Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Prima di dar termine alle notizie risguardanti la via Val d’ Aposa, non si vuoi omettere di parlare del Broilo dei Maccagnani, dov’era la chiesa di S.Simone dei Maccagnani, sotto la qual parrocchia vi furono le case della detta famiglia, e quelle dei Porti, dei Marescotti antichi e di un ramo Dalla Fratta. Al N. 107 di Strada S. Mamolo si è dello che Carlo del fu Cambio Zambeccari, famoso dott. in leggi, ebbe una casa con casetta contigua, poste ambedue sotto S. Giacomo dei Carbonesi, nella via detta contrada di S. Procolo, che confinavano colla detta via, reputata per quella di S. Mamolo, colla via detta Broilo dei Maccagnani di dietro. Rogito Antonio da Castagnolo delli 3 giugno 1400. Si trova un rogito di Azzo Bualelli in data del 18 settembre 1393, nel quale si ricorda una contrada detta Bruolo sotto S. Giacomo dei Carbonesi, ossia di S. Martino della Croce dei Santi. Le case del dott. in leggi Pietro di Giovanni Cola d’Ancarano erano in Val d’Aposa (Vedi N. 261), e confinavano con due strade. La giurisdizione parrocchiale della chiesa di S. Simone dei Maccagnani fu unita a quella di S. Martino della Croce dei Santi, come si ripeterà in appresso, e questa piccola parrocchia s’ estendeva a tutto il N. 262 in via Val d’ Aposa, e al di là del detto numero andando verso mezzogiorno cominciava quella di S. Mama. Queste notizie perciò c’inducono a credere che il Broilo dei Maccagnani o era nella via Val d’ Aposa, o questo Broilo era un vicolo intermedio fra la strada di S. Mamolo e quella di Val d’Aposa.
Che in questi contorni vi sia stata una strada, lo dice il Masina ristampato dove tratta della circonferenza di Bologna del secolo XI, ed afferma appunto che trovavasi fra i numeri 105 e 106 della strada di S. Mamolo e terminava in Val d’ Aposa, soggiungendo che si chiamasse Val di Brigola. Si osservi però che questa direzione è da levante a ponente, e che le case di S. Mamolo di Val d’ Aposa non potevano confinarvi di dietro, ma solo lateralmente.
Nella via Trebbo dei Carbonesi al N. 385 si troverà che vi sboccava nel 1380 la via ora chiusa, che dicevasi Val di Brigola, la cui direzione era da settentrione a mezzogiorno.
Finalmente in via Val d’ Aposa nel 1591 e 1601, a rogito Pietro Sacchi, vi era una casa presso la via Urbana, che confinava con un vicolo che un rogito di Ettore Cattadini del 1608 lo dice vicolo morto. Le notizie suesposte devono persuadere che la via Belfiore e quella dietro il convento del Corpus Domini in linea della nuova strada Urbana, non potevano essere il Broilo dei Maccagnani, e che questo Broilo o era nelle vicinanze di Val d’ Aposa, o in una parte di questa stessa via, perché non è raro il trovare anticamente che porzione di una strada, oltre il nome della sua totalità, avesse in qualche parte un nome particolare di Trebbo, o di Broilo, di una famiglia che vi abitasse. Si fa riflettere ancora che se il Broilo dei Maccagnani fosse stato in Belfiore e nella strada detta via del Corpo di Cristo, si sarebbe citato in qualche rogito delle tante compre fatte dal 1365 al 1367 per la fondazione del Collegio di Spagna, o il Broilo stesso, o la chiesa di S. Simone dei Maccagnani. Interessando i dettagli raccolti sugli stabili del Broilo suddetto, si riportano le seguenti notizie:
1303, 28 gennaio. Gabrielle del fu Bartolomeo Marescotti aveva casa grande in cappella S. Mamolo, e confinava colla casa del monastero di S. Procolo, con quella del fu Gherardo Marescotti, e colla via. Altra casa in confine della suddetta, e di quella che fu del dott. Bonrecupero Porti, del Broilo dei Maccagnani, e della via pubblica.
I Porti, o dal Porto, ossia d’ Azzone, avevano case presso il Broilo dei Maccagnani nel 1265. La casa dei Porti, o dal Porto, e cioè dei discendenti del famoso Azzone, vien rammemorata da un rogito del 28 gennaio 1303, nel quale si dice che la casa grande di Gabrielle del fu Bartolomeo Marescotti confinava con uno stabile del monastero di S. Procolo, col fu dott. Bonrecupero Porti, col Broilo dei Maccagnani e colla via pubblica.
La famiglia magnatizia della Fratta si divise in due rami, uno dei quali abitava in cappella Sant’Antonino di Porta Nova dove fu l’ osteria, ridotta poi a stallatico, detto dei due Gambari, nell’antica via Fieno e Paglia, in oggi detta della Piazza del Carbone; l’ altro stava sotto la parrocchia dei Santi Simone e Giuda dei Maccagnani presso S. Paolo. I Montalbani appropriandosi il cognome della Fratta pretesero di far rivivere quell’illustre famiglia, ma errarono di molto. L’ avolo del dott. Ovidio Montalbani era muratore e si sottoscriveva “Io Vincenzo Alicorni, detto il Rosso di Montalbano”.
Un rogito di Tommaso di Pietro Tancredi, in data delli 14 novembre 1300, tratta della compra fatta da Orabile del fu Alberto di Gualterino Maccagnani da Giacomo del fu Bartolomeo Boateri e da Rainerio del fu Delfino, di una casa grande in cappella di S.Simone de’ Maccagnani. Confinava colle vie da due lati, coi casamenti di Dinadano e di Filippo Maccagnani. Più un’ altra in detta cappella, in confine della via pubblica, della chiesa di S.Simone de’ Maccagnani, di Alessandro Torelli, e di Guido Simopizzoli.
Un rogito di Giacobino da Parma deIli 10 febbraio 1307 riguarda i predetti stabili comprati per L. 305 da Rainero del fu Delfino Dal Ponte, ma sembra assolutamente che debba leggersi dal Priore, e venduti da Giacoma del fu Alberto di Gualterino Maccagnani sorella di Orabile. In detto rogito è pure descritta una casa posta in cappella di S. Simone de’ Maccagnani. Confinava colla via, con Dinadano Semipizzoli, e con Filippo Maccagnani. Più un’altra casa in detta cappella, che confinava colla via pubblica da due lati, colla chiesa di S. Simone, con Alessandro Torelli e con Guido Semipizzoli. Il Rainerio del fu Delfino concorse alla vendita del 1300, e figura il solo compratore nel 1307, lo che fa credere che il primo contratto fosse con patto di francare.
La chiesa di S. Simone de’ Maccagnani sussisteva come parrocchia anche nel 1366.
Nel 1408 si trova che Ecclesia Sancti Simeonis de Maccagnanis evanuit poi si dice la sua giurisdizione era già unita a quella della chiesa di S.Martino dei Santi ius patronato dei Torelli. I Torelli stavano sotto la parrocchia di S.Simone dei Maccagnani, come vien comprovato dai rogiti summenzionati, e secondo un’antica memoria del 1142 si sa che avevano torre e possidenza nella situazione dove è ora la chiesa di S. Paolo.
La parrocchia di S. Simone de’ Maccagnani era racchiusa entro quelle di San Giacomo de’ Carbonesi, di S. Mamolo, di S. Cristoforo delle Muratelle, e di San Martino deIla Croce dei Santi, le quali, prese in complesso, davano una popolazione ben ristretta; dunque piccola, anzi piccolissima, doveva essere quella di S.Simone, che forse era un simile di S.Cattaldo dei Lambertini che aveva cinque case, e forse cinquanta parrocchiani.
Si conclude dunque che è molto probabile che il Broilo dei Maccagnani fosse un vicolo racchiuso entro l’ isola dal Trebbo dei Carbonesi alla via Calcavinazzi, e da S. Mamolo a Val d’ Aposa, se non era una località di Val d’ Aposa cosi detta a quei giorni.