Dai Cartigli del Comune di Bologna
Santuario del Ss. Crocefisso del Cestello.
Eretto nel 1516 dalla confraternita del Crocefisso, che venerava un’immagine dipinta sulle mura della città nel XV secolo (ora sull’altare maggiore), fu ricostruito nel 1762. L’interno costituisce un perfetto esempio di decorazione settecentesca con ornati di Antonio Gamberini (1782-88), stucchi di Luigi Acquisti e affreschi di Flaminio Minozzi. In sacrestia si trova l’Addolorata dello scultore Angelo G. Piò (1730).
Indirizzo:
via Cestello, 25
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa ed oratorio del Crocefìsso sopra il ponte dell’Avesa. dove si adunava una compagnia detta del Crocefisso del Cestello.
Li 2 luglio 1514 Teseo Balzani, Angelo Serafini, Francesco Oddofredi ed altri determinarono di fare un oratorio sopra il ponte dell’Avesa, detto nel 1219 ponte dei Principi, e di formare una confraternita spirituale sotto il nome di SS. Crocifisso.
Li 12 luglio 1516 il P. Stefano Foscarari, nella sua qualità di priore dei Domenicani, concesse a certi devoti di un Crocefisso dipinto sul muro dell’orto del convento dei Domenicani appresso il cantone e ponte dell’Avesa per dove si andava alla strada delle tovaglie in luogo detto la Castellata, dove per l’ addietro seguivano omicidi ed altri mali, di poter proseguire la fabbrica di un oratorio appogiandolo sopra detto muro, e concedendo piedi 80 di terreno da mezzodì a settentrione. Rogito Virgilio Gambalunga ed Ercole Borgognini.
Sembra che in questa occasione fosse chiusa la strada che proseguiva quella dell’orto vicino alla via Poeti, la quale continuando verso il piazzale del Cestello prendeva il nome di via della Noce.
Li 13 ottobre 1533 si stabilì di fare un ponte sopra I’Avesa per ingrandire la strada, al fine di dar comodo al popolo che in gran copia vi concorreva.
Li 2 novembre susseguente fu convenuto con Antonio Morandi che fabbricasse il detto ponte lungo una pertica e largo piedi 12, con muri grossi oncie 18 e con la volta d’oncie 6, in prezzo di L. 150.
Li 29 agosto 1553 i confratelli ottennero terreno per piedi 30 in lunghezza, e per piedi 9 in larghezza dalla parte di oriente, vicino e sopra il torrenle Avesa, per ampliare l’ oratorio e fabbricare le scale. Tutte queste notizie risultano da un rogito di Annibale dall’Oro.
Li 6 marzo 1554 passò convenzione fra la compagnia e l’arte della lana per la fabbrica di detto oratorio, in seguito del riportato consenso da detta arte dagli eredi del fu Gualengo Ghisilieri dal quale i lanini conducevano in enfiteusi diversi edifìzi limitrofi, e mediante questa convenzione fu stabilito che nel muro anteriore confìnante colla strada detta Borgo della Noce, o del Crocefisso, vi si dovessero lasciare le immorsature ad effetto che, volendo la dett’arte fabbricare, potesse incorporare i di lei edifizi con quelli di detta confraternita. Rogito Omero Pasolini, e Lattanzio Panzacchia.
1582, 28 giugno. Fu concesso suolo alla compagnia del Crocefisso del Cestello a cominciare dall’angolo delle scale che ascendevano al loro oratorio fino all’angolo del muro dell’arte della lana verso il torrenle Avesa e la via vicinale, in larghezza di piedi 10, e in lunghezza quanto vi era fino all’angolo della chiesa verso l’ Aposa, col patto che a loro spese dovessero regolare il declivio di detta via vicinale.
1724, 4 luglio. Fu data facoltà alla compagnia del Cestello e al Senator Vincenzo Ferdinando Ranuzzi di chiudere il vicolo a loro limitrofo che terminava al torrente Aposa, di misura piedi quadrati 750, pagando L. 75. 1739, 29 agosto. Fu ordinalo alla compagnia del Cestello che chiudesse con cancello il vicolo vicino alla casa del custode.
L’attuale elegante chiesa si cominciò a rifabbricare il mercoldì 22 maggio 1782 con disegno dello scultore ornatista Antonio Gambarini, e fu aperta li 14 agosto 1785. Flaminio Minozzi diede saggio del sommo suo valore nel dipinto, ed in particolar modo in quello del catino dell’altar maggiore, col quale provò che con lui sarebbesi estinta l’arte della quadratura prospetica tanto ammirata nelle opere del Dentone, del Colonna, e di tanti altri sommi uomini della scuola d’ ornato bolognese.
La compagnia fu soppressa li 27 luglio 1798. Li 20 gennaio 1806 il conte Francesco Ranuzzi acquistò la chiesa e gli annessi a rogito del dott.. Serafino Betti, e con suo dispendio procurò che fosse decentemente ufficiata, al qual intendimento nel 1823 concesse per ospizio ai Padri Osservanti degenti in S.Lazzaro il locale dell’ oratorio che avea servito per abitazione del guardiano.
Lungo il piazzale davanti questa chiesa corre coperta l’Avesa qui condotta nell’anno 1070.
Dal piazzale alle mura della città correva in gran parte scoperta. Nel 1757 il Senato s’invogliò di coprire anche questo tratto colla doppia vista di procurarsi una situazione comoda per depositarvi i rottami delle fabbriche, e poscia ridurre a delizioso passaggio l’ area acquistala unita al suddetto piazzale. Il lunedì 5 settembre 1757 si gettarono i fondamenti del volto sopra l’Avesa presso la mura della città, e si continuò la fabbrica per un buon tratto verso il piazzale, ma senza saperne la vera causa l’opera fu abbandonata.
Il suddetto piazzale è lungo pertiche 5, largo pertiche 3, ed ha la superficie di pertiche 7.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
Crocefisso del Cestello.
Chiesa appartenente ad una confraternita.
Questa chiesa era posta sopra il torrente Aposa sopra un ponte costrutto il 19 maggio 1533.
La compagnia ebbe principio l’11 maggio 1514. Per fare la chiesa i Domenicani gli concessero di servirsi per 80 piedi di muro del loro circondario.
Nel 1535 si unirono ai confratelli alcuni uomini della compagnia de’ Toschi, che si radunavano in Santo Stefano, ed il 29 agosto 1553 ottennero dal Senato il sito per costruire le scale dell’ oratorio.
La chiesa fu elegantemente rimodernata circa l’ anno 1780, e ne fu architetto uno scultore della famiglia Gambarini.
Il dipinto è di Flaminio Minozzi morto nel maggio del 1817 in età d’anni 84.
La compagnia fu soppressa il 27 luglio 1798.
Con decreto 10 maggio 1808 fu per messo che la chiesa restasse aperta.