Valvassori o feudatarii mediati nel 1107 del castello di Gesso, uno dei luoghi matildici nel bolognese, del quale erano subinvestiti dei militi (1). I valvassori di Gesso mantenevansi fedeli all’ imperatore, anche allorchè il comune di Bologna reggevasi autonomicamente. Ma nel 1164 sottommessi con la forza dai consoli, Gerardo e Guido dovettero prestare omaggio di dipendenza. Erano però signori di quel castello col titolo di conti nel 1290, allorchè il conte Alberto figlio di Laigone uccise in Bologna Tommasino suo agnato e suscitò gran tumulto. Egli fu condannato al bando capitale, le terre di Laigone suo padre vennero devastate, rovinato il castello di Gesso (2).
Questa famiglia secondo che portavano le sue aderenze fu lambertazza: si segnalò nel conflitto civile del 1271 e giurò la pace delle fazioni. Un Laigone di Gandolfo, che aveva cinquantotto servi, fu posto al bando co’ figli nel 1287; Carlino e Pietro congiurarono contro l’iniquo legato Baldassar Coscia (3).
Fin dai primordi del secolo XIII i Gessi trattarono la cosa pubblica; più di cento volte entrarono anziani nel corso di cinque secoli ed ebbero luogo in senato dal 1626 al 1714.
Noterò che nel 1219 due vicarii imperiali per Federico, venuti ad intimare ai Bolognesi di desistere dagli apparecchi di guerra contro Imola, si partirono inesauditi mettendo al bando Bologna; Gerardino Gessi sindaco pel comune li raggiunse in Faenza, insistendo per l’ appellazione al papa e a Federico; ma i vicarii svignarono (4).
Tolomeo dicesi militasse nella gran crociata del 1217; Cazzaricco disperse una formidabile masnada di banditi che tribolava, il contado (1282); Ugolino morì espugnando la rocca di Larciano per i Pistoiesi (5).
Pochi casati han dato come questo quindici professori in leggi, in rettorica, in medicina. Non risulta però che tutti uscissero dalla stessa stirpe. Emerse Rolando che insegnò leggi dal 1238 al 1248 (6).
La torre dei Gessi era nella parocchia di s. Marino in Porta nova (7), presso Bualello Cavalli e due strade. Se n’ ha contezza dall’ atto col quale Laigone del già Gandolfo da Gesso emancipò nel 1272 il figlio Alberto, cioè colui che otto anni dopo fu reo d’omicidio. Alberto ricevette come sua parte i seguenti immobili dal padre: quattro case e una torre in Porta nova, la casa e la torre dominante il castello di Gesso, e tutte le altre case del castello compresa la grande con mura, eccettuata però la casa antica contigua alla chiesa di s. Giorgio ed alle case nuove (8).
(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 178.
(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 293. Savioli, Ann. v. 1, pag. 349.
(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 274; v. 2, pag. 595. Sa violi, v. 5, pag. 444.
(4) Savioli, Ann. v. 3, pag. 382.
(5) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 262, 450.
(6) Sarti, De clar. archig. v. 1, pag. 161. Mazzetti, pag. 145, 146.
(7) La chiesa parocchiale era in Porta nova, fra le case numerate 1198 e 1199.
(8) Docum n. 81.