Cominciano ad esser noti nel 1164 per un Bongiovanni, presente all’ atto dell’ obbedienza prestata al comune dagli uomini del castello di Badalo (1). Furono geremei popolani e, alternando la nimicizia e le paci, vennero nel 1254 a singolar conflitto co’ Tettalasina; poi nel 1274, insieme co’ Bazilieri, co’ Pepoli, con i Calamatoni, combatterono gli Orsi, i Tettalasina, gli Arienti e i Pizzigotti. Votarono con la parte geremea quando si trattò d’ infirmare lo statuto, e con essa diedero giuramento di pace alla fazione nemica. Furono citati nel 1280 dal conte della Romagna, nel 1313 da Enrico VII imperatore, nel 1350 dall’ Oleggio; e Ghisio che gli si presentò, fidando nella propria innocenza, tu decapitato (2).
Zovenzoni
Nel 1303 per cospirazione in favore d’ Azzo d’ Este vennero banditi con altri di parte marchesana, ai quali tutti furono confiscati i beni, rovinate le case e le torri. Colpiti da nuovo bando nel 1305 dopo gl’ incendii e il saccheggio delle case de’ lambertazzi, sei anni appresso ripatriarono. Poi nel 1336 tutti li Zovenzoni dai sette ai settant’ anni furono proscritti capitalmente, per aver causato tumulti e il ferimento del proconsolo dei notari (3).
Ebbero mano nelle cose di guerra e di stato, entrarono sessantadue volte nel magistrato degli anziani. Dongiovanni fu inviato ambasciatore al conte della Romagna, nel 1293, per chiedere che il territorio di Coderonco, consenziente il pretore d’ Imola Brentano Zovenzoni, venisse dato al vescovo di questa città, e che la fortezza di Coderonco fosse demolita sino a’ fondamenti, disperdendone le rovine pel monte e per le valli adiacenti. L’ ambasciatore fu appagato ed i soldati bolognesi spianarono il castello (4).
Biancolino Zovenzoni, con gli armati di una tribù, fu spedito contro Rodolfino Soldadieri (1310), il quale con molti altri banditi erasi fortificato nel castello di Triforce e di là scorrazzava, e taglieggiava spietatamente. Fu offerta ed accettata la pugna, che durò tre ore e fu sanguinosa. Il Zo- venzoni vinse, e il Soldadieri e molti banditi rimasero uccisi: ma, quasi che non bastasse, furono appiccati per la gola agli alberi. Anche a Rubaconte Zovenzoni venne affidata una con simile spedizione (1335), ma i banditi erano un Montecuccolo ed un conte di Panico; se non che questi da Bazzano si ritrassero sull’ alta montagna e mandarono a vuoto la spedizione (5).
In miglior guerra, ma sventurata, combattè e cadde Michele Zovenzoni; imperocchè i guelfi di Vercelli, assediata da Matteo Visconti, chiesero ed ebbero aiuto d’ armati da Bologna (1321), i quali assaliti da’ Viscontiani furono disfatti. Le tracce de’ Zovenzoni, dai quali pare diramassero i Bargellini, si perdono in un Giovanni, che nel 1360 accompagnò nella Marca Blasco Gomez, rettore di Bologna, a richiedere di soccorso il rinomato cardinale Albornoz contro Bernabò Visconti, che saccheggiava il contado (6).
I Zovenzoni ebbero nel secolo XIII due torri. Una con casa in strada maggiore, su un angolo della via de’ Giustoli ora de’ Vitali: contemporaneamente sull’altro angolo avevano casa con torre i Magarotti. Per deduzioni, che sarebbe troppo lungo di svolgere, ho attribuito ai Magarotti quella segnata del n. 239, quindi attribuisco ai Zovenzoni l’ altra segnata del n. 240, nella quale, e precisamente nell’ angolo sulle strade, è un avanzo di torre largo met. 10,6, lungo met. 9,84, con muri grossi met. 1,40. Niccolò del già Zovenzone, che n’ era proprietario, commetteva nel 1269 a certo mastro Aiturio da Panicale di fabbricare un solaio, o balcone, nella suddetta casa torrita, il quale doveva dare sull’ androna ( via de’ Vitali) ed essere così alto, e così a filo, come l’altro balcone della casa abitata dallo stesso Niccolò (7).
La seconda casa con torre dei Zovenzoni era accanto alla chiesa di s. Matteo degli Accarisi, la qual chiesa era in via Drapperìe al canto della Pescherìa, ora casa n. 1147. La casa con torre deve conseguentemente essere stata quella segnata n. 1146; e pare appunto un resto di torre il muro grosso met. 1,20, con parallelepipedi di gesso che si scorge nel sotterraneo di codesta casa dal lato della strada. Ma poi chè la casa torrita era in angolo, avrà compresa, siccome anche pare da un atto, l’altra di n. 1145, un cui lato dà sulla via degli Orefici. Questa torre nel 1285 non era più che un torrazzo con due botteghe, che fu affittato con la casa attigua per 40 lire all’ anno, da Zunta del già Baldovino Zovenzoni, a certi Manfredino di Gerardo da Sesto e Duzolo di Guido, orefici, con questo che sarebbe lecito ad essi locatarii di. erogare 40 lire dell’affitto, o meno se bastasse, nell’ edificazione e riattamento del detto torrazzo e casamento (8). La torre era dunque stata mozzata, come poi ne fu rovinata un’ altra della stessa famiglia nel 1303, secondo che ho già detto. Con altro atto del 1286 lo stesso Zunta, e i suoi figli Lanzalotto e Bettino, vendettero le case, il torrazzo e le botteghe sopraddette, agli Amanati di Pistoia, per 815 lire, con patto di ricupera e che per quattro anni non fosse accommiatato Manfredino dal torrazzo, posto nell’ angolo delle suddette case (9).
Inoltre, Zoene del già Giovanni Zovenzoni possedeva, insieme co’ suoi fratelli Filippo, Pietro e Cevenino, un quarto di casa e di torre in via Castiglione nel popolo di s. Maria di Porta ravennate, confinante con Zunta Zovenzoni e con Liazaro, la quale comproprietà fu da lui venduta nel 1285 ai sopraddetti suoi fratelli, promettendo il consentimento della propria moglie Agnese del già Petrizolo Rossi (10). Ed in fatti Agnese lo prestò pochi giorni dopo, intervenendo tutti questi Zovenzoni: Zunta ed i suoi figli Lanzalotto,Lambertino e Ugolino; non che Dongiovanni, Milanzio e Zoene fratelli (11).
Dalle indicazioni topografiche risulta che questa è la stessa torre di cui nel 1295 fu venduta la metà, insieme con la casa, a Adigherio e a Guglielmo d’ Algarda per 270 lire, da Francesco del già Pietro di Zoene parocchiano di s. Maria di Porta ravennate, ch’ io credo de’ Zovenzoni per ragion dei nomi e della comproprietà. Era indivisa con gli eredi di Zunta Zovenzoni e con i Codigelli (12), sotto i quali ultimi ho indicata la torre da prima.
Codesto Zunta Zovenzoni aveva nel 1269 comprato dai Duvali metà d’ una torre situata in strada s. Stefano (13), poi unitamente col figlio Lanzalotto avevala venduta nel 1276 a Niccolò Artenisi, per 70 lire (14).
Non mi resta ora se non che riferire per ordine cronologico i documenti, dai quali ho tratto la più gran parte delle notizie intorno alle torri.
(1) Savioli, Ann. v. 2, pag. 171.
(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 249, 252, 266; v. 2, 221. Savioli, Ann. v. 5, pag. 278, 464, 481.
(3) De Griffonibus M. Memor. col. 133. Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 450, 483, 566; v. 2, pag. 125.
(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 307.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 541; v. 2, pag. 122.
(6) Ghirardacci, Hit. v. 2, patr. 3, 245.
(7) Docum. n. 41.
(8) Docum. n. 141.
(9) Docum. n. 148.
(10) Docum. n. 139.
(11) Docum. n. 140.
(12) Docum. n. 207.
(13) Docum. n. 39.
(14) Docum. n. 101.