Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa, Convento ed Orto delle Monache Domenicane dette di S. Pietro Martire.
Alcune Suore Domenicane, fuggite da Parma nel 1252, quando vi fervea la guerra importatavi dall’imperatore Federico II, ritiraronsi a Bologna ove come Suore di S. Domenico erano conosciute, e si stabilirono in luogo detto Le Vigne dei Racorgitti o Racorgeti. Era questa un’antica famiglia di benestanti cittadini bolognesi, della quale sappiamo che erano viventi nel 1300 i fratelli Maso e Pietro, di Benne – ciò risultando da un rogito di Francesco di Bongiovanni Zamboni, datato 21 novembre di detto anno, nonchè dall’Atto di Divisione dei loro beni paterni che aveva avuto luogo il 12 febbraio 1299, dal quale emerge che a Maso toccò la Casa posseduta da suo padre in Via Castiglione e situata sotto la parrocchia di S. Giovanni in Monte, mentre a Pietro toccò l’altra paterna Casa situata in parrocchia di S. Stefano. Nel Registro del Comune riscontrasi pure indicazione delle Vigne de’Racorgeti, citatevi nella designazione de’ confini d’una cerchia della Città di Bologna.
Quanto all’esserci qui venute da Parma le suaccennate Suore, n’ abbiamo prova nel testamento di Baruffaldino Geremei, fatto nel 1252, nel quale, egli statuiva un legato: Ecclesiae S. Dominici de Parma, scilicet Sororibus de Parma quae morantur in Vineis Racorqeti rel Racorgipti. — Così nel Libro di Memoriali.
L’Archivio di questo Convento conserva una Bolla di papa Alessandro IV, fatta nel 1255, nella quale son nominate le “Suore di S. Pietro Martire” – Santo il cui martirio era avvenuto il 6 aprile 1252, e la canonizzazione il 22 marzo 1253 per opera di papa Innocenzo IV.
Nello Statuto Comunale del 1258, ove sono enumerate le elemosine che il Comune prestabiliva di fare ogni anno, trovasi un articolo così espresso: Dominabus S. Dominici, in Burgo S. Stefani commorantibus super loco Jacobini Racorgepti, pro constructione Ecclesiae S. Petri Martyris. Ecco dunque che abbiamo la data certa della erezione di questa Chiesa, la prima forse che venisse dedicata a detto Santo.
Una Memoria, posteriore alle precitate epoche, dice: Terrenum in quo sita est Ecclesia S. Petri Martyris erat illorum de Recorgictis et Mansii Doctoris.
Abbiamo altra Memoria posteriore ancora, lasciataci da Uberto vescovo di Bologna, in data della prima domenica di luglio del 1309, la quale nomina la Chiesa di S. Pietro Martire in Suburbiis di Bologna, e c’ informa che vi stavano “Suore vestite di bianco, sotto la regola di S. Agostino, che avevano Cimitero e Chiesa con due altari, uno dedicato a Maria Vergine e l‘ altro a S. Pietro Martire”.
Nel 1592 la Chiesa stessa fu rinnovata di pianta, a quanto sembra, in tale occasione avendo l’Ufficio dell’ Ornato concesso a quelle Suore una zona di suolo pubblico, lunga Piedi 8, su oncie 26 di larghezza, per la fabbrica della Chiesa di S. Pietro Martire. – Tale concessione trovandosi datata dal 12 agosto del preaccennato anno 1592.
Nel 1599, addì 28 giugno, il Senato permetteva alle Suore di S. Pietro Martire di far erigere un loro muro di clausura, a patto che la Via vi rimanesse larga almeno Piedi 22.
Nel 1333, addì 20 maggio, le Suore di S. Pietro Martire diedero in enfiteusi a certe persone, per 29 anni, una pezza di terra aratoria dell’ estensione di Tornature 5, confinata “dal Convento a sera, di sotto dalla Via, e dalla ripa della Cerchia del Comune di Bologna”.
Nel 1634 l’Ufflcìo Comunale dell’Ornato concedeva a quelle Suore l‘occupazione d’una nuova zona di suolo pubblico, per una lunghezza di Piedi 35 su Piedi 8 di larghezza – “verso il Vecchio Muro” – ed altra zona di Piedi 3 ed Oncie 6 “verso il Campanile, per ampliare la loro Clausura”.
Questo Convento fu soppresso il 19 giugno 1798 e le Monache vennero ripartite fra i monasteri di S. Giovanni Battista, di S. Mattia, di S. Maria Nuova e di S. Agnese: monasteri tutti dello stesso Ordine Domenicano. In questo locale però si fecero passare per qualche tempo le Suore Gesuate della SS. Trinità, che poco però vi rimasero, essendo state colpite da soppressione; per il che questo Monastero – il 6 maggio 1799 , come da rogito Baciati – fu venduto ai fratelli Andrea e Carlo Costa che in gran parte lo atterrarono, e addì 27 settembre 1800 ne fecero cessione a Luigi Rizzi – come da rogito Ferlini – il quale nel 1819 lo vendette a Giovanni Battista Fabbri.
L’Orto di questo Convento è di Tornature 6 di estensione.
Della Chiesa ora non resta che la cappella maggiore, conservata al culto, ma chiusa essa pure il 16 agosto 1806 benchè riaperta in seguito.
Il Campanile non ha più la sua antica elevatezza, chè del 1819 ne fu or dirîato l’abbassamento fino al tetto della detta cappella conservata; e ciò perchè da esso dominavasi collo sguardo il vicino Orto del Monastero delle Suore Scalze di S. Omobono.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
S.Pietro Martire
Convento di Domenicane nella via Nuova del Baracano.
Questo convento fu eretto l’anno 1290 sotto la regola di Sant’Agostino.
Nel 1474 passò a quella di S. Domenico.
Il 5 settembre 1595 fu incominciata la chiesa e la torre con architettura di Andrea Ambrosini, e fu consacrata il 10 luglio 1613.
Nel reclusorio del loro convento fu incorporato il cimitero degli Ebrei, il quale era dall’altra parte della strada, e vi communicavano per un sotterraneo. Il detto cimitero era ridotto ad orto, e confinava colle suore di Sant’Omobono. Questo convento fu venduto ai fratelli Costa, e ultimamente apparteneva a Luigi Rizzi.
Il 19 giugno 1798 fu intimata a queste suore la traslocazione in S. Gio. Battista, e quivi furon messe le suore della Trinità.
Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa.
Il 27 aprile 1800 i fratelli Andrea e Carlo Costa, dopo aver atterrato gran parte del convento e il campanile ricavarono dai materiali più di quanto avevano pagato pel locale tutto.