Le nostre storie non fan menzione di costoro. Solo nell’ elenco dei servi affrancati nel 1257 si trova che Gualdradina e Roberto, del già Gentuzzo, eran padroni di trentaquattro servi.
I Centucci avevano però una torre in strada Maggiore nel 1290, siccome risulta da due mandati, l’ uno del giudice l’altro del podestà. Col primo si ordinava di pagare 40 soldi a «nastro Jacopo muratore, il quale con rischio della vita nella notte del 31 luglio aveva tagliato i pilastri e le colonne della casa di fra Geremia Adenti, cavaliere gaudente, per arrestare il fuoco che vi si era appiccato e che metteva a pericolo la torre dei Centucci, le case vicine e la strada Maggiore (1). Col secondo mandato si commetteva di retribuire certo Michele, che nella stessa notte, con ugual rischio e per la stessa cagione, era salito sulle colonne dell’ anzidetta casa Arienti per legarle con funi, al fine di rovesciarle a terra. Ed è da considerare che le colonne e i pilastri qui sopra menzionati erano certamente di legno secondo l’uso di quei tempi, e che non si trovava miglior espediente ad arrestare un incendio di quello che far precipitar una parte almeno della casa, atterrandone i sostegni (2).
In questo documento è detto che insieme con la casa di fra Geremia Arienti bruciava quella di Enrico Mezzovillani (3), il che fa conoscere ch’ eran tutte contigue. Ciò non basta però per determinare la località della casa e torre dei Centucci non ricordate nè da cronisti, nè dagli indicatori delle torri. Tuttavia essendo noto che i Mezzovillani nel 1357 avevano casa in strada Maggiore presso via Caldarese (n. 250) (4) par probabile che là vicino fosse la casa dei Centucci.
(1) « Ann. 1290… Item detis ei solvatis magistro Jacobo Muratori qui de mandato d. Judicis die ultimo Julii de nocte incisit pilastros et collumnas domus fratris Hieremie de Arientis in qua erat ignis, quod periculum imminebat contrate strate maioris et turris Centucci et etiam domibus vicinalibus, ad hoc ut ultra ignis non procederet, ponendo se ad periculum mortis. — 40 sold. » (ToseIli Spoglio dell’ arch. crim. ms. pag. 730).
(2) « Ann. 1290. D. Potestas… precepit vobis depositario etc. ut detis et solvatis Michaeli etc. qui de mandato d. Petri judicis die ultimo Julii de nocte ascendit columnas d. Fratri Zeremie de Arientis causa ligandi eas cum funibus et ipsam in terram deieciendo, ad hoc ne ignis qui erat in domo d. Henrici de Mezzovillani et dicti Fratris Zeremie ultra non procederet quod periculum iminebat tote contrate strato Majoris ponendo se ad periculum mortis. » (ToseIli, Racconti stor. v. 1, pag. 52).
(3) II Griffoni (Memor. col. 129) notò soltanto « die ultimo Julii domus Henrici Mezzovillani fuit combusta ».
(4) Guidicini. Cose not. v. 3, pag. 29.