Sono menzionati nelle carte pubbliche un Gerardo, un Guglielmo, un Alberico, i quali essendo del consiglio nel 1229 giurarono al sindaco di Modena di osservare la tregua; e Jacopo e Galvano che, anch’ essi consiglieri, accolsero nel 1234 la sottomissione dei nobili del Frignano (1). Domenico combattè nell’ esercito bolognese che, rafforzato da’ Ravennati, vinse i Veneziani (1271): rimase ferito e morì in Ravenna. E poichè i Ravennati avevano trasportato nella loro città gran parte del bottino, fu loro intimato dal pretore di Bologna, con minaccia di guerra di dare quel bottino a’ bolognesi, non che tutte le robe lasciate quivi da Domenico Bongiovanni e da’ suoi concittadini morti di ferite in Ravenna. Bartolommeo fu portato dalla fazione maltraversa all’ eminente ufficio di correttore de’ notari (1393), ma fu dimesso allorchè quella fazione soccombette.
Bongiovanni
Giovanni e Galeotto erano professori di leggi nella prima metà del secolo XVI (2).
Appartenevano a questa famiglia tre settimi d’una metà di torre indivisa in Porta Stiera, nella parocchia di S. Fabiano, presso Ranieri Ghisilieri, le quali parti con altrettante di una casa furono vendute nel 1273 per lire 102, soldi 17 e denari 3 ad Ubertino Ghisilieri da Alberto figlio del già Galvano del già Pietro Bongiovanni, quale commissario d’ esso Galvano (3). Altre tre parti delle sette di questa metà di torre, composseduta da Jacopo, da Giovanni e da Niccolò figli dello stesso Galvano Bongiovanni, erano state vendute un mese prima da persone oscure al medesimo Ubertino Ghisilieri (4).
(1) Savioli, Ann. v. 6, pag. 93, 151.
(2) Ghirardacci, Histor. v. 1, pag. 220; v. 2, pag. 470, 471. Mazzetti, Repert., pag. 66.
(3) Docum. n. 88.
(4) Docum. n. 87.