Alla società dei Beccari, nell’antica sua origine, erano soggetti gli esercenti delle infrascritte arti:
Beccari, che macellano pecore, agnelli, becchi, montoni, castrati.
Porcari, che macellano porci, cinghiali, ecc.
Vaccari e Boari, che macellano vacche, bovi, vitelli, bufali, ed altri animali che mugiscano.
Pollaroli, spacciatori d’ ogni sorta di volatili e di cacciagione, e vi vengono sotto i venditori di lepri, caprioli, conigli.
Scortichini, che scorticano cavalli, gatti, cani, ed ogni altra specie di animali.
Pellacani e coramari, cioè conciatori di cuoio e di pelli grosse con grasso e sego.
Callegari, conciatori di pelli con sole polveri.
Cartolari, conciatori di pelli di vitello con foglie, sale, allume.
Pettinari e lavoratori d’ ossa e corna di bue e buffalo.
Vallotieri, fabbricatori di valli d’ ogni sorta.
Guainari, che fanno foderi di pelle e cuoio.
Sellari.
Varrottari o pelliciai, lavoratori di varro e di pelli, gentili e nobili.
Guantari. Calzolari e cordovanieri, che lavorano scarpe, pianelle, stivali.
Scarpinelli e zavattini.
Tacconieri, fabbricanti di tacchi di corame. tapponi e bottini.
Trippari.
Alcune delle suacennate professioni si avanzarono col tempo a fare università da sè sole, come i pellacani, i calegari, i cartolari, i guainari, i sellari, i pellizzari e i calzolari. L’ unione di tanti mestieri formò una società numerosa e potente. Prestò essa grandi servigi alla patria, e colla sua forza contribuì a sconvolgere e cambiare il governo. Nel 1334 le autorità, onde mettere riparo alla licenza ed all’abuso delle armi introdotte nella popolazione, crearono quattro barigelli per rimettere l’ ordine nella città, e la nomina di uno di questi l’ affidò alla corporazione dei beccari, che scielse Giacomo Remigni per il 1334, e Tommaso Giudici per il 1335. Fu emanato un ordine per parte del Podestà, del Barisello e del Correttore, che tutti i Ghibellini inscritti nel libro dei Lambertazzi dovessero partire da Bologna e dal contado. sotto pena della vita e degli averi.
Il Consiglio elesse, col titolo di Savi, 12 uomini, ai quali fu data facoltà di accordarsi colla chiesa. ma coll’ intervento di messer lo Barisello e di messer lo Correttore.
Giacomo Manzolini e Bartolomeo di Michele, dell’ arte dei beccari, furono gli autori del famoso tumulto del 1411, dal quale ebbe origine il governo popolare, detto per disprezzo, dei Ciompi e Arlotti, cominciato li 12 marzo del predetto anno, e cessato li 25 agosto 1412.
Molte ricche famiglie erano matricolate in questa società, e specialmente la Bentivogli. Bentivoglio d’ Ivano Bentivogli era massaro dell’ arte dei beccari li 11 maggio 1330, come dalla matricola e da un rogito di Bernardino da Quarto.
L’arte dei beccari aveva un Bargello, alias Proconsolo, ma del 1321 si trova che Romeo Pepoli, per salvarsi dalla furia del popolo, si rifugiò in casa di Gregorio Barisello suo compare.
Gli statuti dei beccari datano dal 1285. Nel pubblico archivio si trovano quelli del 1376, del 1404, del 1408. e del 1416. Aveva jus al consolato della mercanzia, ed in protettore S. Domenico.
Note sulle Compagnie delle Arti
Dopo queste digressioni, ritornando alla compaguia dei macellari, è a sapersi che essa ottenne li 20 febbraio 1439 dai dieci Riformatori dello Stato di libertà, attese le grandi spese da loro incontrate per stabilire il pellatoio, di avere la privativa del medesimo, con facoltà di far pagare due bolognini per ogni porco dal padrone che Io faceva macellare, se non era beccaro, ed uno solo se lo era, oppure membro dell’arte.
Le macellane negli antichi tempi non furono numerose, e le poche che esistevano erano soggette a cambiamenti di località.
Nel 1293 fu assegnato per le banche dei beccari il loggiato che ora appartiene al pubblico palazzo e che si trova subito a sinistra del suo ingresso. Dopo pochi anni furono tolte di là, e stabilite nel 1320 sulla piazza, di dove sloggiarono nel luglio del 1337 per passare nelle vicinanze dello spedale della vita, e pare dalla parte delle vecchie pescarie, ma li 29 dicembre 1356 furono anche di qui rimandate.
Si sa che del 1339 vi erano banche incontro la ringhiera degli Anziani.
Li 31 marzo 1354 fu ordinato che non vi potessero essere più di quattro o sei banche in un solo locale, e se ne volle assegnato a ciascun quartiere un determinato numero, e cioè:
11 banche al quartiere di porta Piera.
17 banche al quartiere di porta Stiera.
10 banche al quartiere di porta Ravennate.
12 banche al quartiere di porta Procula.
Totale 50 banche.
Li 26 agosto 1392 si ordinò che le banche fossero distribuite nel borgo di Galliera, nella Seliciata di Strada Maggiore, nel Trebbo di S. Biagio, nella Seliciata di S. Francesco, nel Trebbo dei Carbonesi, e nel Campo della Malvasia allo stanzione del Gambaro, che era nelle Pescarie vecchie dalla parte della Piazza.
Nel 1404 furono poste varie banche in porta Nuova sull’angolo del pubblico palazzo, e di Fieno e Paglia, ora detta via degli Stallatici, cioè dalla torre del Cherubino rimpetto alla via degli Agresti fino alla torre del Pelladuro rimpetto alla via delle Banzole.
Nel 1436 fu concesso di fare una banca presso lo speziale della Croce in istrada Maggiore incontro la Seliciata.
Nel 1473 si trovano quattro banche nella via delle Caprarie.
Nel 1506 si distrussero le beccarie di porta Nuova, e si eresse quella in istrada S. Felice ricontro a S. Gervasio.
1546, 11 gennaio. Il cardinale Guidascanio Sforza autorizzò gli ebrei abitanti in Bologna di tener macello e vender carni a tutti, e anche ai cristiani, senza scrupolo.
Nel 1564 furono unite tutte le banche dei beccari in tre vaste botteghe. Una nella via degli Orefici che riferisce a quella delle Pescarie, lunga piedi 110, larga piedi 32 con 10 banche. Un’altra sotto la compagnia dei beccari nella via degli Speziali, ora Cavrarie, lunga piedi 60, larga piedi 24, con 6 banche. La terza dirimpetto alla suddetta, che riferisce nel Mercato di Mezzo incontro al Pelladuro, lunga piedi 130, larga piedi 32, con 14 banche.
Furono poi conservate le macellane dei quattro quartieri, e cioè quella dell’ ospitale di S. Biagio in istrada S. Stefano; quella della Seliciata di Strada Maggiore; quella del Serraglio di Galliera, e l’ ultima da S. Gervasio.
1797, 20 dicembre. Il Governo prese possesso dei beni di questa società, i di cui stabili furono stimati scudi 3615, 50. Secondo il Macchiavelli il gran cortile della residenza dei beccari era il Guasto dei Beccari.
La sumentovata residenza confinava a levante con beni dei Padri di S. Domenico, a mezzodì coi Ferratini, a ponente coi Trebbi, coi Padri di S. Domenico, di S. Francesco, e coll’ ospitale della Vita, a tramontana colle Caprarie. Sotto la residenza sopraddetta vi era il locale delle Beccarie, detto delle Caprarie, che era di ragione della società, ove si vendevano le carni di capra e di pecora. Nel 1584 fu per qualche tempo destinato allo spaccio del pesce. Era lungo piedi 60, largo piedi 24, ed avea 6 banche.