Cattani della grossa terra matildica di Medicina, munita allora di validissima rocca. Essi tenevano colà una corte principesca, onorata sovente dalla presenza di Dante, sì come ne lasciò memoria il commentatore Benvenuto da Imola, il quale, come ognuno sa, scriveva nel secolo XIV. « Ibi, egli dice, regnaverunt olim quidam nobiles et potentes qui vocati sunt Capitanei de Medicina, quorum hodie nullus extat. Et ad domum istorum pervenit saepe Dantes. Et interrogatus quid sibi videretur de Curia illa, respondit, se non vidisse pulcriorem in Romandiola, si ibi esset modicum ordinis (1) ».
Costoro furono assai volte degli anziani e tennero qual che altro ufficio del comune di Bologna dal 1247 al 1369.
Piero andò pretore di Castelfidardo nel 1250, e, insieme col figlio Villano, vi fu privo della libertà e degli averi da un maniscalco di Federico imperatore, il quale rivendicava le terre occupate dal legato pontificio. Onde il comune di Bologna levò il bando sul maniscalco e su i nobili e le terre aderenti (2).
Ma i cattani di Medicina assai più s’ intromisero, con proprio e con altrui danno, nelle sorti della Romagna. Perocchè vi gettarono la prima scintilla di quelle discordie che poco dopo divamparono e di cui furono vittime anche Ulcito ed Ugo da Medicina, i quali menati in ceppi a Faenza nel 1237 vi morirono. Forse erano stati tratti, dal parentado con Malvicino conte e co’ principali nobili di Ravenna, ad anteporre la causa loro a quella de’ Bolognesi e de’ Faentini (3).
Nel declinare dello stesso secolo XIII rinfocolava i tumulti della Romagna un altro Piero di Piero da Medicina, famigerato seminator di zizanie tra Guido da Polenta e Malatestino da Rimini, dei quali fingevasi amico fidato e dai quali era rimunerato con doni. Onde l’Alighieri pose lui, benchè suo ospite, nella nona bolgia, tra coloro che son puniti con la divisione delle membra, e l’ additò e lo fece parlare in questa guisa:
Un altro che forata avea la gola,
E tronco il naso infia sotto le ciglia,
E non avea ma che un’ orecchia sola,
Restato a riguardar per maraviglia
Con gii altri, innanzi agli altri apri la canna,
Ch’era di fuor d’ogni parte vermiglia;
E disse: O tu cui colpa non condanna,
E cui già vidi su in terra latina,
Se troppa somiglianza non m’ inganna,
Rimembriti di Pier da Medicina,
Se mai torni a veder lo dolce piano,
Che da Vercelli a Marcano dichina.
E fa saper a’ due miglior di Fano
A Messer Guido ed anche ad Angiolello (4),
Che se l’ antiveder qui non è vano,
Gittati saran fuor di lor vasello,
E mazzerati presso alla Cattolica,
Per tradimento d’un tiranno fello.
Fra l’ isola di Cipri e di Maiolica
Non vide mai si gran fallo Nettuno
Non da pirati, non da gente Argolica.
Quel traditor (5) che vede pur con l’ uno,
E tien la terra, che tal è qui meco
Vorrebbe di vedere esser digiuno,
Farà venirli a parlamento seco;
Poi farà si, ch’ al vento di Focara
Non farà lor mestier voto né preco.
Ed io a lui: Dimostrami e dichiara,
Se vuoi eh’ io porti su di te novella,
Chi è colui dalla veduta amara.
Allor pose la mano alla mascella
D’ un suo compagno, e la bocca gli aperse
Gridando: Questi è desso, e non favella:
Questi, scacciato, il dubitar sommerse
In Cesare, affermando che ‘l fornito
Sempre con danno l’attender sofferse.
O quanto mi pareva sbigottito
Con la lingua tagliata nella strozza
Curio, ch’ a dicer fu cosi ardito! (6)
I turbulenti cattani di Medicina erano già stati posti in bando da Bologna, allorchè nel 1287, fra le provvisioni che vennero fatte a sicurezza dello stato contro i banditi e i ribelli, fu questa: che niuno desse ricetto alli cattani di Medicina, figliuoli di Guido, sotto pena di 500 lire e che le case e torri loro fossero fino a’ fondamenti spiantate (7).
Gherardo anziano nel 1396, Raffaello castellano della bastia di Codronco nel 1401 sono gli ultimi da Medicina ricordati (8).
Ho già notato che i da Medicina erano detti eziandìo Biancucci, e in vero quest’ ultimo era il loro casato e chiamavansi da Medicina, come avvertii, per esserne cattani o feudatarii. Così in tre documenti riguardanti la stessa persona e gli stessi edificii contrattati, Princivalle di Petrizzolo è enunciato da Medicina in due documenti, e nel terzo è detto de’ Biancuzzi (9). Un altro documento (10) ch’ è dell’ anno 1295 ci fa noto che antecedentemente era stata di Bettino Biancuzzi (o da Medicina) una casa con torre, passata poi ad un Mezzovillani e ad un maestro Jacopo medico, la quale era situata nella parocchia di s. Bartolommeo di Porta ravegnana, presso il Mezzovillani, i Malpigli ed i Rossi; sicché dovev’ essere nelle vicinanze di essa chiesa, stante l’ angustia delle antiche parocchie. E può darsi che questa dei da Medicina fosse la casa con torre menzionata in un atto del 1415 (11) e situata nella prossima via Roccafranca, ora chiusa da portone, la quale faceva angolo con la strada Maggiore (n. 247).
Anche la torre, le case, il palazzo nuovo ed il residuo del palazzo vecchio de’ Prendiparte, in via Altabella, furono per sei mesi dei da Medicina, avendone fatta compra e vendita Princivalle di Petrizzolo da Medicina nel 1290 (12).
(1) Excerp. hist. ex comment. Benvenuti de Imola in Comoed. Dantis (Murai. Antiq. ital. med. aevi, v. 1, col. 1123).
(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 238, 242.
(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 130.
(4) Guido del Cassero ed Angiolello da Cagnano onoratissimi gentiluomini di Fano.
(5) Malatestino Malatesta crudelissimo tiranno di Rimini e cieco d’ un occhio, che fece sommergere il del Cassero e il da Cagnano.
(6) Inferno e. 28, v. 64 e segg.
(7) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 274.
(8) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 519.
(10) Docum. n. 203.
(11) Guidicini, Cose not. v. 3, pag. 29.