Nota sulla famiglia Calderini e sul teatro Loup
I Calderini furono arrichiti da vari dottori in legge professori della nostra Università. Da molti atti che trovansi nel libro dei Memoriali del pubblico Archivio, come anche da contratti, consta che chiamavansi Calderari, ed il primo a dirsi dei Caldarini fu Giovanni di Rolanduzzo Calderari dottor in legge famosissimo morto nel 1365. Questo insigne giureconsulto fu adottato in figlio dall’ altro famoso giureconsulto Gio. Andrea da S. Girolamo, ma per questa adozione non ebbe parte a quella eredità, perchè Gio. Andrea ebbe figli leggittimi e naturali che furono suoi eredi. Non si sa come una suora di Ronzano nel 1239, e fondatrice del monastero di S. Gio. Battista in istrada S. Isaia nel 1211, sia chiamata dagli storici dei Calderini, mentre a quei giorni non esisteva famiglia Calderini di sorta, e quelli che così si dissero lo si fu più d’un secolo dopo, e che se pure esistevano si chiamavano Calderari. Finì la discendenza Calderini nel senatore Federico del senatore Gioseffo, morto li 14 aprile 1786, la cui eredità fu raccolta dal senatore Francesco Pio del senatore Filippo Carlo Ghisilieri, in causa di Isabella di Giuseppe Calderini di lui madre. Vivente l’ ultimo Calderini venne qui ad abitare il suo erede, il cui figlio vendette questo palazzo ed annessi ad Emilio Loup svizzero, al quale deve tributarsi ben meritata lode se nel 1827 sul finir della quaresima pose ivi mano colla massima solerzia e diligenza alla fabbrica di un elegante privato teatro fornito di comodo palco-scenico, di due ringhiere, e di tre palchi, che fu poi aperto li 30 dicembre 1827 col Boemondo, commedia rappresentata da una compagnia di dilettanti, poi il 4 gennaio 1828 col Matrimonio Segreto di Cimarosa da altra compagnia di dilettanti filarmonici. Nel carnevale del 1829 si rappresentò Giulietta e Romeo musica del maestro Vaccai col più grande successo ed al di là di quanto potevasi ripromettere da soggetti che per la prima volta si esponevano al pubblico. Fra gli artisti emerse in singolar modo per soavità di magica voce e buon canto la signora Ghedini contralto, nella parte di Romeo, ed in guisa da procacciarsene l’universale ammirazione. Nella primavera poi dello stesso anno, un’altra compagnia di dilettanti si produsse colla Semiramide del maestro Gioacchino Rossini e questa pure con generale soddisfazione.