Forse diramarono dai duchi che nei secoli IX e X dominarono in Bologna; fra i quali s’ incontra all’ anno 973 un Rodaldus, filius Rodaldi, Dux (1). Forse a questa schiatta appartiene il Rodaldo vivente nel secolo XI e investito della primaria dignità di arcidiacono della chiesa bolognese, il quale venne a morte nel 1129 (2). Erano geremei e popolani i Rodaldi nel 1228.
Tra le gesta loro e l’astuta perfidia di una donna, se si vuol prestar fede ad un racconto del Ghirardacci (3), ch’ io riferisco benchè sappia alquanto di novella nei particolari. Secondo questo racconto Oliviero Garisendi, esule in Francia per aver ucciso un figlio di Tommaso Bulgari, inviò danaro alla propria moglie Teodora di Antonio Rodaldi, ordinandole di fabbricare una torre in cui potesse schermirsi dai nemici allorchè sarebbe ripatriato. Ma Teodora, sparso invece quel denaro tra ‘l popolo, scrisse al marito d’ aver costrutta una torre saldissima. Frattanto veniva a morte il padre dell’ ucciso e, intercedente il re di Francia, l’ uccisore tornava a Bologna nel 1207. Accolto dagli amici e da gente compra da Teodora, chiese a costei di vedere la torre. Ed essa, additando coloro che lo circondavano, disse esser quella la valida difesa che aveva preparata, ma ch’ egli, se aveva sangue nelle vene, doveva far pagar caro ai Bulgari l’ esilio dodicenne. Oliviero aizzato così dalla moglie, non che dai mercenarii, s’ avviò in arme alle case dei Bulgari (qui alla leggenda sottentra la storia) e, scontrato per via un fratello del morto Tommaso, l’ uccise; ne incendiò poscia la casa, in cui perì tutta la famiglia di lui, senza che alcuno osasse di fare ostacolo (4).
Ma anche ai Rodaldi toccò più tardi un eccidio consimile; chè Apollonio d’ Unciola nel 1297, per vendicare un’ ingiuria di Grazia Rodaldi, penetrato nottetempo in casa di costui, trucidò lui, la moglie, due figli e una fantesca. Ma a quei dì mettevansi le mani nel sangue per ogni sorta di litigii, anche per quelli di chiesa; a tal che, per eleggere l’abate di s. Procolo, i Galluzzi e i Rodaldi vennero in tale gara e contesa, che di molte uccisioni ne seguirono, finchè i Rodaldi ottennero il bel trionfo sanguinolente di nominar l’ abate (5).
Partigiani de’ maltraversi, furono tra quelli che assalirono in sua casa Romeo Pepoli e lo costrinsero a fuggire, rintuzzandolo l’anno dopo (1322) allorchè venne in arme fino alle porte della città. Ma nel 1334, insieme con altri maltraversi, avendo attaccato mischia con la parte scacchese che cominciava a prevalere, tutti i Rodaldi fra i tredici e i settant’ anni furono banditi e stettero sedici anni in esiglio (6).
Francesco Rodaldi invece incolpato di congiurare contro il tiranno Oleggio, fu posto entro una gabbia pensile nella piazza (1360), poi per interposizione del siniscalco del re francese ne fu levato, ma venne chiuso nella rocca di Cesena e vi morì (7).
In quanto alle cure di governo, questo poco è da dire dei Rodaldi. Ubertino essendo giudice nel 1211 scongiurò in Modena il legato pontificio di non venire ad eccitar Bologna a separarsi dalla causa dell’ imperatore Ottone, come aveva eccitate le città lombarde. Sarebbevi ammesso ed onorato quantunque volte venisse con altri intendimenti. Ugolino nello stesso anno si recò col podestà a Castel d’ Imola, per proteggerlo da’ maltrattamenti degl’ Imolesi. Nicola andò nel 1292 a trattar cose di stato col vescovo Udebrandino conte della Flaminia (8).
Narrasi che Niccolò andasse crociato nel 1188 e certo andovvi Pietrobono nel 1217 e fu de’ conquistatori di Dàmiata (9). Altri Rodaldi militarono pel comune in aiuto di Paolo Traversari a Ravenna (1239); contro Filippo Gardi rinomato capo di banditi (1282); in pro de’ Firentini minacciati dal legato, pontificio Orsini (1305), da Enrico imperatore (1312) e da Uguccione della Faggiuola (1315); contro Passerino Bonaccolsi ( 1325); contro i Modenesi ( 1330), e ad espugnare la bastìa di Casalecchio sul bolognese (1360). I Rodaldi militarono anche pel re d’Ungheria (1391) e pel signore di Mantova (1397) e sono queste cronologicamente le ultime notizie di loro (10).
La torre dei Rodaldi a detta dell’ Alberti (11) e del Ghirardacci (12) sarebbe la prima edificata in Bologna e avrebbela costrutta un Princivalle nel 975. Credalo chi si contenta di una tale asserzione. Sorge tuttavia in strada s. Stefano sull’ angolo a destra entrando nella via del Luzzo, n. 98; era alta 144 piedi (met. 54,72) se si presta fede all’ Alidosi (13); era « la seconda bella torre di Bologna » a quanto narra fra Bartolommeo della Pugliola (14), e si può credergli perchè egli scriveva a quel tempo: adesso ne avanza solo un troncone ridotto ad altana, largo met. 6,50 con muri grossi met. 1,16 ed ha accanto sulla via s. Stefano un muro merlato ora compreso nel granaio, il qual muro avrà formato una terrazza simile a quella degli Scappi. Nel 1268 la proprietà della torre era divisa in venti parti, il che dimostra come i Rodaldi si fossero già molto suddivisi. Una ventesima parte, insieme con la casa vicina situata fra le case dei Rodaldi e presso quella del già Zaccaria Rodaldi, era allora venduta da Bolognetto del già Rodaldo Paltrone de’ Rodaldi a Benricevuto del già Aimerito Rodaldi, frate della penitenza (15), il quale tre anni dopo rivendevala per 200 lire a Matteo del già Testa Rodaldi (16). Ma nell’ instrumento di questa rivendita, anzichè dirsi la torre de’ Rodaldi, dicesi la torre maggiore de’ Rodaldi, sì che parerebbe ne avessero più d’una.
Ora avvenne che questa torre, cui solo l’ Asinelli toglieva il primato, rovinò all’ ora di terza del 22 febbraio 1389, schiacciando le vicine case di Pietro e di fra Bagarotto Bianchi (ora dei Berti Pichat n. 96), non che in parte quelle dei fratelli del Ferro e di Zordino Cospi (ora Bolognini n. 76) dal lato opposto di strada s. Stefano. Il quale Zordino Cospi nel marzo dello stesso anno comprò da Petruccio, da Stasio e da Franceschino Rodaldi gli avanzi e le macerie della torre per lire 200 ed ivi costrusse un’assai bella casa (17). Lì presso a quel tempo era l’ albergo della Luna.
Il Ghirardacci, che non di rado è di una bonarietà impareggiabile, raccontando la caduta di questa torre aggiunge (18): « Scrivono alcuni che i Bianchi avevano cacciati di Bologna i Rodaldi e abbruciate le loro case, e che, non avendo i Rodaldi potuto far vendetta di tale ingiuria, la torre ruinando sopra le case de’ Bianchi facesse vendetta ». E qui egli nota che siffatta ruina costò la vita a due persone, ma nel volume susseguente (19) dice ch’ essa « non fece danno alcuno ». E in vero anche il sincrono Della Pugliola (20) a questo proposito scrisse: « certo si potè dire che vi mettesse le sue mani Cristo benedetto, la sua Madre e i Santi suoi, perchè qui non morì persona alcuna ». Ciò non ostante, da una denunzia officiale fatta un mese dopo la caduta di essa torre, par provato che ne restò vittima una donna. E come siffatta denunzia tende anche a far conoscere la causa di tale caduta, parmi opportuno di riferirne qui il tenore.
Da un mese era ruinata la torre, allorchè Francesco di Zordino Bianchi e Lodovico de’ Bonanni di Firenze, ministrali della parocchia di s. Stefano, per diritto e per dovere del proprio ufficio denunziarono al podestà ed ai giudici dei maleficii, che ser Arrigo del già ser Giovanni del Ferro di Pistoia, abitante in Bologna nella parocchia sopraddetta, colpevolmente, pazzamente, imprudentemente, contro il consiglio di parecchi probi maestri e contro ciò che tutti devono sapere, fece lavorare tre anni addietro, ed anche più di recente, in una torre comunemente detta la torre dei Rodaldi, situata nella parocchia sunnominata presso la casa di Zordino di Lenzo Cospi, presso l’ abitazione di esso ser Arrigo e la via pubblica. E quella torre fece scrostare e scarnare nella parte interna della base e dei fondamenti, e fecela tagliare negli angoli anteriori. Per le quali cose la torre cadde sopra la casa di Cola del già Dino di Ghino, vicina a Petruccio di Bianco de’ Bianchi, ed uccise Isabetta del già Guido di Querziedo, che abitava e trovavasi in tale casa. Poscia gli stessi ministrali indicarono i testimonii che videro le alterazioni fatte da Arrigo nella torre, la caduta della torre e la conseguente morte d’Isabetta, considerata quale uccisione dai denunziatori (21).
In seguito di siffatta denunzia, fu nello stesso giorno incominciata l’ inquisizione, ma se ne ignorano i risultati.
(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 95.
(2) Sarti, De clar. archig. v. 2, pag. 16. Savioli, Ann. v. 1, pag. 219, 221.
(3) Histor. v. 1, pag. 112.
(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 112.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 356.
(6) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 13, 30, 115, 206.
(7) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 250.
(8) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 304. Savioli, Ann. v. 3, pag. 317, 319.
(9) Savioli, Ann. v. 3, pag. 365.
(10) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 262, 503, 559, 582; v. 2, pag. 64, 94, 249, 453, 492. Savioli, Ann. v. 5, pag. 147.
(11) Histor. lib. 6, deca 1.
(12) Histor. v. 1, pag. 429.
(13) Instrut., pag. 190.
(14) Histor. miscell, col. 532.
(15) Docum. n. 14.
(16) Docum. n. 72.
(17) De Griflbnibus M. Memor. col. 199. Guidicini, Cose not. v. 5, pag. 64.
(18) Histor. v. 1, pag. 429.
(19) Histor. v. 2, pag. 427.
(20) Histor. miscell, col. 532.
(21) Docum. n. 223.