Le notizie della casa Caccianemici, e delle altre due famiglie Savi, o Savioli, e da Sant’Alberto, tutte tre derivanti dallo stesso ramo di Alberto d’Alberto d’Orso, sono nel processo e nei recapiti in forma autentica, e legalizata a rogito di Giulio Cesare Mazzoni delli 17 ottobre 1772, presentato ai deputati del Magistrato degli Anziani, lavoro del senatore conte Lodovico Savioli, da lui fatto per provare che la sua famiglia derivava dai Caccianemici.
Questa famiglia magnatizia aveva terre e vassalli nel territorio bolognese nel secolo decimo; indizio di nobiltà antichissima, e conseguentemente Franca, o Longobarda.
Il primo di cui si ha memoria è Aginolfo padre di Gerardo, il quale nel 997 abitava nel castello di Galliera colla moglie Gisaltruda, esercitando ivi giurisdizione, investendo secondo il sistema feudale, e ricevendo omaggio da’ suoi vassalli.
Da Gerardo nacque Giovanni detto Bolnese, padre d’ Orso Tignoso, e di questo fu figlio Alberto, o Atalberto, che diede il nome ai discendenti per qualche tempo, che si chiamavano d’Alberto d’Orso.
Dei tre figli d’ Alberto d’ Orso uno fu Papa Lucio II, e gli altri Alberto, ed Orso detto Malaventura; questi ultimi fratelli formarono due famiglie, che cominciarono a chiamarsi d’ Alberto d’ Orso sino al finir del secolo XII, quando nella famiglia d’ Alberto un suo nipote detto Caccianemico di Iacopo, diede col tempo il nome di Caccianemici tanto a’ suoi figli, quanto a quelli di Gerardo suo fratello.
Nella famiglia del fratello d’Alberto, cioè d’Orso Malaventura, un suo figlio, detto Savio, fu cagione che i suoi discendenti si chiamassero Savii d’ Alberto d’ Orso, poi solamente Savii, e successivamento da un nipote di Savio, chiamato Saviolo di Ventura, ed una parte addottò il cognome Savioli, che loro è rimasto sino al giorno d’ oggi.
Un altro ramo proveniente da Odaldo, tìglio di Savio, formava un’ altra famiglia detta prima d’ Odaldo, poi da S. Pietro, secondo il luogo ove abitava, e Bonchimele e Andrea, figliuoli di Diosalvi, e nipoti di Savio, diedero principio alla famiglia di Sant’Alberto dal luogo ove avevano le loro terre, addottando in seguito questo cognome, e dimettendo per sempre quello dei Savii dai quali traevano origine, e quello dei Savioli, che pure usarono di quando in quando.
Finalmente sul cominciare del secolo XIV fu addottato il cognome Caccianemici dall’altro ramo suindicato, col quale, oltre l’antico legame di Agnazione, si conservò quello del partito, e costantemente fino all’ intera sua estinzione.
Queste illustri famiglie si attennero di poi a partiti diversi, poichè i Cazzanemici discendenti da Cazzanemico e da Gerardo suo fratello, si diedero al partito Guelfo, e sottentrarono nel primato dopo l’estinzione della famiglia Geremea. I Savioli furon Ghibellini, e soccombenti; ma i Caccianemici mantennero, ed aumentarono l’antico loro splendore, ricchezza e dignità magnatizia al punto di apparentarsi cogli Estensi.
I loro palazzi, torri e case erano principalmente sotto la parrocchia di Sant’Ippolito, S. Bartolo, e S. Pietro. Le loro terre e Castelli erano a Pontecchio, Vizzano, Castel del Vescovo, Mugnano, e altri luoghi.
Oltre ad Argile, Sant’Alberto e Galliera, dove coi Savioli e con quei da Sant’ Alberto possedevano parte di quel territorio che ne’ secoli più lontani era retaggio de’ loro maggiori, avevano ancora fuori di Stato giurisdizioni e terre, massime nel Ferrarese, per la loro unione colla casa d’ Este. Nel Padovano avevano beni per l’amicizia esistente fra essi e i signori di Carrara.
I loro rapporti cogli Estensi furongli di molto fatali, per cui nell’epoca che gli Estensi furon considerati nemici della Repubblica, soffrirono bandi e confische, dovendo molti Caccianemici espatriare e ricoverarsi a Ferrara.
Alla fine del secolo XIV, dei cinque loro numerosi rami, se ne trova appena ricordo, e poco dopo la famiglia appare del tutto estinta.
II ramo Caccianemici dall’ Orso, era cosi detto da uno chiamato Orso, Lucio II fu di questa famiglia. I Caccianemici piccoli e gli Orsi non hanno nulla che fare coi Caccianemici dell’ Orso, come molti hanno erroneamente creduto. Gli Orsi nelle antiche scritture sono sempre chiamati de Ursis, e i Caccianemici costantemente detti de Urso. Gerardo Gisla Vescovo di Bologna si dice da qualche cronista dei Caccianemici dall’ Orso, ma è errore. Nel 1167 Alberto d’Alberto d’Orso aveva la giurisdizione di S. Martino in Soverzano. Le loro case erano presso l’ oratorio di Santa Barbara.
I Savioli, prima detti dei Savi, discendevano da Savio d’Orso detto Malaventura, nipote ex fratre di Papa Lucio II. Non è molto che i Savioli da Padova si ristabilirono in Bologna.
Gli Odaldi vengono da Odaldo di Savio d’Orso detto Malaventura, e pigliarono il cognome di Caccianemici di Braiguerra. Questi Odaldi furon talvolta detti da S. Pietro perchè abitavano presso S. Pietro nel 1200.
Quelli da Sant’ Alberto si diramavano pure da un tronco dei Caccianemici.
Dalle notizie ritratte dall’archivio si ha che questa famiglia, prima di assumere il cognome Caccianemici, chiamavasi Alberto d’ Orso, non prendendo Alberto per nome, ma tutto unito Albertodorso. Negli Annali del Negri, Tom. II, si vede sotto l’anno 1167: “Testamentum D. Alberti de Urso” dal quale testamento si rileva che Alberto d’Orso aveva giurisdizione sul Castello di S. Martino in Soverzano, che poscia dai Caccianemici suoi discendenti fu venduto agli Ariosti, e da questi ai Manzoli. Ivi nomina “A Iacobo filio meo“. Benchè dica Alberto d’ Orso, doveva dire Alberto di Alberto d’Orso, che era suo padre.
Nell’archivio di S. Salvatore vi è un atto dell 1138, in cui si legge: “Concedimus tibi Alberto qui dicitur de Urso fllio Alberti de Urso“. L’ uso d’ allora era, che quando padre e flglio avevano lo stesse nome, abbracciavano tutto come un nome solo, come Pier Leone Antipapa, cioè Pietro di Pietro Leone.
Iacopo di Alberto d’Alberto d’Orso suddetto ebbe due figli, uno dei quali aveva nome Caccianemico. Nell’archivio delle suore dl Sant’ Agnese vi è un istrumento dotale del 1232 in cui si legge : “Caccianemicus quam D. Iacobi Alberti de Urso recipit pro filio suo Gruamonte“. Da questo Caccianemico i di lui discendenti cominciarono a dirsi Caccianemico d’Alberto d’Orso, poi per brevità di Caccianemico d’Orso, e poscia col tempo Caccianemici dall’ Orso, cognome che fu trasmesso anche alla discendenza di un fratello di detto Caccianemico.
Gerardo, che fu Cardinale, poscia Papa col nome di Lucio II, poteva esser fratello, e poteva ancora esser figlio di Alberto d’Alberto d’Orso, ma probabilmente era fratello, ed i nostri scrittori, che lo chiamano Gerardo Caccianemici, comettono grave errore, perchè allora non portavano questo cognome, che assunsero soltanto in progresso di tempo.
I Caccianemici piccoli erano di famiglia diversa dai Caccianemici dall’Orso, chiamandosi prima de’ Landolfi, assumendo il cognome Caccianemici per uno che ebbe nome Caccianemico. Questi abitavano presso S. Martino delle Bollette.
Un’ altra famiglia Caccianemici, diversa dalle due suddette, ebbe il grado senatorio, e si chiamava degli Oddaldi da un Oddaldo, e non si sa come, nè per qual ragione, assumessero il cognome Caccianemici. Il primo a portarlo fu certo Braiguerra. Abitavano prima presso le case degli Scappi, poscia presso S. Silvestro, ove ora è il Voltone detto ancora dei Caccianemici.
II tornitore Caccianemici veniva da un Curiale, che viveva nel secolo XVI, forse di linea infetta di una delle dette tre famiglie. (Fin qui notizie tratte dall’Archlvio).
La famiglia Caccianemici di Braiguerra, discendente da Savio, era anch’essa incorporata nell’ordine magnatizio. Tenne il partito Guelfo, e con gli altri della fazion Geremea si trovò alla pace giurata nel 1278, sotto nome di quei da S. Pietro, cognome che allora portava. Nell’anno 1362 fu condannata al bando. Potè però ripatriare, e crebbe d’autorità in modo, che Braiguerra di Nicolò nel 1416 aveva la massima ingerenza nella somma degli affari.
Nel 1459 Cristoforo di Braiguerra fu dei sedici a vita.
L’ uccisione di Iacopo dal Lino, fatta nel 1473 da un figlio naturale di Cristoforo per vendetta di Cesare suo fratello legittimo messo a morte pochi mesi dianzi da’ suoi nemici trasse seco la ruina intera di questa famiglia, perchè Giovanni II Bentivogli, capo allora del Senato e d’autorità pressochè assoluta nella città, sdegnando che il detto Iacopo fosse perito malgrado la fede data a lui dai Caccianemici, si determinò di vendicarsi della mancata parola, e correndo armato alle case loro, confondendo innocenti e colpevoli, le atterrò e bruciò, uccidendo alcuni membri della famiglia. Cristoforo fu Cacciato dal Senato e confinato col figlio Alessandro il quale allora, sebbene magistrato, potè appena scampar la vita rifugiandosi nelle stanze del Legato. Cacciato poi Giovanni II, ed entratovi Giulio II nel 1506, Spatriarono i Caccianemici coi Malvezzi, Marescotti e con altre famiglie espulse dalla tirannide dei Bentivogli. Nonostante la benevolenza manifestata da Giulio verso Pellegrino di Cristoforo, fatto cavaliere da lui assieme a soli altri due, non per questo fu nominato Senatore, prova non dubbia del decadimento sì in autorità che in fortuna in cui versava. La famiglia si mantenne però in grado nobile ed onorato per tutto il secolo XVI in più rami discendenti da Cristoforo, da Vanni e Nicolò fratelli, e da Giovanni fratello dell’ avo di detto Cristoforo. Dopo decadde, e in oggi è del tutto estinta. (Cosi secondo una relazione del conte Savioli).
Avevano sepoltura in S. Domenico e beni a Crevalcore nel 1524 e 1544.
Nel, secolo XIII e XIV avevano le case sotto la parrocchia di Sant’ Ippolito, cioè presso gli altri Caccianemici, poi da S. Silvestro. Nel 1366 Guglielmo di Bartolomeo di Braiguerra era della parrocchia di S. Filippo e Giacomo dei Piatesi. Nel secolo XVI abitavano cotto la parrocchia di S. Silvestro.
Un ramo di questi passò a Vercelli, e fu portato colà da Giulio Cesare di Cazzanemico di Lodovico nel 1620. Avevano l’antica cappella in S. Petronio sotto l’invocazione di San Gio. Battista. Possedevano case e botteghe sotto la parrocchia di Santa Maria dei Carrari, o Foscarari nel 1536. Avevano beni a Crevalcore in luogo detto ai Ronchi nel 1546.
La torre e le case dei Caccianemici piccoli erano dove fu la Residenza degli officiali delle acque, già delle Bollette, e la piccola chiesa ivi congiunta, dedicata a S. Martino, fu da essi edificata, e conservava anche ultimamente il titolo di S. Martino dei Caccianemici. Giova il ripetere che il loro cognome antico era dei Landolfi, trovandosi nell’ Archivio sotto l’anno 1209: “Cazzanemicus Rolandi de Landulphis auctor stirpis eorum qui dictl sunt de Cazanemicis Pizotis alias de Landulphis“.
I palazzi, torri, e case abitate dai Caccianemici in Bologna erano principalmente sotto le qui descritte parrocchie:
Di Sant’ Ippolito — Caccianemici dell’Orso.
Di S. Bartolomeo di Palazzo — Caccianemici di Venetico.
Di S. Pietro — altri Caccianemici dell’ Orso.
Di S. Martino dell’ Avesa — Bornio di Romeo.
Dei SS. Iacopo e Filippo dei Piatesi — Agostino detto Pelizone.
Di S. Lorenzo di Porta Stieri — Nicolò di Braiguerra.