Diramarono dai Garisendi e non ebbero consanguineità con i d’Orso, non ostante la somiglianza del cognome. Così nelle carte antiche questi ultimi sono costantemente chiamati de Urso, mentre i primi sono sempre detti de Ursis (1). Seguirono da prima parte geremea, poi si volsero alla contraria. Essendosi resi mallevadori della pace giurata dai Faffi ai Guidozagni e ai Muzzighini, furono multati di mille lire quando i Faffi spergiurarono (1250). Si composero con i proprii avversari Guidozagni, per opera dei pacieri frati Loderingo e Catalano gaudenti (1267) (2). Scesero all’armi insieme co’ lambertazzi nel 1271, ed allorchè la lotta tra le famiglie divenne universale ( 1274 ), essi combatterono i Tettalasina, gli Arienti e i Pizzigotti. Furono banditi, richiamati, e un di loro soccombette per tirannide dell’ Oleggio (3).
Orsi
Fuori delle lotte civili impugnarono le armi un Siripere per liberare la Palestina, ricevuta la croce dal vescovo di Bologna (1217); un Giliolo che a quanto dicesi perdè la vita in Terra santa (1291); un Michele che a Fossalta fu dei tre che disarmarono e fecero prigione il re Enzo (4); un Tancredino il quale capitanò una parte di quell’ esercito bolognese che valorosamente espugnò Pistoia nel 1328, ma che poi saccheggiovvi nemici ed amici per dieci giorni indistintamente; un Alessandro infine che fu capitano di fanti in Ungheria, poi di galere dei cavalieri di Malta, tra i quali era balivo e che fu fatto maestro di campo delle armi pontificie nel 1609 (5).
Gli Orsi tennero tre volte il consolato nel secolo XII, stettero centosettantadue volte tra gli anziani, entrarono in senato nel 1485 e vi rimasero con brevi intervalli finchè durò. Ressero diverse città, rappresentarono il comune nella lega lombarda ed ebbero altre missioni politiche presso parecchi governi (6). Alessio mentre era gonfaloniere di giustizia, o capo del senato, avendo fatto eseguire la sentenza di morte su due preti, fu citato e deposto da Alessandro VI. Giulio II lo reintegrò: i Bentivogli ricuperata Bologna lo rielessero; le milizie di Giulio II, ritornate, saccheggiarono le case di lui, e Leone X lo rimise per la quarta volta in senato (7).
Il ruolo de’ servi manomessi nel 1257 ne ha ventinove appartenenti a Guidottino, Angelello e ad Apollonio loro nipote, non che ad Orsolino e Pierino del già Misotto degli Orsi.
Nella giurisprudenza si distinse Guglielmo, che alla metà del secolo XIII interpretò nelle nostre scuole le istituzioni di Giustiniano e gli altri libri che si dicevano straordinarii: Agostino, Andrea, due Orsini e Francesco insegnarono leggi anch’ essi tra il XV e il XVII secolo (8). Giangioseffo, al dire del gran Muratori suo contemporaneo e biografo, fu rinomatissimo per tutta Italia ed anche fuori per letteratura, per ingegno e per altre doti insigni.
Questa cospicua famiglia, ch’ebbe titolo di conte e di marchese nel seicento, finì al principio del corrente secolo in due figlie del conte senatore Guidascanio: Teresa maritata nel marchese senatore Francesco Albergati e Girolama nel marchese Villa di Ferrara.
Da documenti risulta che gli Orsi avevano case con torri in Porta ravegnana. Una casa torrita era presso l’ androna o vicolo delle Straccerìe, o Giupponerìe, accanto all’ Aposa ed alle case de’ Nascentori. Il codice dei termini la indica così : « … domus que fuit Zapironis et Seriperis de Ursis et consortum… que domus posita est iuxta stratam Trivii porte Ravennatis et iuxta andronam de Giboneriis ». La quale androna de’ Giubbonieri è l’ attuale via delle Giupponerìe.
Nel 1269 i fratelli Seripere, Benvenuto e Zapirone, insieme con Pietro e con Guidotto di Gerardo, tutti degli Orsi, affittarono ad alcuni beccai una casa situata presso questa torre e presso le beccherìe, per la ragguardevole somma di 125 lire annue (9). Lo stesso Zapirone nel 1270 pagò a Domenico di maestro Giovannino 25 lire, delle cento ch’ egli e il fratello Seripere dovevangli, per la costruzione della casa torrita anzidetta (10).
L’ altra casa degli Orsi con torre era, poco distante, nella parocchia di s. Marco in via s. Donato, presso Pietro Fabbro e gli eredi del suddetto Zapirone Orsi. Fu venduta nel 1294 insieme con altre case e possessioni da Angelino del già Orso Orsi a Pietro del già Orsolino Orsi (11). Poi l’ anno dopo questo Pietro nominò un suo procuratore a vendere le suddette case e torre, pel prezzo ch’ egli volesse (12).
Di questa torre avanza tuttavia un troncone nella casa indicata in modo da evitare qualunque incertezza, ch’ è la prima a sinistra in via s. Donato (ora Zamboni) entrandovi dal trivio di Porta ravegnana, ed il cui n. 71 è segnato sotto il portico contiguo. Il troncone ridotto ad altana fa parte del muro che fiancheggia la strada ed è largo met. 6,87 per met. 5, con muri grossi met. 0,70.
Ma gli Orsi ebbero per compra nel 1292 anche la casa torrita dei Sangiorgio. — Vedasi Sangiorgio.
(1) Guidicini, Cose not. v. 1, pag. 420.
(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 212. Savioli, Ann. v. 5, pag. 241.
(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 439, 488, 555. v. 2, pag. 221. Savioli, Ann. v. 5, pag. 444, 481.
(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 295. Savioli, Ann. v. 3, pag. 364; v. 5. pag. 221.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 83. Dolfi, cronolog., pag. 564.
(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 115, 270. Savioli, Ann. v. 5, pag. 87, 112, 158, 346, 472.
(7) Dolfi, Cronolog., pag. 562.
(8) Sarti, De clar. archig. v. 1, pag. 211. Mazzetti, Repert., pag. 228.
(9) Docum. n. 31.
(10) Docum. n. 53.
(11) Docum. n. 200.
(12) Docum. n. 208.