Accarisio, Accarixius con Guido e Azzo suoi fratelli sono nominati fra i più celebrati uomini di Monteveglio che giurarono lega con quelli del Frignano nel 1170.
Accarisio di Guido fu dottor insigne in leggi e lettere nel 1264.
Arnaldo, che da alcuni è detto vescovo di Bologna nel 1322, non lo fu di fatto.
Baldassare di Graziolo era dottor di leggi e lettere nel 1431.
Bonifacio di Lambertino pagò il 3 dicembre 1272 ai frati umiliati del Borgo delle Lamme L. 20 per la condanna avuta dal Podestà in causa di avergli i birri rinvenuto un coltello indosso.
Gottifredo cav. Gaudente morì di cordoglio li 16 dicembre 1302 per la morte di Iacopa Mattugliani sua moglie donna di molto senno e valore, che ebbe luogo nell’agosto dello stesso anno. Fu esso sepolto in Santa Maria Maddalena di Val di Pietra, fuori di Porta Saragozza, ora S. Giuseppe.
Accarisi Graziolo fu autore dell’opera “Trium Bon. Civitatis Gloriarum” stampata in Bologna dal Ferroni nell’anno 1665. Il manoscritto originale trovavasi nell’archivio Masini. L’ Alidosio a carte 113 dice esser egli stato flglio di Zacco di Antonio (cioè Iacopo) conte d’ Agnano diocesi di Volterra, di famiglia Lambertacci, onde si trovò a Tossignano, quando vi nacque Graziolo. Si ricondusse a Bologna dove Graziolo si addottorò del 1403, poi fatto notaio e lettor pubblico, indi passato a Roma, e flnalmente avvocato concistoriale. Scrisse la sua opera nel 1465, e morì nel 1469 d’ anni 110. Sarebbesi addottorato di anni 53 e scritta l’opera d’anni 105 (il che sembra molto strano e niente probabile). Dice che la scrivesse in occasione della grazia ottenuta dalla Beata Vergine di S. Luca sotto il Gonfalonierato di Filippo Bargellini, essendo egli giudice degli Anziani, bimestre V, anno 1457; dunque invece del 1465, sembrerebbe l’avesse scritta del 1457. Alcuni invece pretendono che si addottorasse di anni 20; posto ciò l’avrebbe scritta di 78 anni. Rispetto poi alla sua morte avvenuta del 1462 non può stare, poichè era iscritto nel Rotolo dei dottori fino a tutto il 1468, e non più oltre, per cui sembrerebbe più probabile che la sua morte fosse avvenuta nel 1469. Posta quindi l’età di 110 anni, sarebbe nato del 1359. Fu esso Graziolo promotore delle Rogazioni della Beata Vergine di S. Luca, e non Graziolo Grazioli, come erroneamente dice Leandro Alberti. E siccome nel quarto bimestre di ciascun anno allora si faceva la cavalcata alla Madonna del Monte in ricordanza della vittoria riportata dai Bolognesi li 14 agosto 1443 sopra Luigi conte del Verme nelle vicinanze del castello di S. Giorgio di Piano, al quale inauguramento concorse pure il più volte mentovato Accarisio, cosi non sarà inopportuno dare qui notizie relative a questa devota e magnifica funzione che ebbe luogo per molti anni consecutivi.
Era Gonfaloniere Lodovico Bentivogli, ed anzlani Pietro dott. Magnani, Leonardo Codi, Valentino da Panzano, Bartolomeo Loiani, Filippo Bargellini, Gio. Sangrini, Bartolomeo Boccadiferro e Giacomo Orsi, quando il Senato e il popolo di Bologna immaginò di fare un offerta alla B. V. del Monte, e di stabilire una festa annua che ricordasse ai posteri la gloriosa riportata vittoria. A fissare l’una e l’altra ne incaricarono una Commissione formata dal dott. Graziolo Accarisi, dal notaro e procuratore Bernardino Muletti, da Matteo Marescalchi, da Gio. Battista Gozzadini e da Martino Ubaldini notaro, i quali proposero di regalare fiorini 100 d’oro per riparare la chiesa della B. V. o di assegnare per il primo di agosto di ciascun anno alla Camera dl Bologna L. 130 di bolognini da impiegarsi in una oblazione alla B. V. li 15 di agosto. Questo progetto fu compilato in cappella S. Giusto davanti la porta della tesoreria del Comune, ed in appresso sanzionato dalle superiori autorità con soddisfazione ed aggradimento di tutta intera la popolazione vedendosi cosi perpetuata una gloriosa memoria.
La somma applicata alla riparazione della chiesa fu subito pagata, e li 14 agosto 1444, vigilia dell’Assunta, fu portata l’offerta al monte colle seguenti formalità:
Nella notte precedente alla vigilia suddetta, dopo la campana del giorno, incominciarono le campane tutte del Comune a suonare a festa.
Le botteghe stettero chiuse fino all’ ora nona, e cioè finchè fu terminata la processione, nè alcuno osò darsi ai giornalieri lavori.
La mattina alle ore 10 incominciò la processione, che s’ incamminò per la strada di S. Mamolo di sotto da Valverde, la qual strada terminava fra il convento dei frati dell’Osservanza e la chiesa della B. V. del Monte presso il portico, ma nel ritorno discese per la via superiore.
Precedevano tutte le società spirituali dei Battuti.
Poscia tutti gli ordini religiosi.
Venivano in appresso i Capitoli, i Chierici ed altri sacerdoti.
Dopo si videro gli Anziani coi loro donzelli che portavano ciascun di essi un cereo di libbre 12 di cera nuova, ed erano in numero di nove. In compagnia degli Anziani andarono due ambasciatori, quello cioè della Repubblica di Venezia e quello del conte Francesco, a’ quali pure furono consegnate torcie del peso di libbre 12.
Seguivano i Rettori dello studio ed il Podestà, e ciascun di essi portava un cereo di libbre 8. Dopo venivano i sedici Gonfalonieri del popolo, che essi pure avevano altrettanti cerei di libbre 8.
I dieci Decani di Balia tenevano dei cerei dello stesso peso.
I notari delle riformazioni ebbero due torcie di libbre 4 ciascuna.
I 17 ufficiali portarono un cereo di libre 15 a loro spese.
Chiudeva la marcia tutta la società delle arti coll’ ordine che più loro piacque.
Durante la funzione furono accese due torcie di libbre 3 ciascuna avanti l’ immagine di M. V. che è sopra le armi dei Gigli nel muro del palazzo dei signori Anziani, e le bandiere furon portate al palazzo dei Signori, dove stettero esposte tutta la vigilia, e il giorno della festa.
L’avanzo della cera fornita dalla Camera rimase in offerta alla chiesa della B. V.
Questa devota funzione si ripetè ogni anno con pompa, intervenendovi pure il Legato e l’ Arcivescovo, ma in seguito essendosi deliberato di recarsi al Monte a cavallo in causa della strada piuttosto erta e malagevole, la processione prese il nome di cavalcata.
II Cardinal Farnese fece aprire la nuova strada che ora vediamo la quale si presenta comoda e facile per recarsi alla sommità di quel colle. Al cominciare del secolo XVIII vediamo dalle storie che le autorità cominciarono a trascurare questa funzione a modo che la cavalcata era più di nome che di fatto. Nel 1717, sotto il. pontificato di Benedetto decimoquarto, essendo Gonfaloniere Francesco Gio. Maria Sampieri, ed Anziani il conte Giuseppe dott. Vernizzi, Guglielmo Gaetano, Dondini Ghiselli, marchese Pier Paolo Silvestri Bovi, marchese Giuseppe Carlo Banzi, marchese Annibale Marsili Rossi, conte Camillo Orsi, Antonio Tortorelli e il conte Carlo Antonio Fava, si volle restituirla al suo antico splendore, e difatti si riuscì di farla con quella magnificenza praticata dai nostri antenati; ma il nobile esempio dato dai summenzionati magistrati non fu seguito dai loro successori, in guisa che si finì per trascurarla affatto, limitandosi a mandare l’offerta alla B. Vergine e a visitare a piedi la chiesa della Madonna delle Grazie, la qual visita negli ultimi tempi era pure andata in disuso.
L’ ordine della processione fatta nel dopopranzo delli 14 agosto 1747 fu il seguente:
Aprivano la marcia i due trombetti dei cavalleggieri, e il servitore dell’ alfiere dei medesimi.
Seguitavano l’ alfiere predetto alla testa di 40 cavalleggieri, dopo de’ quali vi erano il foriero ed il marescalco della stessa guardia.
Si vedevano il paggio del Podestà, e dopo di esso dodici donzelli e mazzieri degli Anziani.
Poi il cameriere del Gonfaloniere e il cavallerizzo pubblico.
Venivano in appresso quattro camerieri del Legato, indi il cappellano degli Anziani, e tre del Legato.
Succedevano sedici cavalieri di corteggio, poi il siniscalco degli Anziani, e tre gentiluomini del Legato.
I cinque stendardieri, il crocifero, il capitano della guardia svizzera, il capitano dei cavalleggieri, ed il mastro di Camera precedevano il Legato, che teneva a destra il Gonfaloniere, ed a sinistra il Podestà. Se l’ Arcivescovo, che era Benedetto XIV, si fosse trovato in Bologna, avrebbe preso posto a destra del Legato, e il Gonfaloniere sarebbe passato a sinistra, mentre il Podestà si sarebbe collocato fra il Priore e il dottore degli Anziani.
Gli otto Anziani si presentavano dopo il Legato, e dietro loro i due notari uniti a detto magistrato. Seguivano questi i quattro mazzieri dei tribuni della plebe, poi i sedici tribuni assieme al loro cappellano e ai due notari.
La processione era chiusa dalla segretaria e milizia, dai mazzieri, corrieri, e cavallari del Reggimento, finalmente dai Senatori.
A cominciare dal siniscalco degli Anziani a tutto il Senato era la comitiva scortata ai lati e di dietro dalla Guardia Svizzera, la sola che marciasse a piedi.