Per testimonianza del comentatore Benve nuto da Imola (1) fu famiglia chiarissima, da cui derivarono i Guinicelli e quindi quel Guido salutato padre dall’ Alighieri e che tenne la gloria del nostro idioma, finchè tolta gli venne da Guido Cavalcanti. Talun dei Principi continuò ad usare il nome proprio di Guinicello e nessun altro di loro che una donna, di nome Corbellana, aveva servi nel 1257.
Due volte i Principi andarono a podestà ed alquante furono degli anziani dal 1249 al 1359. Da ciò in fuori il nome loro non trovasi altro che nelle lotte di parte a seguito dei lambertazzi. Principino de’ Principi uccideva nel 1262 un Antolino da Manzólino ed era multato di tremila lire (2). Nel 1267 i Principi si azzuffavano co’ Guidozagni e fornivan pretesto a’ geremei di macchinare la proscrizione degli avversari. Vennero di nuovo alle armi nel 1272 per effettuare una spedizione contro i guelfi di Modena e nell’ anno dopo uccisero in una mischia Alberghetto e Jacopo Calamatoni. Soccorsero di molt’ oro i ghibellini di Modena, imploranti aiuto (3), e nel 1274, adunati con i capi della parte loro per risolvere se si doveva riattaccare la pugna o desistere, Rufino Principi professore di leggi, non meno accorto che prode, avvalorò la proposta d’ abbandonare Bologna. Ma i suoi congiunti Tommaso e Michele attirati intanto in palazzo da lusinghe di pace, insieme con Castellano degli Andalò vi furono a tradimento distenuti. Codesto Michele fece testamento l’ anno dopo, essendo tuttavìa prigione (4).
Gli altri de’ Principi esularono in Romagna, ed allorchè Guido da Polenta, invocato l’ aiuto de’ Bolognesi per mantenersi nell’ usurpata signorìa di Ravenna, stava per esser soccorso di mille e più tra cavalieri e pedoni, Jacopino Principi fuoruscito, sbucando con forte drappello da un’ imboscata, fu sopra costoro con tale impeto e con tale valore, che sbaragliolli; molti ne tagliò a pezzi e dugento cavalieri menò prigioni, con ricca preda, a Faenza (5).
Quivi, come ho già narrato dicendo de’ Prendiparte, nella mischia che succedette al tradimento di Tibaldello Zambrasi, Rufino Principi strammazzò d’ un colpo di mazza Guidottino Prendiparte, il quale s’ era impossessato del vessillo imperiale (6).
Nel 1298 i ghibellini bolognesi fuorusciti, congregati in adunanza generale a Imola, elessero concordemente Uguccione di Bartolommeo Principi sindaco e procuratore, a fare un compromesso in Alberto della Scala signore di Verona ed in Matteo Visconti signore di Milano e vicario dell’ impero in Lombardia, con autorità di comporre amichevolmente le inimicizie e le offese che fervevano tra’l comune di Bologna e i fuorusciti sopraddetti. Le trattative riuscirono a buon fine l’anno seguente; venne fatta la pace e i lambertazzi furono riammessi per la seconda volta in patria (7).
Ma la pace, scritta con atto solenne, riducevasi in fatto ad una tregua, e nel 1305 i lambertazzi eran espulsi di nuovo da Bologna e ricominciavan crudeli le rappresaglie: questa ad esempio. Nello stesso anno 1305 Bettino Cappelli, che per adempire ad una missione del comune andava a Lugo, fu preso da’ fuorusciti e menato a Dozza. Sopraggiunto Giacomino de’ Principi ottenne che il prigione fosse tratto nelle carceri d’ Imola, per tormentarlo a miglior agio : ed ivi strappatigli tutti i denti, lo taglieggiò di sì grosso riscatto, che, per pagarlo, il Cappelli dovette vendere tutto ciò che possedeva. E come il padre di lui aveva provato dalle mani de’ ghibellini lo stesso strazio, seguìto da morte, la signorìa di Bologna, a redintegrare ciò che potevasi, assegnò al Cappelli tutte le terre che Giacomino Principi aveva nella corte di Urbizzano (8).
Con tale atto spietato finiscono le gesta di questa famiglia, della quale si hanno però vestigia, come ho detto, fino al 1359. I dal Medico ne assunsero il cognome.
L’ Indicatore del 1582 ricorda la torre dei Principi, ma non ne indica il luogo. Taluno (9) crede che fosse nella strada che va a s. Salvatore dove abitò Francesco Caprara, rimpetto alla casa dei dall’Arme, ora de’ Marescalchi. Pare perciò che la torre fosse ov’ è il palazzo già Caprara, ora De Ferrari.
(1) Purgatorio, c. 24, v. 25.
(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 361, 394, 461.
(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 399, 455, 471, 478.
(4) Savioli, Ann. v. 5, pag. 482, 485, 490.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 232.
(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 257, 258.
(7) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 360, 385.
(8) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 506.
(9) Guidicini, Cose not. v. 1, pag. 71.