Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa ed ospedale, detto il nuovo di Sant’ Antonio, spesso confuso con l’altro di S. Bernardo degli Umiliati, per esser stati ambedue nelle vicinanze del monastero di Santa Margherita, ma questo secondo era in quel vicolo che da Barbarla in faccia ai Marescolli conduceva a Santa Margherita.
Questi Umiliali avevano un altro ospedale fuori di Porta Sant’Isaia a sinistra poco prima di arrivare a San Paolo di Ravone. In quest’equivoco è caduto ancora il Nuovo Masina, tomo II, Cart. 37.
L’ ospedale di Sant’Antonio di Val d’ Avesa si dice che esistesse già fino dal 1199, e basta questo per provare che non sia stato fondato dai Griffoni, mentre a quei giorni non vi erano cognomi, e tanto meno quello dei Griffoni. Era governato dai frati della Penitenza del Terz’Ordine di S. Francesco, e siccome vien detto che vi fossero chiamati nel 1234, è facile che da quest’anno dati la sua fondazione. Il Ghirardacci, cadendo anch’esso nell’errore che questo fosse l’ospedale di S. Bernardo degli Umiliali, racconta che nel 1312 fu ampliato colla compra di un casamento nella via di Santa Margherita, o S.Barbaziano, presso la casa dei frati.
Il medico Taddeo, nativo di Firenze, figlio di Alderotto, nacque da oscuri parenti, e passò la sua gioventù in bassi uffizi. In età d’ anni 30 si dedicò allo studio, e divenne celebre in medicina, che la praticò e l’insegnò in Bologna.
Fu chiamato dai più ricchi signori d’Italia e dagli stessi potentati, fra i quali dal Papa, che per la riportata guarigione lo rimunerò decem millibus aureis.Testò nel 1293 vigesimo secundo mensis Januarii intrantis. Lasciò un totale di L. 10000 di bolognini. Un quarto di questa somma volle che fosse impiegata nella compra di tante possessioni fruttifere da amministrarsi dai frati della Penitenza a comodo dei poveri vergognosi. Lasciò erede Taddeo suo figlio per un terzo, Mina sua figlia per l’altro terzo, e Opizo suo nipote di fratello per l’ultimo terzo. Ordinò pure che se detto Taddeo fosse premorto senza maschi legittimi, la metà del suo terzo passasse ai frati della Penitenza di Bologna per i poveri vergognosi. Rogito Bonaventura di Viviano.
Dunque questi frati nei secoli XIIl, XIV e XV si dedicarono al sollievo dei poveri vergognosi, impiegando le rendite della ricca eredità Alderotti.
Frate Alessandro Mattesilano, del terz’ordine di S. Francesco, racconta nel suo memoriale, che arriva al 1492, esser nato li 9 febbraio 1422, ed aver veduto cominciare la fabbrica della chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova, e che in quel tempo i frati dei Servi ottennero da Nicolò V, per anni 10, le rendite di Taddeo d’ Alderotto per la costruzione del loro convento. Dispiacque ai frati del terz’ordine ed ai cittadini bolognesi quest’applicazione, parendo loro che quando s’avessero a convertire le dette rendite ad uso diverso della mente del testatore, fosse meglio impiegarle nel tanto desiderato monastero delle Clarisse. Questi frati, consigliatisi con Battista Mezzavacca, con Battista Manzoli, e con Bartolomeo dalla Calcina, deliberarono che il Calcina si portasse a Roma a dimandare al Papa la revocazione del decreto fatto a favore dei Serviti, e l’applicazione dell’ eredità Alderotti alla fabbrica di un nuovo monastero dell’ordine di Santa Chiara. Questa rappresentanza diede adito a molte controversie terminate coll’ accomodamento di dare ai Serviti L. 1000 di bolognini per una sol volta, ed il restante dell’eredità rimanesse a favore del nuovo progettato monastero delle Clarisse. Il Papa acconsentì e cedette ai Terziari di edificare nel loro ospedale il progettato monastero, e di introdurvi monache del Corpo di Cristo di Ferrara. Il monastero fu fondato altrove (vedi Val d’ Aposa N. 273), ma nonostante le suore furon messe in possesso di alcune case dei frati, eccettualo l’oratorio e chiesa di Sant’ Antonio coll’annesso spedale, che a norma del breve furon riservati ai detti frati, come da rogito di Giacomo Grassi del 1454.
Li 20 ottobre 1453 il commissario apostolico, delegato dal Papa, riservò a favore dei frati della Penitenza del terz’ ordine di S. Francesco l’oratorio di Sant’Antonio e le case annesse al medesimo, ove si osservava l’ospitalità dai detti frati, assegnando alla badessa ed alle suore del Corpus Domini tre case vicine alle altre tre suddette comprate con denari dell’ eredità del dott. Taddeo Alderotto, lasciati ai detti frati. Rogito Francesco Formaglini.
Nel 1461 si trova che la casa e l’ospedale di Sant’Antonio eran stati concessi alle suore del terz’ ordine di S. Francesco, e che le medesime furon obbligate di corrispondere ai predetti frati la pigione di una casa posta sotto S. Barbaziano dove i medesimi forse continuavano ad esercitarvi l’ ospitalità, o solamente ad abitarvi. Per tutt’altro che abbia relazione questo locale colle monache della Santa si ricorra alla via Tagliapietre N. 273.
L’ospedale manteneva nove letti per poveri infermi, ed aveva una casa per le donne del terz’ordine. I frati, togliendosi dai Conventuali, si sottomisero agli Osservanti, quindi ad insinuazione di questi cedettero ai monaci Basiliani la detta chiesa di Sant’Antonio di Padova in permuta di quella di S.Basilio fuori di San Mamolo, e ciò seguì li 17 agosto 1475. Rogito Alberico Duglioli.
I predetti stabili confinavano a oriente con la via pubblica, a mezzodì con mastro Baldassarre da Modena medico, a ponente col monastero di Santa Margherita, e a settentrione cogli eredi di Giovanni Stancabò. Sembra che le dette suore del terz’ ordine fossero soppresse, poiché tanto la chiesa di Sant’Antonio, quanto la loro casa, furono date, dicesi per ordinazione di Sisto IV delli 28 giugno 1475, ai Padri Armeni di S. Basilio dopo che questi, mediante il loro Priore frate Procolo Vagini da Bologna, ebbero consegnato ai Padri Minori dell’ Osservanza il convento appena fuori di porta S. Mamolo, in oggi detto dell’ Annunziata.
S’ignora come e quando i Basiliani rinunciassero ed abbandonassero Sant’Antonio di Val d’ Aposa, il fatto è che quivi subentrò una compagnia detta di Sant’Antonio, la quale li 25 febbraio 1593 vendette alle suore di Santa Margherita la casa e I’oratorio posti sotto Santa Margherita nella via del Ponticello di Sant’Arcangelo, presso i Ghisilieri, le compratrici e i Tortorelli, per il prezzo da determinarsi da Gio. Battista Ballarini perito della compagnia, e da Gio. Paolo Tacconi perito delle suore, e in caso di controversia da Rodolfo Bonfioli. Rogito Annibale Cavalli. Il prezzo fu fissato in L. 15165, 6, 9, e fu stipulata la vendita li 4 novembre 1594 a rogito del detto Cavalli. Questi locali furono incorporati al monastero delle compratrici. (Vedi S. Mamolo N. 10 e 11.).
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
Sant’Antonio di Padova.
Monastero nella via dello Spirito Santo.
Vi fu anche un ospedale per i pellegrini il più antico della città, fabbricato nel 1199 dalla famiglia Griffoni, con titolo di S. Bernardo.
Egli corse la sorte del convento di cui faceva parte.
Dopo qualche tempo fu messo ad uso di bottega.