Cattani, o Cattanei. Ebbe questa famiglia il senatorato nel 1468, fu nobilissima, e potente, rimontando il suo stipite al secolo XII.
Enrico V gli concesse di poter riedificare Monteveglio, confermandogli i privilegi di cui gli aveva insigniti Federico Barbarossa e la contessa Matilde. Diede loro, e rinnovò le decime di tutte le terre, vigne, e fabbricati del Borgo d’ Ariano, cominciando da Castelfranco a ponente di sopra, sino al Molino Nuovo ritornando per la via del Borgo, di sotto sino ad Abrada della Badia di Nonantola, terre tutte che erano sottoposte al Castello di Manzolino. Questo privilegio fu da Enrico V Imperatore impartito a Sinibaldo e Pietro Cattanei fratelli, per sè e pei suoi eredi, nel 1196.
Un ramo Cattani fini in due donne, Sulpizia maritata negli Albergati, ed Ippolita nei Grassi. La loro casa nella via dei Malcontenti, sotto la parrocchia di S. Tommaso del Mercato, fu venduta nel 1704 dal marchese Achille Grassi marito d’ Ippolita Cattani che ne era erede, a Domenico Negri, per L. 12000.
Altro ramo Cattanei possedeva la torre dei Cattanei con terre annesse. Pantasilea Cattanei lasciò la torre al conte Gio. Calderini suo nipote ex sorore, e ai quattro di lui figli, Federico, Nicolò, Gio. Andrea e Carlo Andrea, morti i quali sostituì Camillo ed Antonio Cattanei, e loro discendenti maschi, e mancati pur questi, i Padri di S. Gio. in Monte.
Camillo ed Antonio Maria Cattanei mancarono senza figli maschi, mentre vivevano ancora i quattro figli Calderini, i quali proseguirono a godere la torre dei Cattanei, ma finalmente, dopo lunga lite, i frati rivendicarono la torre nel 1730 e la tenuta che era di tornature 432
La torre dei Cattanei era volta verso levante e posta sopra un poggio delizioso dominante tutta la pianura da quella parte, situata a dieci miglia dalla città fuori porta Sant’Isaia fra il Rio Tenzone ed il Martignone, e fra le chiese di Pregatoli e di S. Martino in Casola. Sulla porta vi era una lapide di macigno con queste parole : “Tugurium Elisei de Cattaneis“.
Una famiglia portò il cognome che realmente non era Cattanei, ma dei Manzi, ed assunse il cognome Cattanei, perchè Tommaso di Gio. Francesco Manzi fu istituito erede per metà da Carlo Cattanei mercante, nel 1520. Questo divise l’eredità di Carlo Cattanei con Gaspare d’Azzo Cattani altro coerede istituito per metà da detto Carlo. Ad esso Tommaso pervennero i beni e casino alla Mezzolara, che poi Diamante di Tommaso Cattanei di Isabella Campagna, ultima sua discendente ed erede, portò a Gio. Iacopo Grati suo marito, poi dalla casa Grati passarono ai Bolognini.
L’eredità dell’Albergati e della Grassi fu la casa in Bologna, possessione con palazzo a Bondanello, terreni con palazzi alla Barisella ed a Bazzano, il tutto tornature 730.
I Cattani ebbero porzione dell’eredità Duglioli che passò poi agli Albergati e Grassi. Toccò a Camillo Cattanei la tenuta di Vedrana, che passò poi ai Grassi, come pure la Boscosa e Barattino.
Alberto senator I, figlio di Sinibaldo dottor in leggi, fu nel settembre 1469, per la morte di Nicolò Aldrovandi, creato dei sedici, trovandosi allora risiedente in Siena, siccome pubblico lettore di quello studio, da dove fu tosto richiamato per occupare il posto conferitogli in patria.
Nel 1471 fu ambasciatore a Roma in unione di Alessandro Poeti, onde di là accompagnare in Bologna il nuovo Legato Cardinal Francesco Gonzaga. Andò pure nello stesso anno ambasciatore presso la Repubblica Veneta insieme a Scipione Gozzadini, per complimentarvi il Doge allora inauguratovi.
Nel 1471 fu uno degli ambasciatori spediti ad Ercole Duca di Ferrara in occasione delle sue nozze con Eleonora d’Aragona, e nello stesso anno, il giorno di Natale, Giovanni II Bentivogli lo creò cavaliere.
Morì il mercoldi 17 settembre 1477, e fu sepolto in S. Domenico. Era allora Gonfaloniere, ed ordinò di essere accompagnato dai soli Padri, e ciò per evitare le spese che il pubblico avrebbe dovuto incontrare in simile ricorrenza. Fu del collegio dei Giudici tanto civile, che canonico.