Ghisilieri, famiglia antica che si propagò a Roma, Iesi, Osimo, Perugia, Mantova, Siena, Torino, Vicenza, Pavia, e Bosco.
Il ramo senatorio godè il patronato della chiesa del Borgo.
Il palazzo, e beni Altedo erano fidecomissari.
Lodovico Iacobilli scrisse le vite di quattro uomini illustri dei Ghisilieri, e le stampò in Todi nel 1661, in 4°. Cesi Emilio fece un elogio genealogico di 112 uomini illustri dei Ghisilieri, stampato in Todi nel 1651, in 4°.
Avevano capella e altare, dedicato all’ Annunziata, nella chiesa della Misericordia fabbricata dagli antenati di Lippo Ghisilieri, che morì circa il 1620.
Avevano pure capella e sepoltura in S. Francesco.
Ebbero il senatorato nel 1506.
Nel 1573 Camillo di Giorgio era della parrocchia di S. Martino Maggiore. Nel 1580 Achille di Coriolano era della parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, e nel 1582 Carlo di Bonaparte era della parrocchia di S. Salvatore.
Ramo Senatorio. Abitava nella via che da Porta di Castello va a S. Pietro. Questo palazzo fu rimodernato nella facciata dal senator marchese Filippo Carlo, ma il di lui figlio marchese senator Francesco lo cedette in transazione al sig. Valerio Sampieri. Vi ritenne però la sua abitazione in qualità d’ inquilino.
Aveva pure palazzo, che fu poi diroccato, e divenne un guasto in faccia alle monache di S. Gervasio, ove è ora la macellaria, ed apparteneva anche ultimamente al senator Ghisilieri. Dopo che furono diroccate le case abitò sempre nel suddetto palazzo da S. Pietro. Furon fatti marchesi nel 1700.
Nel predetto palazzo sono conficcati nei muri della loggia due pezzi di tubo, o acquedotto di Piombo, trovati nel 1654 nelle sue cantine con inscrizione indicante ove era la Rocca fabbricata da Asclepio commissario Imperiale.
Il detto ramo aveva pure il palazzo e la tenuta di S. Carlo nel Comune di Sant’Agostino, il palazzo, e beni nel comune del Borgo in luogo detto Ravone, detto già Madonna del Pilastrello, con casamenti, botteghe, pilla, e osteria del Chiù in faccia.
Ramo di Virgilio. Il suo palazzo era in Strada S. Felice.
Virgilio iuniore vendette questo palazzo ai Malvasia con beneplacito, e il prezzo fu erogato in compre di beni a Sant’ Agostino nel 1544.
Avevano palazzo e beni in Altedo nel 1523, che furono poi venduti ai Calvi nel 1544. Nel 1605 Luigi di Francesco Maria abitava sotto la parrocchia di S. Giorgio in Poggiale. Questo ramo si estinse.
Ramo di Francesco. Abitava dalla Volta dei Barberi. Il suo palazzo fu diroccato per l’uccisione di Annibale Bentivogli, e vi restò un guasto, sopra del quale nel 1531 si cominciò a fabbricarvi il monastero e la chiesa dei Santi Gregorio e Siro. Questo è il ramo di S. Pio V.
Ramo di Gualengo, oggi estinto. Fini nel P. Ettore filippino. Secondo il suo testamento delli 10 aprile 1665, fatto a rogito di Bartolomeo Marsimigli, i suoi beni passarono in amministrazione al Monte di Pietà, e in oggi sono amministrati dai due Capitoli di San Pietro e di S. Petronio, distribuendo le rendite per due terzi al Capitolo di S. Pietro, e per l’altro terzo a quello di S. Petronio.
I beni di questo ramo erano a S. Donnino, e a S. Martino in Argine.
Il loro palazzo era sotto la parrocchia di Sant’ Arcangelo, poi compreso nel recinto delle suore di Santa Margarita, ed era situato nell’ angolo delle due strade, l’una che va a S. Paolo, e l’altra verso S. Salvatore, sopra tre colonne di marmo nero, che sono state imbiancate.
Furono fatti conti di Castel Falcino nel 1607.
Le bellissime pitture che sono nella sagristia dei Padri della Madonna di Galliera sono legato del P. Ettore suddetto, con proibizione di venderle. Questo Ettore fu figlio del senatore conte Gualengo.
Ramo di Lippo. La sua casa era in Galiera rimpetto agli Aldrovandi, ed è quella che era dei Buglioli, ed ultimamente del senatore marchese Marsili Duglioli.
Nel 1547 questa casa fu fatta saltare in aria.
Prima dell’uccisione di Annibale I Bentivogli il palazzo di questo ramo era situato ove è oggi la chiesa di S. Gregorio. Fu spianato per detta uccisione nel 1445, poscia Lippo Ghisilieri donò questo guasto nel 1530 ai canonici di S. Giorgio in Alega, per fabbricarvi la chiesa predetta di S. Gregorio.
Questo ramo aveva beni a S. Martino in Soverzano, a Maccarello e a S. Vitale.
Si estinse in Lippo di Alessandro, che instituì erede il ramo di Gualengo nel 1616.
Ramo del conte Alessandro. Abitava nella strada che da S. Felice volta verso lo Spirito Santo, allo scoperto.
Questo ramo si estinse in Camilla moglie del senatore Guidascanio Orsi.
Aveva beni a S. Giorgio, e all’ Amola.
Ramo da S. Prospero. Porzia di Virgilio fu erede di questo ramo dopo la morte di quattro suoi fratelli, e l’eredità passò a Gio. Battista Davia suo marito, e con essa il palazzo abitato poi dai Davia.
Ramo di Carlantonio. Abitava da S. Tommaso del Mercato nella casa vicina alla residenza dell’ Opera dei Vergognosi.
Di questo ramo fu erede Gio. Francesco Rossi Poggi, poi il conte Francesco Fava. Il detto ramo discendeva da Nicolò Giorgio figlio bastardo di Francesco di Bonaparte Ghisilieri, e fratello di Virgilio senatore nel 1508.
L’ultimo di questo ramo fu Gabriele, morto nel 1715.
Ramo d’Alessandria, o di Pavia, marchesi del Bosco, e quelli di Roma.
Questo si crede il ramo di Francesco che uccise Annibale I Bentivogli, le cui case in Bologna furono diroccate. Questo ramo aveva il governo, e il giuspatronato del collegio Ghislerio in Pavia fondato da S. Pio. V.
Il detto ramo si estingueva circa il 1775.
Ramo d’ Assisi, oriundo dai Ghisilieri di Bologna.
Di questo fu la Beata Filippa compagna di Santa Chiara nel 1215.
Bonaparte di Virgilio, senator II, nel 1523 successe al padre ucciso. Ebbe in moglie Cleofe Fantuzzi. Morì li 18 ottobre 1541 essendo commissario di Monzuno. Il suo senatorato passò a Camillo Paleotti.
Camillo di Giorgio, senator V, nel 1573 era della parrocchia di S. Martino dell’ Avesa. Ebbe in moglie Camilla Orsi, che nel 1614 fondò, essendo vedova, un collegio per donne vedove e nubili, che non volevano nè maritarsi, nè monacarsi. Dopo la di lei morte fu soppresso questo collegio, che era ove ultimamente fu la compagnia di S. Gabrielle. Egli mori li 11 luglio 1607. Fu uomo di talento, e di molto coraggio.
Filippo Carlo di Francesco di Virgilio seniore, entrò senatore li 9 aprile 1550 in luogo di Andrea Casali. Fu marito di Pantasilea Crescenzi, romana, figlia del Cardinal Crescenzi. Li 20 agosto 1567 tu eletto in Senato ambasciatore residente in Roma, e partì li 23 settembre dell’anno stesso. Li 31 maggio 1569 arrivò a Bologna dopo diciotto anni di ambasceria. Nel 1573 fu uno dei soci della stamperia Bolognese. Li 30 ottobre 1574 fu rieletto dal Senato ambasciatore al Papa, e partì li 29 novembre susseguente. Fu della parrocchia di S. Bartolomeo di Palazzo nel 1560, e nel 1563. Morì li 7 giugno 1595.
Filippo Carlo del senator Francesco, senator VII, fu marito di Lucrezia Albergati, poi di Francesca Spada. Coltivò le lettere, accompagnò a Madrid il marchese Lodovico Facchinetti, colà inviato dal Duca di Parma. Fece testamento li 9 marzo 1655 nella Certosa. nel quale ordina di esser sepolto in S. Francesco.
Marchese Filippo Carlo del marchese Antonio, senator IX, prese possesso del senatorato li 30 settembre 1711 essendo ancora fanciullo, per rinunzia fatta dal marchese senator Francesco suo avo. Ebbe in moglie Isabella Calderini, poi Francesca Sampieri vedova Banzi. La Calderini morì li 28 novembre 1658 a ore 13. Egli morì il martedì 12 novembre 1765 a ore 17 3/4 dopo sette giorni d’ infiammazione di petto. Fu sepolto in S. Francesco. Suo padre Antonio era figlio bastardo del marchese Francesco Ghisilieri. Fu riconosciuto, e adottato per figlio dal detto marchese Francesco, il quale volendo dargli in moglie una dama distintissima, conchiuse il parentado con Ermellina Guidotti, e per ottenere l’intento si dichiarò nell’istrumento aver essa avuto 10000 scudi romani in dote. Si sposarono li 21 aprile 1704 con intervento dei parenti. Si separò poi dalla moglie, facendosi essa Salesiana in Modena, dove morì, ed egli sacerdote. Fu dottore in legge canonica, lettor pubblico, e del Collegio dei Giudici. Li 15 gennaio 1706 ebbe un figlio maschio. Nel 1710 fu Anziano là prima volta col Gonfaloniere Obice Guidotti. L’Assuntaria dei Magistrati fece qualche difficoltà a passarlo essendo bastardo, ma i legali risposero che essendo legittimato poteva conseguire quest’ onore. Li 4 settembre 1729 fu consacrato Vescovo d’ Azoto in S. Petronio dal Cardinal Giorgio Spinola Legato di Bologna. Mori li 16 maggio 1734.
Francesco Maria di Filippo Carlo, senator IV, fu marito di Francesca Facchinetti. Prima di essere senatore, li 14 gennaio 1583, era stato fatto avvocato concistoriale, e nel 1595 dottor in leggi, e referendario. Fu aggregato al Collegio dei giudici. Era della parrocchia di S. Pietro. Morì li 8 febbraio 1603, e fu sepolto in S. Francesco.
Marchese Francesco del senator Filippo Carlo, senator VIII, ebbe in moglie Francesca Albergati. Fu fatto marchese. Contrastò ai Calvi il palazzo, e beni d’ Altedo, da loro comprati per L. 34650, per ragioni di fidecommesso, ma la causa fu decisa a favore dei Calvi. Fu a Roma colla moglie I’ anno santo, e tornò a Bologna li 6 luglio. Riconobbe e adottò un suo bastardo, che nel 1740 lo maritò ad Ermellina Guidotti. Li 20 febbraio 1708 fu mastro di campo della giostra alla quintana, e nel 1710 padrino del senator Ghisilieri alla giostra del rincontro. Li 30 settembre 1711, avendo ottenuto il Breve dal Papa, rinunziò il senatorato a suo nipote Filippo Carlo figlio di Antonio suo figlio naturale, e in detto giorno il senator Obice Guidotti ne prese possesso a nome del fanciullo d’anni 5, il quale dal breve era obbligato a far gli ingressi da Gonfaloniere secondo il turno, ma che fosso rappresentato dal Guidotti durante la sua minorità. Raccolse con gran spesa preziose pitture, e stabilì nel suo palazzo una pubblica accademia di pittura, ove ognuno poteva disegnare e ritrarre ignudi l’uomo e la donna. Cominciò quest’ accademia l’anno 1686 sotto quattro direttori, cioè Gio. Battista Bolognini, conte Carlo Malvasia, Emilio Taruffi, e Lorenzo Pasinelli. L’ accademia aveva per insegna un sole alzato non molto fuori del mare, ed un arco celeste col motto “Mille Trahit” e sotto gli Ottenebrati. I giovani che vi concorrevano erano divisi in due classi. A ciascuna classe proponevasi un argomento da rappresentarsi in disegno, diffìcile e copioso alla prima, non così alla seconda classe. In certo tempo poi i direttori giudicavano qual fosse il migliore in ciascuna classe, e a chi fatto aveva il miglior disegno davasi una medaglia d’oro di molto valore, ma più costosa quella di prima classe che della seconda, e in questa da una parie era impressa l’arma dei Ghisilieri, e dall’ altra l’impresa dell’accademia. Ma perchè tali istituzioni, come accade il più delle volte, invece di essere uno stimolo all’avanzamento dello studio, sono semi di querele, e discussioni, si stancarono i direttori, si nauseò il senator Ghisilieri, e l’accademia dopo alcuni anni ebbe fine.
Il detto senatore Filippo fu instituito erede usufruttuario dal P. Ettore Ghisilieri, e morì li 23 febbraio .1712.
Marchese Francesco Pio del senator marchese Filippo, senator X, si maritò li 4 giugno 1764 colla marchesa Leonarda del senator Girolamo Cospi.
Conte Gualengo del senator Camillo, senator VI, marito di Dorotea dal Giglio, fu fatto conte di Castel Falcino circa il 1607. Fu mastro di campo nel torneo dato nel 1628, e nel 1632 fu padrino in altro torneo. Era padre del P. Ettore Ghisilieri. Fu dottor in leggi, inclinato alle lettere, e all’esercizio delle armi. Andò col senatore Gio. Angelelli ambasciatore a ricevere l’Arcivescovo Alessandro Lodovisi, che veniva da Milano nel 1618. Si distinse per il nobile suo trattamento, e per I’ eloquenza nel dire. Fu uno degli ambasciatori spediti a Gregorio XV nel 1621.
Virgilio di Francesco di Bonaparte di Nicolò di Lambertino di Gerardo, senator I, marito di Laura Banchetti, fu uno dei quaranta senatori creati da Giulio II nel 1506. Era stato creato cavaliere da Giovanni II Bentivogli. Nel 1508 fu ambasciatore al Papa, ma non fu allora molto accetto, in seguito però lo fece suo tesoriere in Bologna. Nel 1511 fu di nuovo ambasciatore al Papa, indi dimesso dal senatorato dai Bentivogli, poi rimesso in carica nel 1512 da Leone X. Li 20 aprile 1513 diede sigurtà di pagare la somma di scudi 5000 ogniqualvolta non si presentasse in Senato. Nel 1514 fu di nuovo eletto ambasciatore al Papa. Nel 1518 fu carcerato, poi rimesso in libertà collo sborso di scudi 5000, e a condizione di non partir da Bologna. Li 26 aprile 1523 fu ucciso da Alfonso Malvezzi, e il suo senatorato fu dato da Clemente VII a Bonaparte suo figlio. Possedeva terreni e casamenti a Ravone fuori porta S. Felice nel 1507, dove sul ponte di detto torrente riattò un oratorio, che esisteva fino dal 1302, detto la Madonna del Pilastrello, e li 14 marzo 1507 lo concesse ai Padri Serviti acciò l’ufficiassero, ma non vi si fermarono molto, perchè nel 1510 passarono a S.Giorgio in Poggiale. Nel 1512 fu uno degli ambasciatori spediti da Bologna a Roma, dopo l’ultima uscita dei Bentivogli, per chiedere perdono a Giulio II, e l’assoluzione dalla scomunica, e fu esso che fece I’ orazione al Papa. Era della parrocchia di S. Gervasio.