credere a molti incauti , et sciocchi con diabolici prestigii di potere indouinare le cose future, ritrovare furti, thesori, et robbe nascose, et di potere intender molte cose, che in nessun modo ad huomo mortale sono concesse di sapere. Ultimamente assai ci è manifesto, et chiaro con quanto disprezzo ,questa perversa gente ascolti la memoria del nome di Christo, et quanto lor siano in fastidio quelli che da tal nome si chiamano, et alfine con quanti inganni alla loro vita tendano insidie. Da queste, et altre molto più gravi cose addotti, et commossi dalla grauezza delle loro sceleranze, che ogni giorno più vanno crescendo in gran ruina delle nostre Cittadi; considerando cotal genti fuor che per certi mediocri trafichi orientali à nessuna nostra Repubblica essere giovevoli : et à nostri Popoli, che per qualche spatio di loco sono da noi lontani esser molto più utile udire il lor nome, ribalderie, et miserie per relatione, che da caritade alcuna commossi dar loro ricetto benigno, con l’ autorità delle presenti commandiamo, che tutti gli Hebrei tanto maschi quanto femine fra lo spatio di tre mesi dopo la publicatione delle presenti lettere al tutto debbiano partirsi d’ ogni loco suddito al nostro dominio temporale, et di tutti i luochi sotto esso consistenti, et di tutte le Cittadi, et Territorii di Domicelli, Baroni, et altri Signori temporali nostri sudditi ancora hauenti mero, et misto imperio, et podestà di vita, et di morte, ò qual si voglia altra giurisditione, ò essentione. I quali tre mesi passati qualunche di essi, ò terriero, ò forastiero, ò presente, ò futuro sarà mai trouato in qualunche Città del nostro dominio, ò in qualunche terra, ò luoco d’ esso etiam che fosse di Domicelli, Baroni, Signori, et altri essenti, sia al tutto spogliato d’ ogni sua robba da applicarsi al Fisco, et sia fatto schiavo della Chiesa Romana, et messo in perpetua servitù. Si che la detta chiesa debbia godere la istessa podestà sopra di essi che gli altri Signori nelli Shiaui, et serui loro : eccetto solamente la Città di Roma, et Ancona, ove solo concediamo quei soli Hehrei, che di presente v’ habitano per mantenere la predetta memoria, et perseguitare, i trafichi orientali, et simili negotii s’habbiano da tolerare, con questo nondimeno che osservino le nostre, et altre canoniche constitutioni de’ nostri predecessori, che favellano d’essi, altrimente caschino nelle pene tutte, che in dette constitutioni si contengono, le quali a questo effetto innoviamo, perche habbiamo speranza, che quelli che sono prossimi al nostro conspetto, et di questa sede per tema della pena si guarderanno di mal fare: e in questo mezo alcuni (come per nostro conforto à molti insino à qui è accaduto) con alegrezza conosceranno il lume della verità. Ma gli uni non pratichino con gli altri, ne questi trapassino per alcun tempo in altro loco del nostro dominio, ne diano ricetto ad alcuno de gli scacciati se non vogliono provare il giogo della servitù, et li supplicii minacciatili. Comandiamo adunque à tutti di tutte le nostre provincie Cittadi, e luochi del nostro dominio Legati, Governatori, Presidenti, Pretori, et Magistrati, et Ordinarii de’ luochi, Domicelli, Baroni, Signori, et esenti predetti, et à qualunche altro à cui ciò si pertenga, che ciascuno da se senz’altro nostro comandamento, o dichiaratione di volontà, subito le predette cose essequiscano, et guardino molto bene, che per l’ auenire nessuno Hebreo ritorni, ò venga alle dette provincie, Città, et luoghi etiam di Domicelli, Baroni, et altri Signori predetti per qual si voglia causa. Ma tutti gli Hebrei etiandio quelli che hora sono in Roma, et in Ancona, passati i prossimi tre mesi, che saranno trovati in qual si voglia altra parte del detto nostro dominio, ancor che fosse del dominio temporale di detti Domicelli, Baroni, Signori, et esenti subito in perpetua servitù della detta Chiesa siano rimessi ; alli quali ancora si minacciano più gravi pene capitali acciò gli altri imparino da loro, ciò che importi il disprezzare stoltamente questa nostra prohibizione. Non obstante constitutioni, ordinationi Apostoliche, leggi communi, ò municipali delle provincie, Città, ò luoghi predetti, ne ancora con giuramento della Camera Apostolica, ò fermati di qual si voglia altra fermezza, overo statuti, consuetudini, et conventioni con Hebrei, ò loro universitadi, etiam promessi sotto fede publica, et privilegii ancora indulti essentioni, et lettere Apostoliche à essi, ovéro à predetti Domicelli, Baroni, et Signori, et alle loro Città terre, et luochi, et popoli per qual si voglia Romano Pontefice predecessor nostro, o per noi, et la Sede predetta, ancora di proprio motu, et di certa scientia, et di plenitudine della potestà Apostolica, ò altrimente in qual si voglia modo, et sotto qualunche tenore, et forma, et per qual si voglia causa etiandio onerosa, et con restitutioni, preservationi, et derogatorie delle derogationi, et con altre clausule ancora più forti, efficacissime, et insolite ancora irritanti, e altri decreti in genere, o in spetie quante volte si voglia confermati concessi, et più spesso iterati, et innouati, le quali cose tutte, et ciascuni di esse, ancora che di loro, et de tenori loro si douesse fare spetiale, specifica, espressa, et individua mentione ancora di parola in parola, non che per clausule generali, ò altra maggiore espressione per virtù di queste spetialmente, et espressamente rivochiamo, et caucellamo non altrimente che se i loro tenori di parola in parola fossero inseriti nelle presenti, havendole come se espresse fossero quantunque volta potessero obstare, impedire, ò diferire le presenti, overo altrimente contrastarli. Et tutto quello che altrimente per qualunche si sia, accadesse attentarsi, ò in pruova, ò ignoratemente dichiariamo esser vano, et di nulla forza insieme con ogni altra cosa in contrario. Ma vogliamo che le copie delle presenti ancora stampate si divulghino, et segnate di mano di publico Notaio, et di qualunche Corte Ecclesiastica, ò del Sigillo del Prelato facciano al tutto quella istessa fede in tutti i luoghi, che farebbono le presenti se fossero rimesse, et palesate. Ne sia lecito ad alcuno squarciare questa pagina della nostra concessione precetto innovatione, comandamento, significatione, revocatione, abolitione, decreto, et volontà, overo temerariamente contravenirli. Che se alcuno presontuosamente attentarà di farlo sappia di dovere incorrere nella indegnatione dell’ Onnipotente Iddio, et de suoi beati Apostoli Pietro et Paulo.
Dato in Roma presso a San Pietro l’anno della Incarnatane del Signore Mille cinquecento sessanta nove à 26. di Febraio I’ Anno quarto del nostro Pontificato.
Cesar Glorierio.
L’anno della Natività del Signore 1569. Inditione 12. in Sabato a 26. di Febraio nel Pontificato del Santissimo Padre in Christo, et Signor nostro Pio per divina providenza Papa Quinto nell’ Anno Quarto le retroscritte lettere furono affisse, e publicale alle porte della Cancellaria Apostolica all’incontro di Campo di Fiore, secondo l’usanza per noi Bartolomeo Sotto casa, e Gio.andrea Roggiero Cursori Apostolici.
Christiano di Monte Mastro di Cursori.