Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
N. 2647. Casa dei Piantavigne, e chiesa di Nostra Donna dell’ Avesa, alias dei Piantavigne.
L’uno e l’altro di questi edifìzi, secondo tutte le notizie trasmesseci dagli storici, erano nella via in oggi detta dell’ Inferno.
Dicesi che questa chiesa fosse restaurata nel 1462 dai Piantavigne. L’ Alidosio, indicando i luoghi dove si pubblicavano i bandi nel 1289, dà il Trebbo innanzi la casa dei Piantavigne, e subito dopo aggiunge: sopra il ponte di S.Martino dell’ Avesa. Siccome l’ Alidosio seguita l’ordine dei quartieri, ed anche in certo qual modo quello della prossimità dei luoghi dove si pubblicavano i detti bandi, così è molto probabile che i Piantavigne abitassero nelle vicinanze di San Martino.
La cronaca Ghiselli dice che nel 1461 si voltò l’ Avesa da S. Martino, cioè si fabbricò il volto sopra questo torrente, cominciando di sotto dall’ orto dei frati, e che l’andarono voltando sino a Santa Maria dei Piantavigne, la qual chiesa fu fatta levare dal Podestà per voltare il detto torrente, ed era contro la casa dei Saldini, che appartenne poi a Galeazzo Bovio. La detta casa dei Saldini era il N. 2704 in faccia alla via dell’Inferno.
Il Ghirardacci ed il Negri dicono che il venerdì 4 giugno 1462 si cominciò a coprir l’ Avesa dalla parte delle Moline, e cioè dalla via delle Moline, continuando per il convento di S. Martino, e terminando alla casa di Bernardo Sassoni. Un’altra cronaca mette sotto l’anno 1628 che la casa dei Piantavigne era di dietro alla chiesa dei. Santi Simone e Giuda (di proprietà della famiglia Papazzoni) sul cantone nell’uscire dalla via dell’Inferno a dritta per andare alla chiesa di S. Martino. D.Carlo Salaroli crede che la casa dei Piantavigne fosse dove anche oggidì si veggono alcune immagini di Santi dipinte nel muro sotto il portico a capo della via dell’Inferno verso settentrione. Finalmente il Masina ristampato è del sentimento del Salaroli, e stabilisce il N. 2648 per il sito dove fu già la chiesa di Santa Maria dei Piantavigne.
Che i Piantavigne avessero stabili in via Valdonica, o nelle sue vicinanze, è comprovato da un rogito di Lorenzo Canonici e di Taddeo Mammellini in data 27 aprile 1398, nel quale si tratla della compra fatla dal notaio Ostesano del fu Guidoncino Piantavigne di una o due case, per L. 400, vendutegli da Pietro Battista del fu Giovanni del fu Bittino da Trevi. Dette case si dicono poste in via Valdonica, sotlo S. Donato, e confinare col compratore da due lati, e con Nicolò Nicolai Cimatore. Stando alle confinazioni questi stabili dovrebbero essere il N. 2714 quasi dirimpetto a Luretta. Nell’Archivio dell’ospedale di S.Giobbe si trova un rogito di Annibale Rusticelli delli 25 novembre 1520 che parla della locazione enfiteutica già stata fatta dal detto ospedale a Giovanni Tencarari, a Matteo di lui fratello e a Giacomo Maria Tencarari di lui nipote. Un altro rogito di Bernardino Caccianemici descrive una casa antica e ruinosa massime nei fondamenti, dietro alla quale camminava il condotto Avesa, posta sotto S. Donato in via Valdonica, attinente alla qual casa eravi un’immagine della Beata Vergine.
I Tencarari si erano obbligali di pagare l’ annuo canone di una candela di cera da soldi 20, e di far celebrare una messa quotidiana a detto altare vicino e sopra l’ Avesa.
Fu promossa lite per l’inadempimento di dette condizioni, che fu terminata per transazione, nella quale il Tencarari pagò L. 200, oltre le L. 300 depositate nel Monte di Pietà, e si obbligò di pagare L. 50 annue per 5 anni successivi colla celebrazione della messa quolidiana. II suddetto rogito cita via Valdonica, ma si rifletti che per Valdonica intendesi anche la piazzetta che communica ai due voltoni Spada.
Li 20 settembre 1521 l’Ornato diede licenza a Girolamo e fratelli Tencarari di fabbricare una casa, ma che fosse innalzata ad uso castello e dividesse un oratorio detto della Beata Vergine dell’Avesa, o delle Volte, da certa casa di recente fabbricata in questo oratorio, larga piedi 14 e lunga piedi 26. Questa casa serviva come sagristia, e per comodo del prete e di altri che abitavano presso detta chiesa.
Detto Ornato concesse pure ai Tencarari di chiudere certa porta inferiore a detto oratorio, che era verso la chiesa di S. Martino, e in luogo di questa ne potessero fabbricare una più grande ed onorevole quale si conveniva a detto oratorio. Fu ancora permesso loro che per comodo dei passeggieri facessero un marciapiede alto ed elevato.
Quando Santa Maria dell’Avesa sia stata edificata è ignoto, ma quando fosse profanata può desumersi dal decreto 9 luglio 1568 del Vescovo Gabrielle Paleotti, col quale ordinava che fosse trasportata nella chiesa dell’ ospedale di S. Giobbe l’Immagine della B. Vergine dell’Avesa.
Nel 1528 questa chiesa fu data da Girolamo Tencarari a un Unione di devoti che radunavansi nella via dei Castagnoli in un ambiente del rovinato palazzo Bentivogli.
Prima del 1540 eransi già stabiliti in Sant’Onofrio della Mascarella. Essendo pressoché rovinoso il suddetto stabile insorse lunga lite fra l’ ospedale di S. Giobbe e i Tencarari, terminata con transazione a rogito di Annibale Rusticelli delli 5 maggio 1575.
1584, 12 giugno. Girolamo Tencarari Lini assegnò a Giulio Cesare Principi, alias Dal Medico, una casa grande, due casette, ed una bottega sotto S.Donato in Valdonica, le quali confinavano con Vincenzo Cartari, con Cristoforo Saraceni e colle vie pubbliche da due lati.
1589, 1 ottobre. Girolama di Giovanni Agostino Tencarari, moglie di Floriano Principi, alias dal Medico, ma però divisa da questo, fece donazione ad Agostino di Domenico Piazza di tutti i suoi beni compresa una casa grande e tre casette, il tutto posto in via Valdonica sotto S. Donato, in confine di Giacomo Cartari, di Sebastiano Gulfardi, (che sembra successore di Cristoforo Saraceni) e dei beni ereditari del fu Galeazze Bovi. Rogito Vincenzo Orlandini e Achille Canonici
1602, 28 agosto. L’auditore criminale del Torrone, ad istanza di Girolama Tencarari, ingiunse ad Agostino Piazza, sotto pena di multa e prigionia, di non ingiuriare, né di andare alla casa detta della Tencarari. Rogito Michele Rizzi capo notaro.
Frate Armeno d’Arderone Piantvigne e Francesco di frate Dondego, eredi di un ramo Rustigani nel 1254, e dei Buonconsigli nel 1321, furon sempre ascritti alla Tribù di S. Pietro, e par certo che il suo domicilio sìa sempre stato in questa situazione.
Da una memoria si apprende che li 15 settembre 1304, in giorno di martedì, si appiccò il fuoco alla casa di Giuliano Piantavigne degli Anziani del quartiere di Porta Piera, e vi perirono due suoi figli colla nutrice. Ostesano, notaro, lettor pubblico e celebre magistrato, figurò dal 1397 al 1418.
Dopo questa data non si trova più che un’ Agostina di Barlolomea, moglie di Luigi Aldrovandi, vivente nel 1482, nella quale sembra che si estinguessero i Piantavigne.
N. 2648. Li 9 gennaio 1526 Berlingero, Vincenzo e Gio. Galeazze, fratelli Gessi, comprarono da Astorre del fu Biagio Dal Buono una casa sotto S. Donato in luogo detto Nostra Donna dell’Avesa, per L. 900. Confinava con Ercole da Sassuno, con la chiesa di Nostra Donna, e con detto Astorre di dietro. Rogito Camillo di Giovanni Morandi.