Dai Cartigli del Comune di Bologna
La parte destra della facciata risale al XIII secolo, quella sinistra al XV secolo, compresi gli archi del voltone d’ingresso, le bifore e la porta del balconcino. Fra le murature è inglobata la torre medioevale dei Passipoveri, cui è addossata sulla sinistra l’attuale casa Policardi, rimodellata nel 1861. Nel interno si trova una scala settecentesca con sculture di Antonio Schiassi eseguite nel 1768 per volere della famiglia Turrini.
Indirizzo:
via de’ Toschi, 11
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Casa detta del Voltone con torre che credesi dei Passipoveri.
Il Passipovero, Senator di Roma, è una favola, perché a quei giorni Roma non aveva un Senatore forestiero, ma un Senato di 40 o 50 membri instaurato nel 1130, ed il preteso Senatorato di Roma coperto da uno straniero altro non era che un Podestà, carica instituita alla metà del secolo XIV. Potè un Passipovero essere in Roma per tutt’altra causa quando l’Eremita a lui si presentò coll’Immagine della B. V. di S. Luca. Quello che diede il cognome alla famiglia viveva nel 1208, e lasciò discendenza in due suoi figli.
Nelle cronache antiche vien detto Pascens Pauperum, pasci poveri, per essere molto elemosiniere, non Passipoveri, come comunemente vien nominato. Sembra che i Pascipoveri, mancati nel secolo XIV, abitassero quivi nel 1160. Qualcuno ha detto che questa casa presso il voltone fosse nel 1268 di Rolando e di sei figli di Giuseppe Toschi, i cui discendenti diedero il nome a questa strada nel 1354. Aggiungono che sino al 1394 si trova che fosse dei Passipoveri, poi dei Caccianemici. Pare assolutamente che i Toschi non abbiano mai avuta proprietà sopra questo stabile, e ciò si prova da un rogito di Antonio di Nicolò Malabranca delli 17 agosto 1375, col quale Zera Passipoveri vendette a Federico del fu Bolognino Zambeccari una casa sotto Santa Maria dei Foscarari, per L. 200, e siccome un accurato investigatore di cose patrie ha stimato che la torre dei Toschi sia compresa nelle case dell’ ospedale della Morte, perciò coll’appoggio del precitato rogito Malabranca abbracciamo il partito di negare che questo stabile sia mai stato dei Toschi.
La suddetta casa appartenne in seguilo ai Caccianemici discendenti da quel ramo che si disse prima degli Odaldi da un Odaldo da S. Pietro, perché abitava presso le case degli Scappi. Ignorasi il motivo del cambiamento del cognome Odaldi in quello di Caccianemici, e solo si sa che il primo ad addottarlo fu Braiguerra di Odaldo di lacopino d’ Odaldo nel 1299, i di cui posteri si dissero Caccianemici di Braiguerra, e vennero ad abilar qui nel 1400, poi ebbero il senatoralo.
Frate Lucio Domenicano; dottore in teologia, inquisitore di Brescia, battezzalo col nome di Camillo d’Orso di Lodovico, morlo li 23 marzo 1603, e che stampò il supplemento del V libro e la tavola delle Deche di frate Alberti, fu uno degli ultimi di questa famiglia.
Sotto la data delli 23 marzo 1474 trovasi che il canonico Cristoforo Caccianemici, ritirato sul Mantovano, assolse Giovanni lI Bentivogli dell’ incendio della sua casa posta sotto S. Silvestro e dei mobili che conteneva, il qual incendio era stato ordinato dal medesimo Bentivogli.
1489, 2 aprile. Un rogito di Gio. Battista Pellegrini descrive una casa grande posta sotto S. Silvestro, di proprietà di Pellegrino Caccianemici. Confinava a mattina e dal lato di sotto con strade e con certo voltone sopra la strada, a ponente coi Foscarari, colla corte dei Bulgari e colla stalla di questa ragione, e di sopra con Antonio Luna da due lati.
1532, 19 agosto. I figli di Pellegrino Caccianemici avevano casa sotto S. Silvestro, in confine della via pubblica, di Francesco Luna, degli eredi di Francesco Foscarari, della piazza di S. Silvestro e dei Campeggi. Rogito Vincenzo Veli.
1536, 10 aprile. Vincenzo del fu Pellegrino Caccianemici comprò da Ippolito del fu Paolo Fronti una casa sotto S. Silvestro, che pare fosse stata dei Gessi, per L. 3150. Confinava colla via pubblica dal lato superiore, con altra casa del venditore a settentrione, con Astorgio Paleotti a mezzodì, e con una piazzetta di dietro. Rogito Tideo Fronti e Francesco Parolini. Il Fronti si riservò la torre come annessa alla sua casa sotto Santa Maria dei Foscarari.
1578, 4 aprile. Giulia Isolani, vedova di Francesco Maria Caccianemici, vendette a Giuliano del fu Antonio Locateli i e a Camillo di Andrea Foscarari, per L. 10500, una casa che confinava colla via pubblica detta del Voltone, con Gherardo Canali, con Camillo Foscarari, con Giuliano Locatelli, e colla piazzola di San Silvestro di dietro. Rogito Marcantonio Balzani.
Li 12 maggio 1578 i compratori ne vendettero una porzione a Gerardo Canali per L. 2151, lunga piedi 60 e oncie 6, larga piedi 13 e oncie 6 e un pezzo di corticella presso il Canali nella parte posteriore. Confinava colla via del Voltone e coll’ orto e casa già di Giulia Isolani.
Li 23 ottobre poi dello stesso anno si d visero fra loro il restante. Toccò al Locatelli parte di detta casa colla corte, orto, e stalla, in confine della piazzetta di S. Silvestro accanto al muro divisorio già fabbricato, della casa del compratore, e di quella dei Foscarari da due lati. Questa porzione fu valutata L. 2391, 15, 4. Restò al Foscarari il residuo in prezzo di L. 5807, 04, 8. Rogito Marcantonio Balzani. Confinava il voltone Caccianemici e la parte venduta agli eredi di Gerardo Canali aderente ali’ antica casa dei detti Canali.
Ai Caccianemici successero i Canali,. i quali la possedevano li 13 novembre 1578 come risulta da un rogito di Giulio Cesare Ascani, nel quale è descritta come casa di abitazione degli eredi Canali, posta in cappella S. Silvestro, in luogo detto il Voltone dei Caccianemici. Confinava a mattina colla strada che andava a S. Domenico, di sotto (a settentrione) con messer Nicolò Barbieri, a sera con Camillo Foscarari, di sopra, ossia a mezzogiorno, cogli eredi di messer Antonio Locatelli successore Campeggi e prima d’essi con messer Fabricio e monsignor Francesco Ramponi, modenesi, che la possedevano per la maggior parte, e per una parte verso il detto Foscarari con Camillo e Giuliano Locatelli, come da rogito di Gio. Lorenzo Villani notaro di Modena delli 22 maggio 1566.
Si trova un altro rogito in data 10 aprile 1610 del notaro Fabio Gremigio, il quale dice che la casa dal voltone dei Caccianemici fu venduta dai Canali e dai Galli per L. 9700 a Lodovico del fu Matteo Griffoni.
Il primo dicembre 1634 la casa detta del Voltone sotto la parrocchia di S. Silvestro era di Lodovico di Matteo Griffoni. Rogito Camillo Benni.
Questa casa nel 1636 confinava colla strada da due lati, con Girolamo Manzini di dietro, e con Domenico Turrini dall’altro lato.
Li 29 maggio 1641 Giacomo Filippo di Domenico Turrini comprò da Giovanni Galeazzo, Luigi e Matteo di Lodovico Griffoni una casa con torre, voltone, ecc. posta sotto S. Silvestro, per L. 10200. Rogito Vincenzo Vassalli. Confinava col compratore a mezzogiorno, cogli eredi di Girolamo Manzini a ponente, e con Domenico Maria Menzani a settentrione.
Il vicino voltone detto dei Caccianemici è giudicato da alcuni per il piede di una torre, da altri per una delle porte fatte fare dall’ Oleggio per chiudere le strade immediate alla piazza, finalmente vi è chi lo stima costrutto per dar comunicazione alle due case di qua e di tà della via Foscherari.
Questa famiglia Odaldi, alias Caccianemici, che non aveva alcuna benché lontana affinità con quella dei Landolfi, e neppur con altra dei Caccianemici dall’Orso, terminò in Raffaele del fu Vincenzo morto li 9 novembre 1596 sotto la parrocchia di S. Giorgio, e fu sepolto in S. Pietro. Nel suo testamento fatto li 3 ottobre 1582, a rogito di Paolo Stancari, ordinava che tutte le linee della sua famiglia fossero messe in un’ urna, dalla quale si estraesse l’ erede. Mancate quelle di Bologna voleva che si mettessero a sorte le altre di Vercelli e d’ Imola. Finalmente mancando tutte le linee mascoline comandava l’ estrazione di un discendente per linea femminina coll’obbligo che assumessero il cognome Caccianemici. L’ estrazione era affidata ai Padri Priori di S. Domenico e di S. Francesco.
Girolamo, ultimo dei Caccianemici, mori li 30 gennaio 1749 mentre occupava la carica di bombardiere del Senato, ed esercitava il mestiere del tornitore in via Barbarla dirimpetto al palazzo Marescotti. Lasciò egli due nipoti di sorella, ed essendosi in detto Girolamo estinte le linee mascoline Caccianemici, avevan diritto alla successione le femmine, e trovandosi che il celebre dott. Luigi Palcani era nato da Maria Catterina figlia di Francesco Righi e di Maria Maddalena sorella del suddetto Girolamo della parrocchia di S. Giorgio, fu nominato erede fidecommissario di Raffaele di Vincenzo Caccianemici, come risulta da rogito di Domenico Schiassi delli 16 marzo 1752. La rendita di questo fidecommesso era di annui scudi 80. II Palcani assunse il cognome Caccianemici, e mori in Milano li 22 febbraio 1802 senza successione.