Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Casa con portico di legno riputata per una di quelle abitate anticamente dalla famiglia Salicetti.
Il 12 aprile 1532 Taliano del fu Francesco Pij da Carpi vendette a Giovanni Antonio del fu Baldassarre Bettini alias Fabretti questa casa con stalla, orto ecc. posta sotto S. Martino dell’ Avesa nella via di Mezzo, che confinava colla via pubblica da tre lati, e cioè a levante, e mezzodì col vicolo Facchini, e a ponente colla via di Mezzo, con Simone Pistori, Domenico Varignana, e una chiavica a settentrione, per L. 4900. Rogito Giacomo Carlini.
1590 8 febbraio. Alessandra Albergati moglie di Gio. Antonio Fabretti aggiunse a questo stabile la casa vendutagli per L. 1000 da Eleonora Azzolini, e da Domenico Padovani probabilmente successori dei sumenzionati Pintori, e Varignana.
Nel 1608 21 luglio apparteneva a Diomede, e Francesco Maria fratelli, ed eredi di Gio. Antonio juniore Fabretti. Rogito Bartolomeo Pozzi.
Questa famiglia si diceva dei Fabbri alias Bonavolta, poi Frabetti, o Fabretti, e finirono in Francesco di Gio. Antonio morto ab intestato il 12 ottobre 1649 che lasciò tre figlie Laura Francesca, e Maria Alessandra suore in S. Lodovico, e Maria Ermenegilda suora in S. Vitale.
Le due sorelle monache in S. Lodovico avevano fatto rinunzia. Il canonico Gio. Giuseppe, e Giacomo Antonio Budrioli figli di Diamante sorella del predetto Francesco .avevan dimesso i loro diritti all’eredità onde le monache di S. Vitale pretesero il conseguimento di tutto l’ Asse stantechè suor Ermenegilda aveva conservato intatti i suoi diritti. Dopo lunga lite seguì transazione il 13 settembre 1660 a rogito di Francesco Bignardi, e di Mario Dalla Noce, colla quale cinque oncie di detta eredità passarono alle suore di S. Lodovico, colla dichiarazione che questa casa sotto S. Martino dovesse esser compresa nella porzione delle suore di S. Vitale in prezzo di L. 13000, che ne presero possesso il 18 agosto 1661.
1662 28 febbraio. Locazione enfiteutica a 29 anni concessa dalle suore di S. Vitale al canonico Gio. Gioseffo, e Giacomo Antonio del fu Alberto Budrioli fino alla terza generazione di una casa in via di Mezzo sotto S. Martino. Confinava un vicolo da due lati, i Pasi e Francesco Agnoli per L. 100, e L. 600 di caposoldo. Rogito Mario Dalla Noce.
I Budrioli anticamente si dissero Mascari, come Pace di Bertuccio nel 1440. Un Budriolo di Ugolino vivente nel 1456 diede il nuovo cognome alla famiglia quantunque si trovi che Alberto di Jacopo nel 1541 continuava a dirsi dei Mascari.
I Budrioli furono eredi di Virgilio Pannolini, e dei Virgigli nel secolo XVI. L’eredità Pannolini era in parte libera, e questa servi a rimpiazzare il fedecomesso distratto da quella dei Virgigli, i quali così si dissero perchè nel 1314 uno dei loro antenati fu chiamato da Carpi in Bologna a leggere poesia, e a spiegare Virgilio. Gio. Francesco Virgigli nipote di Nicolò Vescovo di Marsico instituì il fedecomesso a favore di Obice Alberto Budrioli nipote ex-sorore attribuendogli la facoltà di nominare il successore, e così in perpetuo ma coll’obbligo al nominato di usare dello stemma, e cognome Virgigli.
Alberto di Giacomo Budrioli ultimo di sua famiglia nominò il 14 giugno 1746 in suo successore il senatore marchese Carlo Grassi, il quale ottenne dal Papa, che dopo la di lui morte potesse la vedova Grassi godere sua vita natural durante del fedecomesso Virgigli, ma morto egli improvvisamente senza aver nominato il successore, e devoluta la nomina al Papa Pio VI questi investì Carlo fratello del Cardinale Arcivescovo Giovanetti del fedecomesso Virgigli dopo però che fosse morta la vedova Grassi.
Il 7 ottobre 1778 a rogito di Lorenzo Gamberini il cav. Gio. Battista Grassi consegnò l’eredità Virgigli al Giovanetti.
In seguito alla morte dell’ultimo Budrioli cessò la locazione enfiteutica della suddetta casa. Un rogito del 1679 dà i suoi confini a mezzodì colla via di Mezzo, a levante col vicolo dei Facchini, a settentrione mediante stalla con altro vicolo detto dei Matti, e a ponente con casa delle suore di Sant’ Elena, e della piazza di S. Martino. Le suore di S. Vitale la vendettero a Gio. Battista Bonazzi affittuario dal quale fu risarcita nel 1772. Fu poi comprata dal dottor Giacomo Panzarasa che ottenne di demolire l’antico portico di legno che era sulla via di Mezzo.
Nella sala evvi un fregio, che rappresenta la cavalcata fatta in Bologna nel 1530 per la incoronazione dell’imperatore Carlo V, che differisce di molto da quanto ne accennano il Bruciasorci e Hongherberg colle loro stampe.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
E da questa qui presso in casa delli Frabetti nel loro cortile vi è un busto armato di una corazza antico, con un pezzo di panno attorno senza testa, braccia, e gambe, grande più del naturale, che è cosa rara.