Dai Cartigli del Comune di Bologna
Fu ultimata nel 1449 per volere di Venturino Lupari. Agli inizi del Quattrocento risalgono la ghiera in cotto a sesto acuto del portale d’ingresso, l’arco e la finestra del cortile. Nella scala si trova la cappellina ove visse in penitenza e morì il Beato Lodovico Morbioli (1433-85).
Indirizzo:
via del Luzzo, 4
via del Luzzo, 4
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Casa dei Lupari.
Luparo Bonomi, per dissensi avuti col famoso Castruccio signore di Lucca, abbandonò quella città e venne a stabilirsi in Bologna, dove egli ed i suoi discendenti esercitarono per molti anni la negoziazione in seterie.
Dai figli di Venturino ne derivarono tre rami. Quello di Francesco che finì in Virginia di Eugenio, moglie di Giuseppe Magnani. L’ altro di Bartolomeo, che fu il ramo senatorio, e si estinse in Francesca del senatore Marcantonio, moglie del senatore Isolani. Il terzo di Marco che fu l’erede di Giacomo Arrenghiera in causa di Francesca di Giacomo, maritata li 30 giugno 1460 a Marco di Venturino Lupari, rogito Gabrielle da Fagnano, terminò in Matteo del conte Gio. Francesco, morto li 29 novembre 1603 con testamento delli 16 precedente ottobre, fatto a rogito di Lodovico Gambalunga, col quale lasciò erede sua sorella Gentile vedova del fu colonnello Vincenzo Magnani, obbligando il di lei figlio Enea Magnani d’ assumere armi e cognome Lupari.
Il predetto Vincenzo Magnani abitava in Strada Maggiore al N. 270.
Evvi molta probabilità che qui fossero le case di Verzuso di Paolo Lodovisi, e che i Magnani le acquistassero da questa famiglia.
Nella divisione seguita li 16 agosto 1449 fra i figli del sunnominato Venturino, toccò a Marco la casa in via del Luzzo, e una casetta contigua nella via Centovasure (Trabisonda), le quali confinavano con Giovanni Gozzadini, cogli eredi di Zoene del Borgo dall’ Oro, e col guasto allora Lupari, sul quale i Lupari avevano cominciato a fabbricare.
I figli di Marco ampliarono questo stabile nella parte posteriore, e cioè da quella della strada Centovasure, o Trabisonda, dove comprarono case nel 1428 dai Cesti, e nel 1432 dai Tiarini.
Li 17 agosto 1437 Gaspare e fratelli Lupari comprarono la casa di Luigia Lodovisi moglie di Gaspare Bombaci, posta sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana, in confine degli acquirenti, per L. 625. Rogito Cesare Panzacchia.
Li 10 luglio 1493 fu pubblicata una taglia di ducati 50 d’ oro per chi avesse denunziato gl’incendiari della casa di Giacomo Lupari, che giorni prima, di notte tempo era andata in fiamme.
1586, 12 agosto. Compra Paolo e Matteo di Gio. Francesco Lupari da Gio. Agostino de’ Mancini una casa sotto Santo Stefano, in contrada Centovasure e via dei Bianchi, per L. 1800. Rogito Nanne Sassi e Paolo Stancari.
La via dei Bianchi cominciava dalla casa Berti, e terminava alla Mercanzia.
Non bisogna ommettere di dire che in questo stabile, e segnatamente in una piccola cameretta a metà delle scale vi abitò e vi mori in età d’ anni 52 il beato Lodovico Morbioli figlio di Francesco di Antonio beccaro, che passò agli eterni contenti quinto nonas novembris del 1480, e secondo il Melloni li 7 novembre 1485, e fu sepolto in S. Pietro.
La lapide che era nella chiesa vecchia di S. Pietro diceva che era vissuto anni 52 e che era morto V nonas novembris 1490.
Questa stanza ad uso di cappella era larga piedi 5 e oncie 4, lunga piedi 6 e .oncie 8, alta piedi 10. Fu ricoverato da Paolo Lupari.
Nel testamento di Matteo del conte Gio. Francesco Lupari, fatto li 16 ottobre 1603 a rogito Lodovico Gambalunga, si fa menzione de’ suoi stabili, fra i quali si ricorda la casa nella via del Luzzo, con rimessa, stalla e teggla di faccia a detta casa, ed altra sul cantone di detta via e Strada Maggiore.
Li 29 gennaio 1749 mori in questa casa Donato di Gioseffo Maria pittore.
La casa dei Lupari fu affittata li 7 gennaio 1657 a Ferdinando di Ippolito Monti .autore della famiglia senatoria Monti, per annue L. 350.
Terminata la linea Magnani Lupari in Paolo Scipione del senator Enea Magnani, morto li 20 aprile 1753 l’ eredità fidecommissaria Magnani Lupari passò nel nipote ex sorore del defunto, cioè il marchese Sigismondo di Piriteo Gaetano Malvezzi e di Artemisia Magnani.
Questi eredi godettero per due sole generazioni le dovizie Magnani, poichè colla morte di Piriteo di Sigismondo Malvezzi, seguita li 10 febbraio 1806, furon divise fra le famiglie Ercolani e Ranuzzi, nelle quali eran maritate le due figlie ed eredi del predetto Piriteo.